Abramo…

All’inizio della Parashà di Chajè Sarah, la Torah ci narra con molti dettagli l’impegno di Abramo per ottenere un luogo di sepoltura per la moglie, nella grotta di Machpelah, presso Chevron, acquistandolo da un notabile ittita attraverso un regolare – ed oneroso – pagamento e non ricevendolo come gratuito dono; la preoccupazione di Abramo nell’acquisto del sepolcro si può interpretare come volontà di affermare un legame indissolubile con la terra di kenaan ,promessagli da D.O, sviluppando rapporti di buon vicinato ma al tempo stesso di assoluta autonomia rispetto alla popolazione locale, in mezza alla quale egli si sentiva “ straniero residente” (Genesi 23,4). Ci si può chiedere allora, se questo acquisto era così importante, come mai Abramo non ci aveva pensato prima? Perché Abramo nutriva assoluta fiducia nella promessa divina “Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza in perpetuo” (Genesi 13,15), adoperarsi per acquistarla anzitempo sarebbe stato un segno di scarsa fiducia nella parola del Signore; ma se è così, perché dopo si è impegnato nell’acquisto? Perché sapeva che non era ancora giunto il tempo di godere pienamente di quella promessa di D.O ed egli si trovava nella condizione di dover operare con i mezzi a sua disposizione, con l’agire che è proprio dell’uomo per contribuire alla realizzazione stessa della promessa divina. L’esempio che riceviamo da Abramo, in generale come criterio di condotta nella vita ed in particolare nel nostro legame con la terra d’Israele, è quello di sentire che questa terra rappresenta per noi la promessa del Signore, di cui attendiamo con fiducia il pieno compimento, al tempo stesso ci sforziamo di compiere quanto è in nostro potere per far sì che questo legame si manifesti di fronte a tutti e si rafforzi, anche nel concreto del nostro tempo.

Giuseppe Momigliano, rabbino

(8 novembre 2017)