Giustizia sociale, sfida ebraica

Screen Shot 2018-07-08 at 14.28.36“Oggi gli ebrei negli Stati Uniti devono riconoscere che stanno vivendo in un paese dove una parte terribile della storia si sta ripetendo, il che si può notare nelle parole e nelle azioni antisemite dei suprematisti bianchi a Charlottesville, nella dissociazione dei cimiteri ebraici, nel linguaggio controverso e degradante delle ultime elezioni. Oggi la comunità ebraica deve reagire e lavorare attivamente per cambiare il mondo che ci circonda o rischia di essere considerata responsabile, per aver solamente osservato questo stesso mondo disintegrarsi e vittimizzarci nel suo declino. Inoltre, la comunità ebraica deve capire e riconoscere che non può combattere l’antisemitismo come fenomeno isolato: un approccio del genere è destinato a fallire”.
Così scrive Ann Toback, sulla rivista americana Tablet Magazine. Per la Toback, direttrice dell’organizzazione ebraica no profit Workmen’s Circle che promuove la giustizia sociale, l’ebraismo americano si trova di fronte ad una sfida: dare una risposta all’antisemitismo agganciandola ai problemi economici di alcuni settori della società a stelle e strisce. Secondo Toback – che promuove una sua agenda, quella di un ebraismo politicamente impegnato e progressista – “la disuguaglianza economica, il razzismo e l’antisemitismo storico sono il terreno fertile per dare adito al fascismo e alla supremazia dei bianchi negli Stati Uniti. Per affrontarli, dobbiamo riconoscere le origini del problema che ci troviamo a fronteggiare. Oggi oltre 10 milioni di lavoratori americani sono sottoposti ad almeno 40 ore di lavoro settimanale e comunque non risultano in grado di soddisfare i bisogni primari delle loro famiglie: questa figura si chiama, dal punto di vista demografico, ‘working poor’ (lavoratore povero). Si tratta di persone che devono fare scelte difficili, decidere se sfamare adeguatamente la propria famiglia, pagare l’affitto, avere l’elettricità in casa o potersi curare. Per il ‘lavoratore povero’ l’ideale di un salario minimo rimane tale: solo un ideale e non una realtà”.
“La differenza – prosegue Toback nel suo articolo (tradotto da Giulia Schincariol, studentessa della Scuola Superiore Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste, tirocinante presso la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) – tra l’1% al vertice della popolazione e i lavoratori poveri è netta. Recentemente, secondo il New York Times, i nuclei familiari più ricchi, ovvero l’1% delle famiglie statunitensi, controllavano il 38,6% della ricchezza totale del paese, percentuale salita dal 36,3% del 2013. Il 90% della popolazione controllava solamente il 22,8%. Lottare per la giustizia economica è una questione di grande importanza per la comunità ebraica su diversi fronti, non da ultimo per il fatto che la comunità ebraica nel paese risente significativamente del proprio divario economico, con un elevato numero di ebrei quasi o al di sotto della soglia di povertà. Secondo uno studio condotto dalla UJA-Federation di New York sulla povertà della popolazione ebraica a New York e in tre contee suburbane nel 2011, una famiglia su quattro, solamente nella città, viveva al di sotto della soglia di povertà. Il numero di bambini nelle famiglie ebraiche che vivono a livello di povertà o al di sotto era 45%. Si stima che all’interno del paese il 20% di tutti gli ebrei guadagni meno di 15 dollari l’ora, al limite della povertà. Questi numeri richiedono un’azione immediata e significativa. I testi ebraici lodano la giustizia come valore fondamentale. Uno dei motti è ‘La giustizia, solo giustizia, seguirai!’. Per secoli la comunità ebraica nel mondo ha accettato la responsabilità, nata dai Testi e dalle tradizioni, di dover non solo assistere i poveri, ma mettere i bisognosi nelle condizioni di diventare autosufficienti e di vivere in modo dignitoso. Inoltre, i nostri testi enfatizzano l’importanza della giustizia nei confronti dei lavoratori poiché, fondamentalmente, è la cosa giusta da fare”.
La Toback cita poi il Deuteronomio: “Non defrauderai il mercenario povero e bisognoso, sia egli uno de’ tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese, entro le tue porte; gli darai il suo salario il giorno stesso”, affermando che il concetto di giustizia economica è, quindi, parte integrante dei primissimi insegnamenti ebraici. La comunità ebraica trarrebbe equamente vantaggio dal seguire la tradizione plurisecolare di forte attivismo che ha come obiettivo la giustizia economica. Il divario economico e le problematiche ad esso relative, inerenti ai lavoratori poveri e al 90% degli americani, oggi rispecchiano, troppo da vicino, le molte sfide e gli ostacoli delle centinaia di migliaia di immigrati ebrei dell’Europa dell’Est, che arrivarono in America tra il 1900 e il 1914. Gli immigrati ebrei dei primi anni del ‘900 scoprirono in breve tempo che il loro nuovo paese non era una miniera d’oro e che le case a disposizione solitamente non avevano l’acqua calda o il riscaldamento. Erano spesso trattati come ospiti indesiderati, se non con spietata avversione. Veniva assegnato loro un lavoro a cottimo, stipendi che non avrebbero mai garantito loro una vita migliore, e ci si aspettava che lavorassero sette giorni su sette, in condizioni famigeratamente pericolose. Proprio questa comunità giocò un ruolo importante nel crescente movimento sindacale americano dei primi anni del 20esimo secolo. In parte nata dalla necessità, in parte una continuazione della tradizione attivista ebraica che iniziò in Europa, e direttamente connessa all’unione dei lavoratori ebrei, la comunità di immigrati ebrei dell’Europa dell’Est si unì al movimento operaio in gran numero e apportò enormi cambiamenti negli Stati Uniti, che durarono per quasi tutto il secolo”.
Nel 2017, sostiene Toback, l’ebraismo americano affronta nuove minacce e “l’unica strada percorribile è quella di sfidare la nuova normalità, l’estremismo e la discriminazione così come vengono presentati in termini nazionalisti e, ancora più importante, dare una legislazione al 90% della società in grado di fornire assistenza ai lavoratori poveri, ovvero un salario minimo, sicurezza sui luoghi di lavoro, il diritto a organizzare e partecipare ai sindacati, una riforma sanitaria che assicuri a tutti gli americani un’assistenza efficiente e accessibile in caso di bisogno, e protezione da discriminazione ed estremismo”.

Pagine Ebraiche luglio 2018

(8 luglio 2018)