Torino – Meis, racconto di un progetto

2018-03-07 10.33.39Il Meis raccontato ai torinesi. Questa l’idea alla base della serata di ieri organizzata dall’Adei Wizo, che ha visto alternarsi al tavolo dei relatori Dario Disegni, presidente del Meis e della Comunità ebraica di Torino e Daniele Jalla, che, insieme ad Anna Foa e Giancarlo Lacerenza, ha curato l’allestimento della mostra inaugurale. Come è nato il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah? Quali sono gli obiettivi fondanti del progetto? Come è caratterizzata la struttura del polo culturale? Perché Ferrara? Questi i punti interrogativi a cui si è dato risposta, ripercorrendo l’iter a partire dalla proposta di Legge, votata all’unanimità in Parlamento nel 2006. Il MEIS, inaugurato ufficialmente il 13 dicembre scorso, rappresenta una nuova concezione di realtà museale, lontana dalla staticità: “I musei oggi sono concepiti non solo come esposizione di collezioni, ma come luoghi di ricerca e di dibattiti”, commenta Disegni. Un dinamismo e trasformazione costante a partire dagli stessi spazi del polo, ex carcere, oggi riadattato e ampliato, seguendo quasi una sorta di “contrappasso”, sostiene ancora il presidente, “da carcere a luogo di inclusione”.
A presentare nel dettaglio la mostra “Ebrei. Una storia italiana. I primi mille anni”, è il curatore Daniele Jalla, che ha definito il suo intervento “un’introduzione alla mostra e un invito a visitarla”. Il percorso espositivo, spiega Jalla, si caratterizza per l’utilizzo di “contesti illustrati” anche, e non solo a partire dagli oggetti: ogni contesto è infatti concepito come un’unità di racconto, e il senso di ogni unità è illustrato direttamente dal singolo curatore tramite dei filmati, dando vita ad “un’interpretazione esplicita ed esposta”. Altro elemento caratterizzante, continua Jalla, è l’uso costante di citazioni d’epoca, questo per evitare che l’illustrazione dei contesti avvenisse senza elementi che fossero coevi all’epoca presentata. Via via che il percorso si snoda, la museografia si fa inclusiva per il visitatore. Altro elemento centrale dell’intera esposizione è costituito dalle epigrafi, che permettono di usare degli oggetti concreti, in questo caso, lapidi, per parlate delle persone: “le epigrafi esposte in mostra ci mettono in contatto con la gente comune, con gli uomini nel tempo e la storia viene ricostruita tramite la vicenda collettiva”, conclude.
 
Alice Fubini