Gli studenti in visita ad Auschwitz
“Un viaggio contro l’indifferenza”

Il suono dello Shofar a rompere il silenzio di Auschwitz. “Dal punto di vista simbolico, è un suono che rappresenta il risveglio delle coscienze”, ha spiegato rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, prima di far ascoltare la voce dello Shofar (il corno di montone che si suona in alcune occasioni del calendario ebraico) ai cento studenti che partecipano al viaggio della Memoria organizzato dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Poi sono in tanti i ragazzi che, commossi, posano una pietra in ricordo delle vittime della Shoah sui resti del krematorium di Auschwitz, seguendo l’esempio della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e della presidente UCEI Noemi Di Segni. “Quando siamo arrivate – ricorda Andra Bucci davanti alla Judenrampe di Auschwitz – ci hanno tatuato un numero sul braccio. II mio è 76483. Ce l’ho ancora ed è ormai parte di me. Dopo la liberazione, tanti se lo sono fatti cancellare. Io no. Anche perché sarebbe impossibile cancellarlo dalla mia memoria, come da quella di tutti coloro che da qui sono passati”. “Nonostante io abbia letto e mi sia documentata, non ci si può preparare a una cosa del genere”, racconta una studentessa del Giulio Cesare di Roma. “Sconvolge come i nazisti abbiano messo a punto un sistema in grado di cancellare l’umanità di milioni di persone”, afferma un’altra, del liceo Antonelli di Novara. Impossibile rimanere indifferenti di fronte all’orrore della Shoah. “Se non si parla con le nuove generazioni e si racconta loro cosa è accaduto, non si creano gli anticorpi necessari ad evitare che possa accadere di nuovo”, ribadisce Andra Bucci nel corso della visita tra i blocchi di Auschwitz I. Qui, alla presenza di Franca Formiggini Anav e Livia Ottolenghi, rispettivamente assessore UCEI al Personale e affari legali e assessore UCEI alla Scuola, formazione e giovani, è stata deposta una simbolica corona di fiori. “Porteremo con noi quanto abbiamo visto e lo racconteremo ai nostri coetanei”, il messaggio comune dei ragazzi presenti al viaggio.