…déjà vu

Di fronte ai fenomeni di antisemitismo che stanno crescendo di frequenza e di intensità in tutta Europa – l’Italia non è da meno – non si è più autorizzati a minimizzare. E non è più lecito fare sottili distinzioni, strumentalmente politiche, fra antisemitismo di destra e antisemitismo islamico di matrice anti-israeliana. Il risultato dell’antisemitismo è lo stesso, e il pericolo non cambia. Non si tratta soltanto degli attentati all’incolumità fisica degli ebrei, degli attacchi a chi in Francia porta la kippah e degli omicidi dei quali la polizia francese non ama riconoscere il carattere antisemita. Si tratta anche di una criminalizzazione dell’ebreo in quanto tale che sta facendo respirare nuovamente l’aria mefitica dell’anteguerra. Le curve dei campi di calcio non sono fenomeni isolati e isolabili. Destra neofascista, sinistra terzomondista ed estremismo islamico stanno unendo le forze per far sentire l’ebreo estraneo in Europa. Un terribile déjà vu.
Considerato il contesto generale, non è il caso di minimizzare troppo l’antisemitismo dei gruppuscoli ai cortei del 25 aprile e gli sbandamenti ideologici dell’ANPI. I gruppuscoli fanno propaganda e diffondono odio, e l’ANPI revisiona traballante i propri ideali originari e li adatta al momento politico e a situazioni che con la lotta per la liberazione dal nazifascismo non hanno nulla a che fare. Una attualizzazione della storia che ha dell’immorale.
Sdrammatizzare è un atto di irresponsabilità. È giunto il momento, per le istituzioni ebraiche, di fare congiuntamente il punto della situazione, e non per diffondere inutile allarmismo, ma per garantire consapevolezza e saggia cautela. La storia non ci darà una seconda chance.

Dario Calimani, Università di Venezia