LETTERATURA PER L’INFANZIA Raccontare gli anni bui ai bambini

storiaLia Tagliacozzo / CHE STORIA! LA SHOAH E IL GIORNO DELLA MEMORIA / Edizioni EL

“Che vuol dire Shoah?”, chiede Alma.

“Che c’entra la Seconda guerra mondiale con il Giorno della Memoria a scuola?”, aggiunge Tommi.

Sentendo le voci dei bambini il signor Giacinto si volta, spegne il televisore e li guarda con la faccia seria: “Vi avevo detto di restare in cucina, non volevo vedeste queste immagini.”

Sono queste le prime battute del dialogo tra tre bambini, Giacomo, Alma e Tommi, e il signor Giacinto, il nonno di Giacomo. E danno inizio a “Che storia! La Shoah e il Giorno della Memoria”, libro per giovanissimi lettori di Lia Tagliacozzo, pubblicato dalle edizioni EL.

Il racconto gira intorno alle intense giornate passate dai tre pargoli ad ascoltare un anziano signore che ha vissuto la guerra e visto le ingiustizie delle leggi antiebraiche e delle deportazioni. Un argomento difficile da affrontare, specie con i più piccoli, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. E così il signor Giacinto racconta ai tre bambini, giorno dopo giorno, la storia sua (Giacinto Bricarelli, ex internato militare, che vive oggi a Genova e ha quasi 95 anni) e di alcuni suoi “amici”. Racconta loro di Lina Zarfati, maestra “licenziata” dopo le leggi del ’38 (era la nonna dell’autrice), e di Virginia, bambina che durante l’occupazione nazista si dovette nascondere, del signor Piero (e cioè Piero Terracina), che sopravvisse ai campi di sterminio, e di Antonio Marchetti, che salvò ebrei a Roma il 16 ottobre 1943. E poi ancora la storia di Mario Amati, che da bambino scampò alle razzie con la sua famiglia, e di Anna Maria Levi, che era stata una partigiana.

Lia Tagliacozzo, giornalista e autrice prolifica, negli ultimi anni ha dedicato particolare attenzione alla narrativa per ragazzi. “Che storia! La Shoah e il Giorno della Memoria”, pensato per bambini di circa sette anni e parte di una collana dedicata a raccontare la storia ai più piccoli, è un racconto delicato, in cui la Shoah non si vede, ma la si percepisce nelle omissioni, e nel racconto scorrevole e intenso delle storie dei protagonisti. Che si sono incontrate, come scrive l’autrice, con le storie di oggi, quelle di Alma, di Tommi e di Giacomo. E dei loro giovanissimi coetanei.

Marco Di Porto