Europa contro i dazi di Trump “No a guerre commerciali”
Negli Stati Uniti e in Europa l’annuncio del presidente Donald Trump di voler introdurre tasse e dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio dall’estero ha creato nuovi contrasti con l’Europa ma anche all’interno del suo stesso governo. “Se i dazi saranno varati dovremo prendere misure per proteggere posti di lavoro europei. – ha avvisato il commissario europeo al Commercio Cecilia Malmström – Spero davvero che non succeda, perché le guerre commerciali non hanno vincitori ma solo vinti”. Secondo il Washington Post il segretario di Stato Rex Tillerson e il capo del Pentagono James Mattis hanno avvertito Trump che la stretta sui dazi “mette a rischio” i rapporti con gli alleati più stretti degli Stati Uniti. “Sul versante dell’export verso gli Stati Uniti – scrive il Corriere – l’Italia figura al terzo posto dei Paesi danneggiati, alle spalle di Germania e Olanda e prima di Svezia, Spagna, Francia e Regno Unito. Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario: “In una guerra commerciale nessuno vince. E ci sarà un calo della crescita”. Oltre a Tillerson e Mattis anche il principale consigliere economico di Trump Gary Cohn aveva sconsigliato al presidente Usa di portare avanti la sua campagna sui dazi. Convinto sostenitore del libero scambio, Cohn ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni in risposta al protezionismo di Trump. Le prime divergenze tra i due, racconta il quotidiano cattolico Avvenire, “sono emerse dopo le violente manifestazioni dei suprematisti bianchi a Charlottesville, in Virginia, la scorsa estate. Trump sostenne che sia la sinistra che la destra erano responsabili dell’azione di un filo-nazista che investì un gruppo di liberal, uccidendo una donna e ferendo altri 19 manifestanti. Cohn, che è ebreo, si disse profondamente sconvolto e disgustato e aggiunse che ‘i cittadini che prendono posizione per l’uguaglianza e la libertà non possono mai essere messi sullo stesso piano di neonazisti e KKK’. Già allora avrebbe cominciato a pensare alle dimissioni dall’incarico di consigliere del presidente”.
L’Italia in attesa di un governo. A quattro giorni dai risultati elettorali, con il nuovo parlamento che prende forma, non è ancora chiaro quale sarà (se ci sarà) la maggioranza che guiderà il Paese. Il Partito Democratico, come titolano in prima pagina Corriere e Repubblica, ha detto no a un governo con il Movimento Cinque Stelle, primo partito in Italia. Mentre Luigi Di Maio, leader pentastellato, valuta le sue opzioni, il leader della Lega Matteo Salvini delinea la sua strategia: aspettare che Di Maio provi a fare le larghe intese su modello tedesco e si “schianti” nel provarci, scrive il Corriere. I quotidiani italiani riportano poi la polemica tra il calciatore Mario Balotelli e Toni Iwobi, 62 anni, origini nigeriane e primo senatore italiano di colore, eletto con la Lega. “Forse sono cieco io o forse non gliel’hanno detto ancora che è nero. Ma vergogna !!!”, il commento di Balotelli sui social. Il Corriere racconta di come per il calciatore la battaglia contro il razzismo sia sempre stata una priorità: “io faccio la bella vita e potrei fregarmene di tutto ma voglio combattere al posto di chi non può farlo. Sono famoso e quindi la gente mi ascolta. – aveva detto Balotelli in un’intervista- Bene, allora parlo. Il razzismo è come le sigarette: non puoi smettere di fumare se non lo vuoi. E non si può fermare il razzismo se la gente non lo vuole. Ma io non starò zitto”.
Sport e Memoria. La Genova del calcio è divisa da una storica rivalità. Ma ieri sera, per qualche ora, ci si è ritrovati uniti nella stessa direzione: la difesa della Memoria, l’impegno contro ogni forma di odio e sopraffazione. Merito della Comunità ebraica locale, e in particolare del suo presidente Ariel Dello Strologo. che ha voluto che a presentare il saggio Presidenti di Adam Smulevich nell’aula magna della facoltà di Architettura fossero gli allenatori di Sampdoria (Marco Giampaolo) e Genoa (Davide Ballardini). Un’iniziativa in grande evidenza sulla stampa locale, dal Secolo XIX a Repubblica.
“Nel rappresentare la Samp dico: ben vengano libri come questo, che non fanno dimenticare l’orrore di un’epoca bestiale” ha affermato Giampaolo. “Come Genoa posso dire che non si deve avere paura delle diversità e chi lo fa deve provare vergogna per comportamenti indegni” il messaggio di Ballardini.
Ad aprire l’iniziativa un saluto del Consigliere UCEI Angiolo Chicco Veroli. In sala tra gli altri anche il rav Giuseppe Momigliano.
Suu Kyi e i Rohingya, premio Wiesel annullato. Il Corriere riporta della dura presa di posizione del Memoriale della Shoah di Washington nei confronti della presidente birmana Aung San Suu Kyi. Vincitrice del Nobel per la Pace, Suu Kyi “ha deluso la comunità internazionale per non aver saputo (o voluto) fermare il genocidio dei Rohingya nel suo Paese. – racconta il quotidiano – Di più: non avrebbe nemmeno ‘riconosciuto’ la disperazione della minoranza musulmana in una Birmania (Myanmar secondo la moderna dizione) al 90 per cento buddhista”. Per questo il Memoriale di Washington ha deciso di ritirarle il riconoscimento intitolato a Elie Wiesel conferitole nel 2012.
Roma, sicurezza e mondo ebraico. La sicurezza dei luoghi di culto ebraici è stata ieri mattina uno degli argomenti affrontati nel corso della visita del comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri alla Comunità ebraica di Roma, racconta in una breve il Corriere. Ad accoglierlo il rabbino capo Riccardo Di Segni e la presidente Ruth Dureghello. E stata proprio quest’ultima ad accompagnare poi il comandante in visita al Tempio Maggiore e al Museo Ebraico
Jean Marine Le Pen è un antisemita. Panorama sceglie di intervistare Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front National, ultranazionalista e noto antisemita, che dice di essere compiaciuto dell’ottimo risultato in Italia della Lega. Nella prima parte del dialogo con Panorama, Le Pen – che ha recentemente pubblicato un’autobiografia – cerca di presentarsi come un anticipatore dei tempi. Vergognosa la risposta al settimanale italiano in merito al suo antisemitismo: “Ho avuto parecchie donne ebree nella mia vita. – la deprimente affermazione di Jean Marie Le Pen – E non sono un antisemita. Il problema è che, se non sei d’accordo su tutto quello che dicono certi ebrei, sei antisemita. Bisogna essere partigiani al 100 per cento. E io, ad esempio, sono contrario alla colonizzazione israeliana in Palestina”. Un esempio di cosa significhi essere antisemiti oggi, tra antisemitismo classico e quello nascosto dietro la critica a Israele.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked