Il Capo dello Stato: “Senza paura,
l’Italia fa i conti con la sua storia

La Repubblica non ha paura di fare i conti con la storia del nostro paese. Lo ha chiarito il Presidente Sergio Mattarella accogliendo al Quirinale le forze politiche e sociali, i ragazzi delle scuole, gli esponenti del mondo ebraico italiano, i sopravvissuti e i testimoni, in occasione del Giorno della Memoria 2018.
Una cerimonia, quella di stamane, che ha consentito a tutti di stringersi commossi attorno alla nuova senatrice a vita Liliana Segre e a Piero Terracina, ebrei italiani deportati e Testimoni della Shoah, ma anche di chiarire come la Memoria non possa ridursi a un esercizio retorico, a una celebrazione, ma debba piuttosto costituire un caposaldo, l’unica possibile piattaforma per pensare all’Italia del futuro.
Un chiaro monito che era venuto già all’apertura della cerimonia, con l’intervento della storica Anna Foa, cui hanno fatto seguito i discorsi della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, della Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
La Senatrice a vita Liliana Segre e il signor Piero Terracina hanno portato poi la loro testimonianza e risposto alle domande degli studenti.
Ad emozionare i presenti anche la voce di Noa, la celebre cantante israeliana definita da Mattarella “messaggera di pace e di bellezza”. Mentre la lettura di alcuni brani è stata affidata a Remo Girone e Victoria Zinny.
Ha affermato il Capo dello Stato, davanti alle più alte cariche istituzionali e a una platea di ragazzi (tra cui i vincitori del premio “I giovani ricordano la Shoah”): “Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma”.
Mattarella ha inoltre indicato nell’articolo 3 della Costituzione, dove vengono elencate le discriminazioni da rifiutare e respingere, un monito imprescindibile. “Il presente – la sua riflessione – ci indica che di questo monito vi era e vi è tuttora bisogno. Egualmente credo che tutti gli italiani abbiano il dovere oggi di riconoscere che un crimine turpe e inaccettabile è stato commesso, con l’approvazione delle leggi razziali, nei confronti dei nostri concittadini ebrei”.
Anna Foa ha ricordato nel suo intervento che “Solo dopo l’8 settembre del 1943 si passò dalla discriminazione allo sterminio, ma le leggi del 1938 ne prepararono l’avvento, sia censendo e così individuando gli ebrei a cui dare la caccia, sia diffondendo nel popolo italiano un antisemitismo che non gli era famigliare e che si estese come una lebbra, facendo più tardi da supporto a denunce, rapine, collaborazionismi”.
Se è vero che razzismo e antisemitismo non sono la stessa cosa, non vanno sempre insieme e possono avere radici e sviluppi diversi – ha poi ammonito la storica – “è anche vero che il razzismo costituì allora e continua a costituire l’humus necessario per la discriminazione di ogni minoranza, di ogni gruppo percepito come straniero: dagli ebrei, che non sono mai stati stranieri in Italia, ai profughi che sbarcano sulle nostre coste”. Ricordiamolo, facciamone memoria, oggi nel Giorno della Memoria, quando vediamo – ha proseguito – “che il razzismo riemerge dall’oblio in cui pensavamo fosse stato cacciato, che vuole di nuovo presentare il suo volto oscuro in tutto il mondo, e non solo in Italia”.
La persecuzione, ha affermato la Presidente dell’Unione Di Segni, prese il via con le Leggi del ’38, “volute dal fascismo, avallate e firmate dal Re Vittorio Emanuele III e precedute da una aggressiva campagna di diffamazione”. Legge e Giustizia venivano così piegate all’immoralità, alla sopraffazione, all’odio, al servizio delle deportazioni e dello sterminio “nella quasi totale indifferenza degli intellettuali, dei veri e finti scienziati, dei giornalisti e dei cittadini comuni, con la discussa responsabilità della Chiesa”. Un vero e proprio tradimento, perpetrato contro una identità presente in Italia da due millenni e ben integrata nella società. Una comunità che si era distinta “per il contributo ai moti risorgimentali e alla prima guerra mondiale”, e che solo da qualche decennio prima aveva raggiunto l’uguaglianza, “faticosamente e orgogliosamente acquisita con l’emancipazione”.
Mette in guardia contro i rigurgiti neofascisti e razzisti anche la ministra Fedeli. “Non dobbiamo pensare di essere distanti da quella furia dissennata che ha permesso a degli esseri umani di costruire una fabbrica della morte per altri esseri umani. Quell’odio è replicabile – il suo allarme – e gli unici vaccini in grado di contrastarlo sono la conoscenza, la cultura e l’educazione che superano paure e timori, combattono discriminazioni, sopraffazione e violenza”.
“Sorprende – ha concluso il Capo dello Stato – sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il Fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma.
