International Edition Memoria, l’Italia segna la via
Sono quattro le lingue contenute nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition: oltre all’inglese anche il francese, il tedesco e lo spagnolo, principalmente grazie all’impegno degli studenti della Scuola traduttori e interpreti di Trieste che proseguono il loro tirocinio all’interno della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (tra quelli coinvolti in questo numero, Federica Alabiso, Anna Pagetti, Rachele Ferin, Ilaria Vozza). Così i lettori fuori dalla Penisola possono rimanere informati su quello che accade nell’Italia ebraica e non solo.
Ad aprire la newsletter è la traduzione della grande intervista realizzata per l’ultimo numero del mensile da Guido Vitale all’ambasciatore Sandro De Bernardin, che ha assunto negli scorsi giorni la guida dell’International Holocaust Remembrance Alliance come rappresentante italiano, e racconta le sfide e le opportunità che si delineano per il lavoro dei prossimi mesi, ricordando come la Memoria sia fondamentale oggi più che mai. A proposito del momento critico che l’Italia e l’Europa stanno attraversando, un commento sull’esito delle elezioni e sull’affermazione delle forse populiste è stato firmato negli scorsi giorni da Daniel Mosseri sul settimanale tedesco Judische Allgemeine.
Ancora, per l’edizione internazionale, un affresco in arrivo da Israele, con cinque glorie del ciclismo italiano che hanno pedalato lungo il percorso del Giro d’Italia che quest’anno prenderà il via a Gerusalemme ai primi di maggio, registrando una prima volta di un gran tour fuori dall’Europa.
Poi spazio al cinema: il documentario “Diaspora” che racconta storie e destini di una famiglia ebraica del Novecento vince il premio Nastro d’Argento. A ricordare l’ebraismo italiano e le sue radici è anche il pensiero del rav Pierpaolo Punturello, che trovando una fotografia ricorda alcuni maestri che ne hanno segnato la storia, e i loro principi.
In pilpul, il docente dell’Università di Bar Ilan Yaakov Mascetti approfondisce la questione del rapporto tra uomo e D-o e del ruolo che possono o meno assumere gli intermediari. “La radiosità del viso di Mosè rappresenta, in un certo senso, l’intensità e prossimità tra il profeta come significante la Verità Divina, e il significato che lui trasmette al popolo – scrive Mascetti – Questa vicinanza è prerogativa di un individuo soltanto, l’intensità del legame è caratteristica di un solo agente, il cui volto diviene la radiosa espressione del significato divino. E tuttavia essa è incompatibile con la diffusione dell’intenzione divina al popolo – non solo perché gli israeliti temono la Verità divina e la sua manifestazione visuale – ma piuttosto perché la tradizione conta su quel velo. Perché ci sia una tradizione, deve esserci una traduzione dell’immediatezza dei sussurri divini nella dispersione del linguaggio umano, la Verità è obbligata a velarsi”.
Infine nella sezione Italics, si parla di una prelibatezza della tradizione ebraica italiana: la ruota del Faraone, con un articolo ripreso dal Tablet Magazine.