Da Gerusalemme a Roma,
il Giro d’Italia si presenta
Da Gerusalemme a Roma. È un Giro d’Italia 2018 ricco di significati, che vanno oltre l’aspetto agonistico, quello che si presenta oggi a Milano. Tra i testimonial di questa edizione l’ex ciclista Alberto Contador, che alla Gazzetta dello sport dice: “Soffrirò a guardare il Giro d’Italia da spettatore? Il Giro è sempre stata la corsa che più mi è costato vedere in televisione. Volevo e vorrei esserci sempre”.
Il via il 4 maggio con una cronometro che arriverà davanti alla porta di Giaffa, arrivo a Roma il 27 dello stesso mese. Tra le squadre che dovrebbero ottenere un wild card per partecipare la Israel Cycling Academy, il primo team professionistico israeliano.
Sgominata a Milano una rete di riciclaggio con base in via Padova, che si ipotizza abbia trasferito 100 milioni di euro per conto di gruppi jihadisti. Scrive il dorso locale di Repubblica: “Le indagini del Gico della Guardia di finanza hanno evidenziato come egiziani, siriani e marocchini avrebbero utilizzato il sistema Hawala, che permette il trasferimento di soldi da uno stato all’altro senza movimento di denaro, perché basato sulla fiducia degli operatori e sulla compensazione di crediti e debiti, per far perdere le tracce di milioni di euro provenienti prevalentemente dal traffico di droga, armi ed esseri umani”.
Su Avvenire Massimo Giuliani approfondisce i temi del secondo trattato Berakhot, con cui prosegue l’opera di traduzione dal Talmud Babilonese. Scrive Giuliani a proposito dell’opera, curata dal rav Gianfranco Di Segni e pubblicata dalla casa editrice Giuntina: “Anche se dedicato alle benedizioni, questo trattato talmudico è una vera e propria enciclopedia della fede ebraica, ricca di commenti biblici e di parabole (che i maestri di Israele chiamano aggadot), di precetti specifici e di insegnamenti universali, dove abbondano ardite metafore teologiche”.
In un editoriale sul Corriere Pierluigi Battista parla dei “perseguitati di Serie B”. Come quelli del Darfur, dove ci sono stati 400mila morti e altri due milioni e mezzo di profughi causati dalla ferocia dei ‘janjawid’, le milizie musulmane spalleggiate e foraggiate dal Sudan “di cui nessuno chiede l’isolamento internazionale”. Isolamento che invece viene faziosamente invocato per lo Stato di Israele, sottolinea Battista, “con una lettura distorta e faziosa del dramma palestinese, senza mai peraltro accennare agli oltre 600mila ebrei cacciati dai Paesi arabi dopo la nascita dello Stato di Israele e da quest’ultimo accolti a braccia aperte, a differenza dei profughi palestinesi che hanno avuto vita durissima nei Paesi arabi”.
Mancava ancora una volto per raccontare gloria e caduta di Arpad Weisz, l’allenatore ebreo che fece grandi Inter e Bologna e che trovò la morte ad Auschwitz. Era quello della moglie Elena, di cui Matteo Marani (il giornalista che ha riscoperto e raccontato la storia di Weisz) ha finalmente trovato una fotografia. “Elena Rechnitzer aveva 34 anni quando l’incubo dei campi di concentramento la inghiottì. Oggi – scrive Repubblica Bologna – ci appare con un elegante cappellino e il filo di perle a braccetto del marito insieme al figlio”.
Intervistato dal Foglio, l’economista Julius Horvath parla con preoccupazione del clima che si respira in Ungheria: “Sembra di essere tornati agli anni Trenta. Le immagini della campagna del governo contro George Soros sembrano davvero un ritorno a certi toni di antisemitismo”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(29 novembre 2017)