Giudici israeliani: “Dare asilo a chi fugge dall’esercito eritreo”
Una sentenza di un tribunale d’appello di Gerusalemme, resa pubblica nelle scorse ore, potrebbe cambiare lo stato della cose rispetto al delicato tema dei migranti in Israele. La decisione della Corte, che si occupa di immigrazione, sembra infatti incidere sul modo in cui sono accolte le richieste d’asilo presentate da migliaia di cittadini eritrei attualmente in Israele e potrebbe bloccare – almeno parzialmente – il piano di espulsione dei migranti deciso dal governo a partire dal Primo aprile.
Il giudice Elad Azar, riporta il quotidiano online ynet, ha criticato l’Autorità statale che si occupa della questione migranti (Autorità per la popolazione e l’immigrazione) per non aver esaminato singolarmente le richieste di asilo provenienti da persone eritree, scegliendo invece di respingerle a priori. Azar contesta in realtà anche la posizione del ministero dell’Interno su cui si fondano i provvedimenti della citata autorità: secondo il ministero, “il semplice atto di aver evitato o disertato l’esercito eritreo non costituisce di per sé motivo per ottenere lo status di rifugiato”. “L’appellante – scrive invece il tribunale di Gerusalemme – ha dimostrato con sufficiente validità come vi sia un fondato sospetto di persecuzione a causa delle opinioni politiche attribuitegli dal regime del suo paese per il fatto di aver disertato l’esercito”. La Corte ha poi stabilito che venga concessa al ricorrente lo status di rifugiato entro 45 giorni. La decisione a questo punto potrebbe toccare anche migliaia di altre persone provenienti dall’Eritrea (sono 28mila in Israele) e su cui pende il provvedimento d’espulsione (contro cui sono state organizzate diverse manifestazioni): molti eritrei infatti raccontano di essere fuggiti da un regime restrittivo in cui gli uomini sono costretti a prestare servizio militare in condizioni di schiavitù. A tanti è già stata respinta la richiesta di asilo ma la sentenza della Corte di Gerusalemme potrebbe portare a una revisione della loro situazione.