“Web, usiamolo consapevolmente”
Secondo appuntamento dedicato al web e alle sfide legate alle tecnologie digitali su iniziativa dell’Associazione ex allievi e amici della scuola ebraica di Torino. Al tavolo dei relatori Pietro Jarre, ingegnere e fondatore di Sloweb, un’associazione torinese nata per promuovere un uso consapevole della rete e dei nuovi media. È anche fondatore della piattaforma eMemory, una startup nata in controtendenza rispetto ai dettami classici della Silicon Valley: principi fondanti l’uso ecologico dei dati digitali, selezionare per raccontare, conservate per trasmettere e condividere per crescere.
Con lui Guido Avigdor, pubblicitario e fondatore di Eggers 2.0. Mario Perini, psicoterapeuta presso Il Nodo Group. Alessandro Macagno, informatico e socio eMemory. A moderare l’incontro, che è stata anche l’occasione per presentare “Sloweb, piccola guida all’uso consapevole del web” (golem Edizioni, 2017) a cura dello stesso Jarre e Federico Bottino, la giornalista Emanuela Banfo dell’Istituto affari internazionali.
“L’analfabetismo digitale è uno dei problemi principali, così come l’invasione dei dati che toglie spazio al tempo della riflessione”, spiega Jarre. L’avvento del web può essere visto come una rivoluzione, che per natura scardina molto del passato e apre le porte al nuovo. La principale implicazione è legata all’accelerazione: “Accelerano le connessioni, così come la disinformazione, e pure l’isolamento degli individui”.
Dalle droghe palpabili a quelle impalbabili, come quelle legate al web. Questo il fulcro dell’intervento di Jarre: “Alla base di ogni forma di dipendenza che sia fisica o psicologica si ritrova il sistema della ricompensa”, spiega. “Il web pur non possedendo una struttura molecolare, così come il gioco d’azzardo, veicola però oggetti potenzialmente additivi: l’immediatezza del feedback e la qualità del feedback, basti pensare al like di Facebook”. Ecco allora che l’avvento dei social network ha reso addittiva la comunicazione, come le altre droghe.
“La rete ha stravolto dapprima i viaggi, poi la pubblicità e poi gli editori”, racconta Guido Avigdor, che per mestiere ha cercato di colmare il gap tra avvento delle tecnologie e la necessità in tempi stretti di adattarsi se non prevedere il cambiamento.” Dopo 10 anni”, commenta, “si è invertito il paradigma e di conseguenza l’azione: ora bisogna rendere le persone consapevoli della velocità e non accettarla come un dato di fatto, per questo è più che mai necessaria un’educazione allo Sloweb”.
A mettere invece a paragone il concetto di velocità in due spazi così diversi come la rete e la mente, è l’intervento del dottor Perini: “Sul culto della rapidità si cominciano ad intravedere i primi dubbi: si parla sempre più spesso di Slow management, di Quite management o ancora di leadership sostenibile, fino alla malattia della velocità. “Troppa velocità è veleno per il pensiero”, commenta. “La rete porta con sé dei vantaggi innegabili, ma anche le sue forme degenerate che si mettono in contrasto con le menti lente e finite, favorendo la nascita di stili di vita che implicano cortocircuiti e comportamenti mindless”.
Dai principi dello sloweb alla conservazione della memoria digitale,dei propri dati, della propria storia: il tutto attraverso la piattaforma eMemory. A spiegare il progetto in concreto è Alessandro Macagno, sviluppatore e socio della startup: “Cos’è eMemory? È la tua casa digitale, la prima piattaforma a risolvere i problemi di eredità digitale, tramite il recupero dei contenuti dai social network, tramite l’inventario e la gestione di tale eredità, fino alla possibilità di creare veri e propri progetti della memoria”. Tutto questo senza usare i dati personali a scopo pubblicitario.
Alice Fubini
(17 aprile 2018)