Saluto romano, una sentenza
che fa (e farà) discutere
Fa discutere l’assoluzione definitiva di due esponenti di Casapound, che durante una commemorazione organizzata a Milano nel 2014 da esponenti di Fratelli d’Italia, rispondendo alla “chiamata del presente”, avevano alzato il braccio destro facendo il saluto romano. La decisione della Cassazione è così spiegata dal Corriere: “Non tutti i saluti romani sono uguali. È reato quello che sottintende violenza, perché costituisce un attentato concreto all’ordine democratico. È consentito quello che ha intenti commemorativi dell’epoca fascista”. Distinguerli sarà difficile e la decisione della Corte, si legge, è destinata ad aprire “altri possibili fronti di polemica politica in una campagna elettorale dove il ventennio mussoliniano è già un catalizzatore di scontri e tensioni”.
La notizia sembra rallegrare il Tempo, che titola: “Dite a Fiano che la Cassazione ha ‘assolto’ il saluto romano”.
Aggredito in strada, legato e bastonato il segretario provinciale di Forza Nuova a Palermo Massimo Ursino. L’esponente di estrema destra, spiega tra gli altri Repubblica, è stato legato con del nastro adesivo mani e piedi e a terra ha iniziato a urlare per i colpi. Nella squadra dei picchiatori ci sarebbe anche una ragazza, che ha ripreso con un telefonino il pestaggio e lo ha pubblicato su YouTube. “Tutti sanno chi è stato. E lo sa anche il sindaco Leoluca Orlando. Noi risponderemo politicamente a questa aggressione. Ci prenderemo la piazza con l’arrivo del nostro leader Roberto Fiore anche se qualcuno cerca di vietarcelo” dichiara il vice segretario nazionale del movimento, Giuseppe Provenzale.
“Un ex ministro fascista in Argentina” in lista con Civica Popolare della Lorenzin. Si tratta – scrive La Notizia – del candidato nella circoscrizione estera dell’America Meridionale Rodolfo Barra. Nel 1996, viene spiegato, fu costretto a dimettersi per la sua militanza giovanile in un’organizzazione di estrema destra e antisemita.
Tensione alle stelle al confine Siria-Turchia, con gli ultimi fatti di sangue cui sono dedicate diverse pagine sui giornali. Ma l’attenzione resta alta anche per le vicende israeliane, sia sul fronte interno che esterno. E in particolare sullo scontro sempre più aperto con l’Iran. Scrive Repubblica: “Dopo l’abbattimento del drone iraniano entrato in Israele, e dopo la perdita dell’F-16 al confine con la Siria, dopo quello che sta succedendo ad Afrin fra turchi, curdi, siriani e russi, tutte le rotelline del sistema di sicurezza e di intelligence israeliano si sono rimesse in moto, silenziose ma impazzite. Nella piccola palazzina dell’istituto di studi per la sicurezza alla periferia di Tel Aviv, le riunioni si inseguono a catena, in vari formati: militari, esperti di Iran, di Russia, di Turchia”. Ma anche esperti di politica interna, perché – si legge – “ancora una volta il fronte interno, con il premier Netanyahu impegnato a difendersi da ben quattro inchieste giudiziarie, potrebbe essere fonte di mille problemi”.
La polizia israeliana ha intanto rivelato i nomi di sette persone arrestate domenica in un nuovo caso di corruzione. Tra i fermati, riporta il Corriere, anche due collaboratori del Primo ministro, Shlomo Filber, direttore generale del ministero delle Comunicazioni e l’ex portavoce della famiglia Netanyahu Nir Hefetz.
La Settimana delle libertà con cui ogni anno i protestanti celebrano il riconoscimento dei diritti civili e politici ha avuto anche quest’anno, sottolinea Avvenire, “una significativa valenza sia per il dialogo interreligioso sia per quello interconfessionale”. A Torino infatti le iniziative sono state organizzate insieme dalla Comunità ebraica e dalla Chiesa valdese.
È scomparso all’età di 87 anni Gérard Nahon, noto studioso dell’ebraismo medievale e moderno. Professore emerito dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi, aveva diretto la sezione di scienze religiose dell’Università della Sorbona. Nahon, ricorda La Stampa, ha insegnato anche al Centro universitario di studi giudaici di Bruxelles e all’Università di Aix-en-Provence ed è stato docente alla Scuola rabbinica di Francia.
“L’Europa è tornata alla barbarie degli anni Trenta, tollerando l’uccisione di persone innocenti nelle sue strade, come se la vita umana non avesse valore, come se qualcuno potesse venire e concedere il diritto di uccidere”. È quanto sostiene la studiosa Bat Ye’Or, intervistata dal Foglio.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(21 febbraio 2018)