Abbiamo, in questo giorno della Memoria, ascoltato testimonianze coinvolgenti dei sopravvissuti. Nelle loro parole si avverte la forza e il fascino della loro vita ritrovata, della loro volontà di vivere con pienezza ma, al contempo, ci si rende conto dell’immenso patrimonio di presenze e di protagonismi che ci avrebbe assicurato la vita di coloro che sono stati trucidati nei lager e che quella programmata violenza omicida ci ha sottratto.
“Dalla professoressa Foa, dalla presidente Di Segni, dalla ministra Fedeli abbiamo sentito discorsi netti e lungimiranti: le ringrazio molto. Abbiamo rivissuto, attraverso le voci incisive di Remo Girone e Victoria Zinny, momenti drammatici della nostra storia di allora.
Siamo stati affascinati dalle canzoni, commoventi e piene di speranza di Noa, messaggera di pace e di bellezza. Grande amica dell’Italia, venuta appositamente da Israele per condividere con noi il Giorno della Memoria e renderlo ancora più ricco di intensità. La ringrazio di cuore, con stima e amicizia.
“Abbiamo incontrato anche i giovani appena tornati dall’esperienza, sconvolgente ma formativa, del viaggio ad Auschwitz. A loro viene affidato il compito di custodire e tramandare la Memoria, perché non si attenui e non si smarrisca mai, per non rischiare di provocare nuovi lutti e nuove tragedie.
“Focolai di odio, di intolleranza, di razzismo, di antisemitismo sono infatti presenti nelle nostre società e in tante parti del mondo. Non vanno accreditati di un peso maggiore di quel che hanno: il nostro Paese, e l’Unione Europea, hanno gli anticorpi necessari per combatterli; ma sarebbe un errore capitale minimizzarne la pericolosità.
“I cambiamenti rapidi e sconvolgenti che la globalizzazione comporta – le grandi migrazioni, i timori per lo smarrimento della propria identità, la paura di un futuro dai contorni incerti – possono far riemergere dalle tenebre del passato fantasmi, sentimenti, parole d’ordine, tentazioni semplificatrici, scorciatoie pericolose e nocive.
La predicazione dell’odio viene amplificata e propagata dai nuovi mezzi di comunicazione. La tecnologia e la scienza offrono grandi opportunità ma, come sempre, se non correttamente utilizzate, possono rendere disponibili strumenti sofisticati nelle mani di vecchi e nuovi profeti di morte.
“Contro queste minacce, contro il terrorismo, contro il razzismo e la violenza dell’intolleranza serve cooperazione internazionale, servono coraggio e determinazione. E’ necessario, soprattutto, consolidare quegli ideali di democrazia, libertà, tolleranza, pace, eguaglianza, serena convivenza, sui quali abbiamo riedificato l’Europa dalle macerie della seconda guerra mondiale.
Le leggi razziali in Italia erano entrate in vigore nell’autunno del 1938.
Il 1 gennaio del 1948, dopo neppure dieci anni, la Costituzione Italiana sanciva solennemente che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Di mezzo, vi era stata la cesura della guerra. Una guerra terribile, che aveva sparso morte e devastazione su larga parte del mondo. E che aveva aperto gli occhi del mondo sulla follia portatrice di morte del nazismo e del fascismo.
“La Memoria, custodita e tramandata, è un antidoto indispensabile contro i fantasmi del passato.
La Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza, si è definita e sviluppata in totale contrapposizione al fascismo.
“La nostra Costituzione ne rappresenta, per i valori che proclama e per gli ordinamenti che disegna, l’antitesi più netta.
“L’indicazione delle discriminazioni da rifiutare e respingere, al suo articolo 3, rappresenta un monito. Il presente ci indica che di questo monito vi era e vi è tuttora bisogno.
Egualmente credo che tutti gli italiani abbiano il dovere, oggi, di riconoscere che un crimine turpe e inaccettabile è stato commesso, con l’approvazione delle leggi razziali, nei confronti dei nostri concittadini ebrei.
“La Repubblica italiana – ha concluso Mattarella – proprio perché forte e radicata nella democrazia, non ha timore di fare i conti con la storia d’Italia, non dimenticando né nascondendo quanto di terribile e di inumano è stato commesso nel nostro Paese, con la complicità di organismi dello Stato, di intellettuali, giuristi, magistrati, cittadini, asserviti a una ideologia nemica dell’uomo.
La Repubblica e la sua Costituzione sono il baluardo perché tutto questo non possa mai più avvenire”.
Erano presenti sul Colle il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, la Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Elena Boschi, rappresentanti delle Associazioni degli ex internati e deportati, della Comunità ebraica, e autorità politiche, civili e militari.
Hanno partecipato alla cerimonia gli ex deportati Giovanni Bassanelli, Luigi Lucchini e Francesco Perrone a cui il Capo dello Stato ha consegnato la medaglia d’onore ai cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti 1943/1945.