…verità
È vero quanto va dicendo da tempo il pensiero populista per raccogliere adesioni da elettori di ogni sorta: destra e sinistra non esistono più. È una verità innegabile, verificabile soprattutto con riferimento all’antisemitismo. Lo dimostra in modo ineccepibile il generale silenzio politico in cui sono cadute le grida di odio antiebraico e le minacce antisemite dei manifestanti islamici che a Milano hanno manifestato in favore della causa filo-palestinese. L’odio politico anti-israeliano prende con estrema facilità la strada dell’antisemitismo, e non più solo a distanza di sicurezza da casa nostra. L’odio e la minaccia ora sono fuori dalla porta. Quelle urla dei manifestanti islamici sono solo metafore, o sono già promesse? Come le si deve interpretare. E il silenzio politico dei nostri governanti come lo si deve leggere?
A far da contraltare apparentemente innocuo a questo antisemitismo di strada, furioso e urlato, c’è poi il pacato invito dell’intellettuale di destra che propone di nominare personaggio dell’anno l’eroe Benito Mussolini, statista di fama. Per chi se ne fosse dimenticato, colui che portò l’Italia in guerra e che promulgò le leggi razziali. I suoi uomini vennero di casa in casa a prelevare i nostri parenti per affidarli alle mani sicure dei nazisti che li mandarono alle camere a gas. Mussolini, il criminale mascherato da statista.
Non c’è che dire, fra destra e sinistra, per un ebreo, c’è ben poco da scegliere al momento. La sinistra, temendo di perdere voti, esita a condannare l’antisemitismo della massa esagitata, la massa che invece di fare la sua jihad nei luoghi di competenza preferisce vomitare odio nelle tranquille piazze di Europa. La destra, per conto suo, continua la sua vecchia strategia e propone la sanatoria per un fascismo che, si dice, non esiste più. O, se esiste, non è più lo stesso. È la destra moderata, la destra intellettuale, sempre tenera con le destre estreme – Forza Nuova, Casa Pound –, pronta a minimizzarne e a giustificarne irruzioni e violenza. Il braccio e la mente, il volto e la maschera. Manca solo un Mussolini, e il gioco è fatto.
Di fronte a questo panorama di insicurezze credo di star diventando sempre più un filo-israeliano acritico. Ma la politica italiana dovrebbe cominciare a porsi qualche domanda.
Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia
(2 gennaio 2018)