Trump e il nucleare iraniano Oggi l’annuncio della scelta
Nelle prossime ore il presidente Usa Donald Trump svelerà quale è la sua decisione sull’accordo nucleare iraniano. Attraverso i social network Trump ha infatti anticipato che alle 14.00 (18.00 ore italiane) annuncerà se Washington si ritirerà o meno da un’intesa definita dallo stesso presidente “terribile”. “La tragedia è che quell’accordo sta funzionando, ha reso il mondo più sicuro e uscirne non ridurrà le divergenze”, la tesi dell’ex Segretario Usa John Kerry, tra i protagonisti del patto a sei (Russia, Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, oltre agli Stati Uniti) con l’Iran, intervistato dal Corriere della Sera (Kerry sarà oggi a Seeds and Chips, l’evento internazionale sull’innovazione alimentare in corso a Milano). L’eventuale rottura del patto con Teheran, la tesi di Kerry, “rischia di portarci al punto in cui eravamo con l’Iraq di Saddam” e “non sapremo cosa stanno facendo” (ne scrive anche Fabio Nicolucci sul Mattino). “John Kerry è stato uno di quelli che ha creato questo caos”, aveva scritto Trump su Twitter, ribadendo la sua contrarietà all’accordo. Ma, scrive il Corriere, “Perfino gli israeliani – che premono su Trump per l’annullamento – ammettono di non sapere quale sarà la scelta finale. Per loro altre questioni iraniane sono più pressanti: l’intelligence militare è sicura che i Pasdaran stiano organizzando la rappresaglia in risposta ai bombardamenti di Tsahal contro le basi in Siria. L’attacco potrebbe già avvenire nei prossimi giorni: missili sparati contro il Nord del Paese da una delle milizie sciite addestrate da Teheran”. Una minaccia di cui scrive anche il Giornale
Israele-Iran, scontro 2.0. Mentre Israele attende lo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme – all’inaugurazione non sarà presente Trump ma la delegazione Usa sarà guidata dal vicesegretario di Stato, John Sullivan, e comprenderà il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, il genero Jared Kushner, consigliere della Casa Bianca per il Medio Oriente, la figlia Ivanka (Avvenire) – l’attenzione è spostata sullo scontro con Teheran. Uno scontro che corre anche su internet, racconta La Stampa: “Negli ultimi tempi, gli ‘incidenti in Israele causati da formazioni facenti capo all’Iran si sono moltiplicati, anche se senza successo. E ci si attende che il trend aumenti. Lo Stato ebraico, però, contrappone un cyber army multiforme. In campo ci sono circa 8200 esperti delle Idf (Israel Defense Forces), che si addestrano in una base high-tech nel Sud; gli specialisti del Mossad e quelli della neo-costituita unità di combattimento cyber dell’agenzia per la sicurezza interna, lo Shabak (ShinBet). Si chiama Shabacking Team ed è nata nel 2017”.
“Grazie Giro”. “Un successo totale, strepitoso. Sono felice per la fantastica riuscita delle tre tappe del Giro in Israele. Lo speravo con tutte le mie forze. Ma sinceramente è andata meglio delle più rosee aspettative”, così Sylvan Adams, tra i fautori della Grande Partenza, commenta al Corriere la tre giorni israeliana della corsa rosa. Come aveva raccontato a Pagine Ebraiche, Adams spiega di aver un progetto più ampio rispetto al mondo delle bici: “Intendo trasformare questa regione in una sorta di novella Amsterdam per le bici del Medio Oriente”. Di scommessa vinta parla il direttore del Giro, Mauro Vegni: “Abbiamo portato in Israele un pezzo dell’Italia migliore. Abbiamo dimostrato che siamo partner ideali, credibili”, afferma Vegni alla Gazzetta. L’inserto Buone Notizie del Corriere racconta invece del percorso ciclabile intitolato a Gino Bartali dal Fondo nazionale ebraico. Un’onore per il campione Giusto tra le Nazioni, che, scrive il Corriere, “nascose anche alcune persone nella cantina di una casa di sua proprietà: proprio la testimonianza di un bambino di allora, Giorgio Goldenberg, raccolta dal giornalista fiorentino Adam Smulevich, si è rivelata decisiva per il riconoscimento ufficiale”.
Segnalibro. Presentato ieri a Milano il nuovo libro di Paolo Berizzi Nazi Italia, con la partecipazione anche della senatrice a vita e Testimone Liliana Segre, che ha riflettuto sulla situazione attuale dell’Italia. “Ho sofferto in prima persona l’antisemitismo di Stato. Ma di una cosa sono convinta, che subito dopo la guerra e fino a pochi anni fa l’antisemitismo, il fascismo e tutti questi ismi che conosciamo esistevano, ma era vergognoso tirarli fuori, era osceno ammettere di essere rimasti dentro di sé di quell’idea. Oggi questi sentimenti escono allo scoperto, nella convinzione che nessuno possa intervenire perché ‘tanto siamo in democrazia’” (Avvenire Milano).
Torino e le Leggi razziste. Questa sera Michele Sarfatti – autore di Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi del 1938 – ricostruisce il percorso che portò l’Italia fascista all’antisemitismo di Stato, delineando le fasi attraverso le quali giunse a definire la legislazione persecutoria varata dal governo con il consenso del re. Lo farà alla Comunità ebraica di Torino con lo storico Claudio Vercelli e l’editore Silvio Zamorani (La Stampa Torino).
Ridisegnare Gerusalemme. Sul Corriere Fiorentino, Fabio Fabbrizzi, docente alla facoltà di architettura dell’Università di Firenze, spiega il suo progetto – racchiuso nel libro Around the Wall – legato a quattro siti storici di Gerusalemme. Fabbrizzi ne parlerà domani (ore 11.30) alla galleria della sede di Santa Teresa, in via della Mattonaia a Firenze. Al suo fianco, il medievista Franco Cardini, Guido Vannini, archeologo e storico di fama e l’ex vicesindaco di Gerusalemme David Cassuto, fiorentino, già preside della scuola di architettura Ariel, in Samaria. “Tutto nasce all’interno di un accordo di collaborazione internazionale tra la facoltà di architettura dell’Università di Firenze e l’Università israeliana Ariel – spiega Fabbrizzi – ogni anno facciamo scambi tra queste due Università e durante alcuni sopralluoghi in Israele è nata l’idea di presentare alcuni progetti”.
Documentare Gaza. Si chiama La strada dei Samouni, il documentario che Stefano Savona ha girato a Gaza — prodotto tra gli altri da Raicinema e Arte — scelto nella Quinzaine des réalizateurs a Cannes. “Per due mesi – racconta Repubblica – ha vissuto a Gaza: un mese nel 2009, e uno l’anno successivo”. “Non sono filopalestinese, né filoisraeliano. Ho voluto raccontare delle persone, non una situazione politica”, afferma Savona rispetto al conflitto.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked