“Gaza, se le violenze continuano si rischia una nuova guerra”
In poche ore il ministro della Pubblica sicurezza Gilad Erdan ha ribadito più volte che se Hamas non dovesse cessare le ostilità – sia il lancio di razzi sia di aquiloni incendiari – Israele potrebbe decidere per una nuova operazione nella Striscia di Gaza. Parlando alla radio dell’esercito (Galatz) con la giornalista Ilana Dayan, il ministro ha affermato che c’è “una probabilità molto, molto alta” che “non ci sarà scelta e nei prossimi mesi e dovremo avviare un’operazione diffusa nella Striscia di Gaza”. “È questo ciò che voglio? No è l’ultima cosa che vorrei accadesse”, ha dichiarato Erdan. “Forse Hamas ha capito che non vogliamo uno scontro e per questo sta tirando sempre di più la corda”, la replica della giornalista di Galatz. Secondo il ministro l’esercito deve continuare a colpire le postazioni strategiche nella Striscia di Gaza legati al movimento terroristico e deve intervenire con più durezza contro i palestinesi che lanciano aquiloni incendiari. “Se continueremo a rispondere in questo modo, dovranno fermarsi, perché Hamas non vuole arrivare al punto di confronto che ne segnerà la fine a Gaza”.
חבר הקבינט השר @giladerdan1 דוחה אצל @ilanadayan1 את הטענה שנחלשה ההרתעה מול חמאס, ומעריך: "סיכוי גדול למבצע רחב ברצועה – כבר בחודשים הקרובים"https://t.co/eWghDYqs2b pic.twitter.com/CRHDJoedb3
— גלצ (@GLZRadio) 21 giugno 2018
A proposito di Hamas, risulta che il capo del movimento Yahya Sinwar abbia pagato i genitori della bambina di otto mesi – Layla Ghandour, morta il 14 maggio scorso – per raccontare il falso e accusare Israele di essere responsabile del decesso. La vicenda era stata ampiamente ripresa dai media internazionali che inizialmente avevano dato credito alla tesi che la bimba – portata nei pressi del confine, dove i manifestanti palestinesi si stavano scontrando con l’esercito israeliano – fosse morta a causa dei gas lacrimogeni lanciati dai soldati dell’Idf. In seguito le stesse autorità di Gaza erano state costrette a smentire questa notizia, parlando di una malattia congenita. Ora, uno dei cugini della piccola, un palestinese di 20 anni – Mahmoud Omar – arrestato dalle forze di sicurezza israeliane mentre cercava di infiltrarsi oltreconfine, ha svelato, nel corso di un interrogatorio, che Sinwar ha pagato i genitori della bimba per raccontare il falso. Da quanto emerge dalle carte della procura del distretto Sud israeliano – che si sta occupando del caso – il giovane arrestato ha dichiarato di aver partecipato, due settimane prima della sua cattura, alle proteste del 14 maggio sul confine con Israele. Mentre stava manifestando, la madre lo ha chiamato per informarlo che la cugina era morta. Al suo ritorno a casa gli era stato detto che il motivo del decesso era una malattia congenita, la stessa che aveva colpito il fratellino della piccola, morto nel 2017. Omar, riportano i quotidiani israeliani, ha dichiarato alle autorità che il leader di Hamas Yahya Sinwar ha poi pagato i genitori di Layla, Miriam e Anwar Ghandour, 8.000 shekel (2.206 dollari) per dire ai media che la bambina era morta a causa dell’inalazione di gas lacrimogeni durante le proteste sul confine.
Sul fronte internazionali invece la diplomazia israeliana accoglierà positivamente l’ultima presa di posizione del cancelliere tedesco Angela Merkel contro l’Iran: “Le tendenze aggressive dell’Iran non solo devono essere discusse, ma abbiamo bisogno di soluzioni urgenti”, ha detto Merkel dopo aver incontrato il re giordano Abdullah II ad Amman. La Germania è rimasta all’interno dell’accordo nucleare con l’Iran, da cui invece ha deciso di ritirarsi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, giudicando insoddisfacenti le garanzie date da Teheran. Il cancelliere tedesco ha affermato che i paesi europei, pur volendo mantenere l’accordo del 2015, condividono le preoccupazioni sul programma iraniano di missili balistici, sulla sua presenza in Siria e sul suo ruolo nella guerra in Yemen. A proposito di Iran, la Farnesina ha diffuso un comunicato in cui parla di un “cordiale colloquio” avvenuto tra il ministro Moavero Milanesi e il presidente del Consiglio strategico per le relazioni estere dell’Iran Seyed Kamal Kharrazi: “il ministro Moavero ha ribadito la posizione dell’Unione Europea di pieno sostegno all’intesa sul programma nucleare iraniano. Cruciale per il regime di non proliferazione globale, esso rappresenta un successo da preservare, per la sicurezza regionale e nell’interesse dell’intera comunità internazionale”, si legge nella nota della Farnesina.
i riscontra la totale assenza di temi che spero il capo della nostra diplomazia non consideri dettagli.
Un incontro che ha sollevato critiche sul fronte politico. Il senatore forzista Lucio Malan ha evidenziato che dal comunicato del ministero degli Esteri “si riscontra la totale assenza di temi che spero il capo della nostra diplomazia non consideri dettagli. Nulla sulla sistematica violazione dei diritti umani, particolarmente a danno di oppositori, donne e omosessuali. Nulla sul fatto che l’Iran è secondo al mondo per esecuzioni capitali, non di rado a danno di cristiani colpevoli solo di professare la loro fede, ignorando del tutto le solenni moratorie approvate dalle Nazioni Unite con grande impegno dell’Italia. Nulla sul finanziamento al terrorismo”.
Daniel Reichel