Storie – Memoria della salvezza

MarioAvaglianoCome fecero tanti ebrei in Italia a sfuggire alla persecuzione nazifascista durante il periodo di Salò e dell’occupazione tedesca? La storiografia ha scandagliato a fondo le vicende degli ebrei deportati nei lager di sterminio, ma ha indagato assai meno sui percorsi della salvezza. Eppure gli ebrei sfuggiti alla Shoah furono più dell’81 per cento. Il poderoso saggio Salvarsi di Liliana Picciotto (Einaudi, pp. 570) presenta i risultati del progetto «Memoria della salvezza» del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), durato nove anni e volto a riflettere su come essi abbiano potuto salvarsi malgrado la spietata caccia all’uomo scatenata da parte delle autorità fasciste e naziste.
Il nuovo libro della Picciotto costituisce un po’ il «rovescio della medaglia» del suo famoso Il libro della memoria, che recuperava tutti i nomi e le biografie delle vittime della Shoah. In effetti nessuno si era posto finora, in modo sistematico e scientifico, la domanda su chi fossero i salvi e come mai si fossero salvati. La spiegazione fornita dalla ricerca ovviamente non è univoca. A volte contò la buona integrazione di quella famiglia in un determinato contesto sociale, altre volte la generosità di italiani non ebrei, altre volte gli stratagemmi, spesso incredibili, messi in campo dai capifamiglia per evitare a se stessi e ai propri cari l’arresto e la deportazione. Influirono sul percorso di salvezza anche circostanze particolari, come il caso, il periodo temporale, la geografia, la cerchia amicale, trovarsi in città o in campagna, avere certi legami professionali, avere conoscenze nel mondo ecclesiastico, disporre di denaro e altro.
Oltre a una approfondita ricostruzione storiografica, l’ultima parte del volume è dedicata a testimoni diretti che raccontano in prima persona le loro vicende. La Picciotto ha scelto storie significative di soccorso ricevuto da cittadini laici o da religiosi e episodi dove, autonomamente, cittadini ebrei trovarono il modo per salvarsi dalla furia nazifascista.

Mario Avagliano