Comunicazione e istruzione

francesco-bassano“C’è un culto dell’ignoranza negli Stati Uniti, e c’è sempre stato. Una vena di anti-intellettualismo si è insinuata nei gangli vitali della nostra politica e cultura, alimentata dalla falsa nozione che democrazia significhi “la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza” […]
Ora abbiamo un nuovo slogan da parte degli oscurantisti: “Non fidarti degli esperti”! […] Abbiamo anche una nuova parola d’ordine per indicare chi ammiri la competenza, la conoscenza, l’apprendimento e l’abilità, o che voglia diffonderli. Persone di quel tipo sono chiamate “elitisti”. Questa è una delle più divertenti parole d’ordine mai inventate.”
Queste parole di Isaac Asimov, pubblicate nel 1980 su Newsweek, in una riflessione su comunicazione mediatica e diritto all’istruzione e al sapere negli Stati Uniti, acquistano forse un valore più chiaro negli ultimi tempi. In linea con una tendenza ormai globale e consolidata, abbiamo seguito in questi giorni il dibattito accanito soprattutto sulla rete in merito a questioni riguardanti l’economia o il diritto costituzionale. Saperi che vengono millantati un po’ da chiunque, pur nella rivendicazione della propria ignoranza e del rifiuto verso il “potere dei media”, la “scienza ufficiale” o “l’intellettualismo”. Quel presunto “elitismo” intellettuale di cui parla Asimov – come del resto il “buonismo” – è diventato uno dei cavalli di battaglia dei movimenti e partiti populisti, e non solo.
Nel frattempo, seguendo le notizie sulla formazione del nuovo “governo del cambiamento” e sui possibili ministri, ho notato come scarsa risonanza sia stata data agli incarichi per il MIUR – o alle parole “istruzione” e “cultura” anche in campagna elettorale. Spero sia stata solo una svista, restando comunque scettico che possa avvenire qualunque tipo di “cambiamento” se chi governerà non investirà seriamente in istruzione e ricerca.

Francesco Moises Bassano

(1 giugno 2018)