Israele salva i Caschi bianchi, il dittatore Assad non gradisce
Le sirene risuonate nelle scorse ore nel nord d’Israele avevano messo in allarme tutto il Paese. Dopo l’operazione israeliana di salvataggio di centinaia di Caschi bianchi siriani – l’organizzazione indipendente da anni impegnata in Siria a soccorrere più persone possibili dopo i bombardamenti delle forze armate pro-Assad sui territori controllati dai ribelli – e un nuovo attacco condotto oltreconfine contro il nemico iraniano, le sirene rischiavano di rappresentare il primo segnale di una nuova escalation di violenza, questa volta sul confine nord. Il nuovo sistema anti-missile David Sling, cioè la “Fionda di David”, si è azionato per intercettare dei razzi provenienti dalla Siria che sembravano diretti verso Israele: in realtà si trattava di scontri interni al territorio siriano, dove il regime di Assad sta avanzando, riducendo sempre più le aree controllate dai ribelli. Le sirene in Israele erano quindi un falso allarme ma i livelli di sicurezza nell’area del Golan rimangono alti, anche alla luce delle ultime dichiarazioni di Damasco: il ministero degli Esteri di Assad ha infatti condannato l’evacuazione dei caschi bianchi operata da Israele definendola “operazione criminale”.
On Saturday night, the IDF completed a humanitarian mission to rescue members of the White Helmet organization and their families pic.twitter.com/2qkGSSF9g3
— IDF (@IDFSpokesperson) 23 luglio 2018
“Si tratta di persone che hanno salvato vite umane e che si trovavano in pericolo di morte”, ha spiegato il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parlando della missione che ha condotto 422 persone (98 caschi bianchi e le loro famiglie) al sicuro, dal sud della Siria alla Giordania passando dalle alture del Golan. In Giordania resteranno tre mesi e da lì saranno trasferiti in Canada, Gran Bretagna, e Germania, paesi che – assieme agli Stati Uniti – hanno chiesto l’aiuto israeliano per salvare la vita dei caschi bianchi.