insegnamenti…

L’ultimo capitolo dei Pirkè Avot, che leggeremo questo shabbat, è propriamente una raccolta di Baraytot, cioè insegnamenti dei Maestri non raccolti nella Mishnà; questo testo è particolarmente dedicato alle qualità che caratterizzano lo studio della Torà, pertanto è detto “Kinyan ha-Torà”, ovvero “acquisizione della Torà”. È quindi una lettura che ci predispone alla festa di Shavuot “Tempo del dono della Torà”, tanto più quest’anno che lo shabbat è proprio vigilia di Shavuot. Troviamo dunque in questo capitolo ( Avot 6, 5-6) enumerate le numerose doti e i comportamenti necessari per acquisire la conoscenza della Torà – sono ben quarantotto – rendendo questo bene superiore alla dignità del regno e del sacerdozio. Alcune di queste condizioni sono chiaramente legate alle modalità dello studio, alla condotta di vita e alla disposizione d’animo da sviluppare conseguentemente, si parla quindi, tra l’altro, di “studio, attenzione, pronuncia delle parole, comprensione col cuore, reverenza, umiltà, purezza, frequentazione dei saggi, scambi con i compagni, discussioni con gli allievi, pochi affari, poco sonno, poche chiacchiere …” e ancora molte altre doti in quest’ordine di cose. Vi sono però alcune caratteristiche di comportamento che non sono propriamente legate allo studio, ma che tuttavia devono svilupparsi affinché una persona possa realmente accedere alla conoscenza della Torà nel senso più profondo. Si parla della necessità di condividere difficoltà e problemi che toccano chi ci è vicino, aiutandolo nel modo più ampio e concreto possibile, con l’azione, colle parole e nei sentimenti; si ricorda quanto ci si debba sforzare di giudicare benevolmente il nostro prossimo, senza tuttavia cadere nell’adulazione, correggendolo quando occorre, quando vediamo l’amico imboccare una china pericolosa, cercando di sviluppare relazioni che mirino al tempo stesso alla ricerca della verità e al conseguimento di rapporti sereni, pacifici. Acquisire Torà non significa semplicemente incamerare conoscenza, acquistare dottrina, bensì affinare tutte quelle qualità morali e spirituali che rendono migliore la nostra vita anche nel rapporto con le altre persone. Sono pertanto esemplari queste parole di Rav J. D. Soloveitchik z.l. :“ Attraverso lo studio della Torà la persona può sviluppare non solo conoscenza e sapienza ma anche purezza e santità di vita. Ogni forma di rozzezza e volgarità viene meno, al loro posto subentra la finezza d’animo, scompare la superficialità lasciando posto alla profondità di pensiero. La potenza spirituale dell’uomo si sviluppa ed emerge per intero la sua dignità morale”.

Giuseppe Momigliano, rabbino

(16 maggio 2018)