Gaza, Egitto e Russia d’accordo: bisogna fermare Hamas
In Israele e nei territori palestinesi si prospetta un nuovo venerdì di tensione. Nella notte l’esercito israeliano ha condotto un raid aereo contro le infrastrutture di Hamas nell’enclave come rappresaglia al lancio di razzi verso la città di Sderot, nel sud (Avvenire). E contro il movimento terroristico si stanno muovendo anche Russia ed Egitto: “secondo fonti diplomatiche attendibili nella notte tra il 14 e il 15 maggio scorsi, – riporta il Corriere – subito dopo la strage al confine con Gaza, è stato Putin a ‘suggerire’ al presidente egiziano Al-Sisi, suo amico e alleato, di intimare ad Hamas il ritiro dei manifestanti dalla rete confinaria. Cosa che è puntualmente avvenuta”. A confermare il coinvolgimento del Cairo nel tentativo di fermare le violenze a Gaza, sono arrivate le parole del ministro dell’Intelligence israeliano Yisrael Katz, come riporta il Foglio. “Il Cairo avrebbe in un certo senso minacciato Hamas, informando i suoi vertici di avere prove su come il movimento avrebbe finanziato le manifestazioni e istigato la folla a convergere verso la barriera. L’Egitto, ha detto Katz alla radio militare israeliana, avrebbe ‘inequivocabilmente’ detto a Ismail Haniyeh che, ‘se la situazione fosse proseguita, Israele avrebbe preso misure molto dure e l’Egitto si sarebbe fatto da parte’”.
Erdogan contro tutti. Continua la campagna mediatica del presidente turco Erdogan per cercare di presentarsi come paladino dei diritti dei palestinesi. “Le Nazioni Unite sono finite, sono crollate. – declama Erdogan – In questo momento, non riesco neppure a parlare con il segretario generale dell’Onu, nonostante abbiamo una buona amicizia. Se continua il silenzio sul bullismo di Israele, il mondo sarà trascinato nel caos. Non permetteremo che Gerusalemme sia usurpata da Israele. Sosterremo la lotta dei nostri fratelli fino al giorno in cui le terre palestinesi, a lungo occupate, avranno pace e sicurezza dentro i confini di un libero Stato palestinese”. “Ma dietro le parole di Erdogan – spiega Repubblica – si intravede un contenzioso fra Ankara e l’Onu. A New York, si indaga sulla Turchia per sospetta vendita all’Iran di attrezzature elettroniche prodotte in Israele, violando le sanzioni”.
Sport e tecnologia, Israele premia l’Italia. Il Sole 24 Ore racconta della prima edizione di Spin Accelerator Italy, il programma internazionale dedicato allo sviluppo di startup sport tech promosso dal network israeliano Hype Sport Innovation con Trentino Sviluppo e l’Università di Trento. La rassegna ha il suo primo vincitore: “la realtà padovana Wearit che si è aggiudicata un periodo di preincubazione nel polo green del Trentino Progetto Manifattura, oltre alla partecipazione a un evento pubblico curato da Hype Sports Innovation nel corso dei prossimi mondiali di calcio in Russia”.
Germania, penne antisemite. Il vignettista della Süddeutsche Zeitung, Dieter Hanitzsch, 85 anni, è stato allontanato dal giornale dopo le polemiche dovute a una vignetta, pubblicata dopo gli scontri a Gaza, in cui il premier israeliano Netanyahu veniva ritratto con un missile fra le mani, sul quale si leggeva ‘Eurovision Contest Song’, con una stella di Davide al posto della lettera ‘V’. Nel disegno un Netanyahu caricaturale afferma: ‘L’anno prossimo a Gerusalemme’”. Il direttore Wofgang Krach si era scusato pubblicamente mercoledì (Giornale).
“Akhzivland, il Paese più pacifico del Medio Oriente”. Repubblica racconta la storia di Eli Avivi, che negli anni ’70 costruì su un piccolo pezzo di terra d’Israele, a poca distanza dal confine con il Libano, uno pseudo-Stato che chiamò Akhzivland e definì “il Paese più pacifico del Medio Oriente”. “Un luogo così, – scrive Repubblica – il decennio dopo gli anni Sessanta, divenne automaticamente il cuore della Bohème locale e la valvola di sfogo di chi era in cerca di trasgressioni fatte di sesso e droga”.
La Memoria a casa Zingaretti. “Mia bisnonna Ester la portarono ad Auschwitz. Secondo quanto siamo riusciti a ricostruire, non ci arrivò mai; morì prima, in treno. Ebrea romana, il 16 ottobre 1943 era fuggita in tempo, ma aveva lasciato a casa l’orologio; tornò indietro, e cadde nelle mani delle SS. Suo figlio Angelo Di Capua, mio nonno, si salvò. Sua moglie Maria Luisa, mia nonna, fu presa; mostrò la carta di identità con il nome da signorina, Rippo, e la lasciarono andare. Mia mamma, Emma, era una bambina. Ma certe cose ti restano dentro”. È il racconto famigliare dell’attore Luca Zingaretti, protagonista di un ampio ritratto sul Corriere a firma di Aldo Cazzullo.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked