Periscopio – Antifascismo
Se fossi un parlamentare, certamente darei voto favorevole alla recente proposta di legge, approvata dalla Camera e in attesa di approvazione da parte del Senato, riguardo all’introduzione nel nostro ordinamento di una specifica sanzione penale per l’apologia del fascismo. Ho sempre pensato, detto e scritto, che, in una democrazia, nessuna libertà può essere intesa come illimitata, e che la stessa, sacrosanta libertà di parola e di espressione non può non trovare dei precisi limiti, che sono quei fondamenti del vivere civile scolpiti nella Costituzione repubblicana, che impongono non solo un astratto riconoscimento del concetto teorico di libertà, ma anche un attivo impegno affinché tale idea sia resa viva, effettiva, operante. La libertà deve essere tesa a promuovere la libertà stessa, non a conculcarla, ed è evidente come la libertà di propagandare idee razziste e violente sia una caricatura della libertà, un ossimoro, un trucco. Il testo della legge, poi, mi pare equilibrato, in quanto non colpisce le mere idee, per quanto oscurantiste e aggressive siano, ma solo la loro propaganda, l’attivo impegno per la loro diffusione.
Ciò detto, non posso nascondere che la proposta di legge mi solleva alcune perplessità, essenzialmente per tre distinte ragioni.
La prima è che, com’è noto, la sanzione penale tanto più funziona quanto più va a colpire comportamenti marginali, eccezioni alla regola osservata dalla maggioranza dei consociati. Quando un comportamento, invece, è seguito da larghe fasce di popolazione, la minaccia della pena non esercita un effettivo potere deterrente, la questione diventa culturale e politica, non legislativa e giudiziaria. La storia ce lo insegna con chiarezza. Le leggi dovrebbero essere poche, chiare e largamente condivise. Quando il loro numero aumenta esageratamente, la loro efficacia diminuisce: ben lo spiegò, col suo famosi stile lapidario, il grande Tacito: “corruptissima republica, plurimae leges”. Sarà una nuova legge ad arrestare l’avanzata del neofascismo in Europa? Ne dubito fortemente. La nipote del Duce (che si è ben guardata dal candidarsi col suo cognome da sposata), ha sempre preso, in tante elezioni, valanghe di voti. Quanti ne prenderebbe il nonno, se tornasse sulla scena? E ciò potrebbe essere impedito da una legge?
Il secondo motivo di dubbio è che il divieto di propaganda fascista, certamente, tiene conto della specificità della storia italiana, che è stata indelebilmente segnata da quella tragedia, di cui il popolo italiano è stato sia vittima che responsabile, o complice. Ed è giusto che la norma tenga in considerazione la peculiarità della nostra storia. Ma non si deve dimenticare che questa nostra storia comprende anche decenni di un antifascismo intollerante, violento e fazioso, che tutto è stato fuorché democratico e liberale, come ben sintetizzò la geniale, triste frase di Flaiano, secondo cui in Italia ci sarebbero due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti. L’Italia ha fatto poco e male i conti con il fascismo, ma ancor meno con il lungo, e tutt’altro che finito, “antifascismo fascista”. Forse questa legge aiuterà a contrastare il primo fenomeno, ma non vorrei che desse vigore al fronte avverso (i cui esponenti sono tutti, ovviamente, accaniti sostenitori della proposta).
Terza e ultima ragione di perplessità: i ripugnanti atti di apologia del fascismo, nelle strade e negli stadi, sono un insulto alla civiltà, e su questo non c’è dubbio alcuno. Ma ci sono altri comportamenti, non meno pericolosi, che non dovrebbero passare sotto silenzio. Che dire, per esempio, del fatto, che, proprio in un periodo in cui quasi ogni giorno qualche donna viene colpita solo per il suo essere donna, il leader indiscusso di quello che è forse il primo partito italiano possa tranquillamente fare un’aperta istigazione allo stupro, solleticando gli istinti più turpi e bestiali dei più rozzi e incivili dei suoi sostenitori, senza che nulla accada? Non dovrebbe essere punita anche l’incitazione alla violenza sessuale? O l’apologia del terrorismo (diffusissima sul web)? Niente da dire sul fatto che non pochi importanti politici nostrani giustifichino apertamente l’uccisione di civili innocenti per le strade d’Israele? Non è esaltazione della violenza?
Sono solo tre perplessità, che, per onestà intellettuale, ho sentito il bisogno di comunicare, confermando comunque il mio appoggio alla norma. A proposito della quale, però, mi sento anche di aggiungere che, secondo me, è stato un errore, da parte del Partito Democratico, permettere una sovraesposizione mediatica del nobile e coraggioso Emanuele Fiano, primo firmatario della proposta di legge, da mesi oggetto di una disgustosa campagna di aggressione personale, e costretto a vivere costantemente sotto scorta. Un errore, perché ha dato l’idea che la lotta al fascismo sia innanzitutto un’esigenza degli ebrei, a cui gli altri italiani farebbero una sorta di favore. L’antifascismo (ma quello vero, non quello “fascista”) dovrebbe essere un valore di tutti, senza alcuna distinzione, e dovrebbe essere contrastato, più che nel Parlamento e nei tribunali, nelle case, nelle scuole, nelle associazioni culturali, nelle Università, e, più che con le leggi e le sentenze, con i libri, i giornali, l’esempio, le parole.
Francesco Lucrezi
(25 ottobre 2017)