Guida a destra?
Non faccio che leggere anatemi contro la destra, in parte fondati, in parti fondati sul bisogno (sacrosanto) di mantenere il proprio status. Da ragazzo lessi un saggio di Simone de Beauvoir intitolato “La pensée de droite, aujourd’hui”, un bellissimo saggio, molto alla Vance Packard. Ho visto anche delle citazioni di Furio Jesi, il cui riferimento alla ‘pappa’ ricorda un poco la società liquida di Zygmunt Bauman. Norberto Bobbio tentò, anch’egli, di avventurarsi nella distinzione fra destra e sinistra in un saggio del 1994, nel quale ripiega sul concetto d’eguaglianza, lasciando qualche perplessità dovuta al senso di superiorità antropologica che continua a connotare la sinistra. Tant’è che il saggio di Luca Ricolfi (Perché siamo antipatici. La sinistra e il complesso dei migliori prima e dopo le elezioni del 2008) sembrerebbe caduto nel vuoto, perché l’autore non fa sconti a nessuno, soprattutto nei riguardi dell’occupazione del potere. Da ultimo, Ricolfi distingue fra l’asse costituito dalla destra liberale e la sinistra riformista e le forze anti sistema, costituite dalla destra e la sinistra populiste. Senonché, anche queste contrapposizioni sembrano poco funzionali, alla luce dello scarso credito riscosso dalle forze di sinistra che, incentrate sul versante distributivo, hanno finito per danneggiare quello produttivo. Anche Ricolfi, però, finisce per distinguere non più fra destra e sinistra quanto fra apertura e chiusura. Tutto ciò consente di tornare a Karl Popper, laddove disquisiva della società aperta ed i suoi nemici. Nemici che sono sia a destra che a sinistra, ma dei quali pochi se ne accorgono, perché sia Benito che Antonio hanno tanto inciso nelle menti italiche.
Emanuele Calò, giurista