Periscopio – Fantasie

lucreziUn mio amico, che lavora nel Mossad, mi ha fatto avere la registrazione segretissima dell’intercettazione di questa conversazione svoltasi la settimana scorsa in un palazzo di Ramallah, tra due interlocutori non identificati:
“Permesso, capo?”
“Che c’è?”
“Capo, ci sarebbe qualche problema, dovuto alle tue dichiarazioni dell’altro giorno, al Consiglio nazionale…”
“Che problema? Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“Ma no, capo, è ovvio che hai detto cose giustissime, la pura e santa verità, solo che alcuni avrebbero avuto da ridire…”
“E chi? Quel deficiente americano? O quel suo ambasciatore ebreo? E chi se ne frega di quei due!”
“Certo, capo, è ovvio che di loro non ci importa, solo che, a quanto pare, avrebbero un po’ protestato – appena appena, un sottile sussurro – anche alcuni europei…”
“Gli europei? E perché mai? Non mi hai sempre detto che gli ebrei gli stanno sulle scatole?”
“Sì, capo, certo, è ovvio… Però, sai, a quanto pare, se la sarebbero un po’ presa – anzi, per la precisione, avrebbero fatto finta di prendersela – per il fatto che tu hai attaccato non solo gli ebrei viventi – che sono quel che sono, è ovvio – ma anche quelli morti, quelli dell’Olocausto, dei ghetti, dei pogrom…”
“E perché? Che differenza fa?”
“Nessuna differenza, capo, è ovvio, però, sai, per qualche strano motivo, gli europei hanno sulle scatole gli ebrei viventi, ma di quelli morti non vogliono parlare male, né sentire parlare male. Perciò quelle cose – giustissime, sacrosante – che tu hai detto – le banche. gli usurai… – pare che non gli siano piaciute, o meglio, vogliono fare vedere che non gli sarebbero piaciute.”
“Ma cosa vuol dire? Dovrei forse stare attento a cambiare registro, quando parlo degli ebrei, appena sono morti? Fino a un attimo prima sono tutti – perché lo sono – usurai e strozzini, e poi, un attimo dopo, sono tutte povere vittime? Questa non è solo ipocrisia, è idiozia. Non lo capiscono, gli europei, che se non ci fossero stati gli ebrei di ieri – le povere, sante vittime – non ci sarebbero neanche quelli di oggi, i turpi e feroci assassini?”
“Hai mille ragioni, capo, lo sappiamo bene quanto sono ipocriti e idioti. Ma purtroppo è così. Sugli ebrei vivi la pensano, più o meno, come noi, ma per i morti è diverso. Li amano, li adorano, li trovano bellissimi. Che ci possiamo fare?”
“Ma io ho avuto messaggi di elogio da mezzo mondo – Teheran, Beirut, Damasco, Kuala Lumpur… – per il fatto che, finalmente, ho detto pane al pane e vino al vino, qui la gente mi ferma per strada per baciarmi e abbracciarmi, e ora dovrei preoccuparmi di quello che pensano quattro cretini di europei? Ma chi se ne frega, neanche di loro. E poi, l’hai detto che è stato solo un sussurro.”
“Capo, hai ragione, ma c’è un piccolo problema. Gli europei ci danno un sacco di soldi, e ci potrebbe essere il rischio che – cedendo ai ricatti delle banche, ovviamente tutte in mano agli ebrei -ce ne diano un po’ di meno, se non badiamo all’immagine. Sai, con la spending review sono anche diventati un po’ tirchi. Anche un sussurro potrebbe nuocere.”
“Ah. E allora, cosa dovrei fare?”
“Con tutto il rispetto, capo, ti consiglieri di presentare una dichiarazione di scuse.”
“Scuse? Ma come faccio? Se non ho fatto altro che citare alcune frasi della mia bellissima tesi di dottorato! Sarebbe come ammettere che la mia tesi era sbagliata! E se poi mi revocano il titolo di Dottore di ricerca? Che figura ci farei?”
“Ma no, capo, non ti preoccupare, tanto tutti capirebbero che sono delle scuse finte. Solo due parole, così, giusto per far vedere, per permettergli di scucire i denari senza che i loro banchieri ebrei si mettano di traverso. Tanto, tra un paio di giorni tutti avranno dimenticato tutto.”
“E che ti devo dire. Va bene, scrivimi tu queste scuse del cavolo. Questa distinzione tra ebrei vivi e morti la trovo una cosa demenziale. Nella mia bellissima tesi non c’erano tutte queste castronerie, in nessuno dei libri da cui l’ho copiata – Mein Kampf, Protocolli ecc. ecc. – c’era scritto, si parlava di ebrei e basta. Vivi o morti, è la stessa cosa. Vai, vai a scrivere le scuse. Questi ebrei mi hanno proprio rotto. Anche se, senza di loro, mi annoierei molto, anzi, non saprei proprio come passare il tempo.”
“Questa è bella, capo, la posso mettere nella dichiarazione di scuse?”
“Secondo te, a loro piacerebbe?”
“In verità, penso di no. Meglio fargli credere, com’è vero, che, ebrei o non ebrei, tu sei, e saresti in ogni caso, sempre occupato a lavorare, giorno e notte, per il bene del tuo popolo.”
“O.K. Vai a scrivere, allora, vai.”

Francesco Lucrezi