Efferato in materia
Non sono ferrato nelle questioni afferenti al Rabbinato d’Israele, anzi, per dirla con uno studente somaro, “non sono efferato in materia”, espressione che piacerebbe non poco a Nino Frassica. Tuttavia, non è che io sia scevro di ogni rudimento, sapendo come so che noi ebrei non abbiamo un Papa, e su questo forse potremmo trovare tutti concordi. Certo, mi dicono che per rispetto nonché per la definizione di ebreo, si fa capo ad Israele. Di recente, il Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, Ronald S. Lauder, in un articolo pubblicato su New York Times del 18 Marzo u.s. si è dilungato sui problemi esistenti, laddove parte dei “sette milioni degli otto milioni di ebrei che vivono in America, Europa, Sudamerica, Africa ed Australia (che) sono Ortodossi moderni, Conservative, Riformisti o secolari” non si sente o non è accettata. Non è dato sapere se e come la questione potrà essere risolta. Tuttavia, nel mio piccolo, la risolvo facendo capo ai miei Maestri italiani. Un poco perché, evidentemente, mi trovo bene con loro e un altro poco perché, con tutto il rispetto per tutti, non abbiamo, come detto, un Pontefice. È un’ovvietà? Per me no, altrimenti non avrei ragione di sottolinearlo, e lo faccio a beneficio di chi non se ne fosse accorto. E, visto che discorro del Presidente Lauder, il quale aveva anche sollevato il problema che porrebbe un unico Stato che comprendesse Israele e West Bank, debbo dire che ha ragione, se non altro perché me tapino avevo espresso lo stesso parere nella rubrica del 28 febbraio 2017. Infine, lo stesso Presidente Lauder ha asserito nello stesso articolo che i leader palestinesi sono pronti a riprendere le trattative, cosa di cui è certo perché “glielo hanno detto personalmente”. Certo, se nel mondo del commercio ci si basasse sulla fiducia sarebbe un gran bene per lo spirito e un gran male per gli affari.
Emanuele Calò, giurista
(17 aprile 2018)