eredità…
“Giusto Tu sei H. e retta è la Tua Giustizia”. Ogni volta che accompagniamo un defunto all’estrema dimora ripetiamo queste parole. La morte, si sa, è momento di din (“giudizio”) per eccellenza. Ma non solo per l’anima di chi non c’è più. Nella nostra Tradizione due sono gli attributi della Divinità. Il chessed (“bontà, misericordia”) connesso strettamente con la nozione di “dare”. E il din, appunto. Questo è legato al concetto di “ricevere”. Nel senso che quando ci si aspetta di ricevere qualcosa, si viene giudicati se si è meritevoli di riceverlo. Il trapasso è dunque momento di din anche per gli eredi. Se questo vale per la prospettiva di un’eredità materiale, tanto più nel caso di un’eredità intellettuale e spirituale.
La figura di Rav Giuseppe Laras, recentemente scomparso, ci ha lasciato un’eredità morale di enorme portata. Legata non solo alla sua versatilità e alla molteplicità dei suoi interessi (Rabbino, filosofo, scrittore, come è stato giustamente ricordato), ma anche per la straordinaria varietà dei ruoli che ha ricoperto: Rabbino Capo di tre Comunità, Presidente dell’Assemblea Rabbinica, Presidente di un Tribunale Rabbinico, Docente universitario. Un’eredità che non sarà facile raccogliere e gestire. Ben inteso, non mi riferisco in questo momento alla sua successione nelle cariche formali, ma al suo messaggio complessivo e complesso a un tempo.
Alberto Moshe Somekh, rabbino
(20 febbraio 2018)