“Niente incontri con Trump”
“II popolo iraniano non permetterà mai ai suoi rappresentanti di incontrare e negoziare con il Grande satana, noi non siamo la Corea del Nord”. Parole del comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, così intervenuto sulla disponibilità manifestata da Trump a un incontro con Rohani. Eppure, scrive La Stampa, “l’atteggiamento iraniano era sembrato non del tutto ostile nelle ore successive all’apertura dell’inquilino della Casa Bianca, sebbene con le dovute cautele”. A intervenire anche Israele, una cui fonte riportata ai media nazionali – segnala La Stampa – ha riferito che dai contatti con Washington è garantito che la politica di fermezza degli Stati Uniti verso l’Iran non cambierà.
Sono dieci gli ultrà neofascisti indagati della procura di Genova per episodi di razzismo e antisemitismo e oggi inquadrati nelle fila dell’esercito russo come mercenari nella guerra contro l’Ucraina. “Tutti vicini all’ultradestra e alla Lega Nord, hanno postato le loro foto sui campi di battaglia, imbracciando mitra, accanto ai guerriglieri filo russi” spiega Repubblica. Tra loro Andrea Palmieri, di 38 anni, storico capo degli ultrà della Lucchese. “Già condannato in contumacia a due anni di carcere dalla Corte di Appello di Firenze per associazione a delinquere, latitante – si legge ancora – sul suo profilo Facebook si definisce neo-fascista e posta le foto del Duce, perciò complimentato dagli amici”.
Il Corriere racconta la storia di Rachele Vered, 79 anni, che da quasi cinque è al centro di una contesa amministrativa con il ministero dell’Economia “che le nega il vitalizio riservato ai perseguitati politici per le leggi razziali”. La donna è nata a Milano da genitori ebrei fuggiti dalla Polonia, ma le mancherebbe la prova della cittadinanza italiana nel periodo delle persecuzioni perché, viene spiegato, “l’impiegato dell’anagrafe nel campo con la cittadinanza scrisse polacca”.
A riconoscere le ragioni della signora Vered, sottolinea il Corriere, è stato il Tar del Lazio, che ha accertato, “pur se in via incidentale”, che nacque cittadina italiana. I giudici hanno incrociato due leggi dell’epoca. La legge della Repubblica di Polonia del 31 marzo 1938, “che prevedeva che ai cittadini polacchi soggiornanti all’estero venisse revocata la cittadinanza qualora essi non fossero rientrati in Polonia “entro la data prestabilita, su richiesta della rappresentanza estera polacca. E la legge italiana del 1912 che stabiliva che fosse cittadino italiano per nascita “chi è nato nel Regno se entrambi i genitori sono ignoti o non hanno la cittadinanza italiana, né quella di altro Stato”.
Prime anticipazioni sul programma della Festa del Cinema di Roma. Grande l’attenzione al tema della Memoria. Tra i documentari che saranno proposti in occasione della rassegna, segnala il dorso romano di Repubblica, “La retata. Roma 16 ottobre 1943” di Ruggero Gabbai e “1938-Quando scoprimmo di non essere più italiani” di Pietro Suber. E ancora “Who Will Write Our History’ di Roberta Grossman, prodotto da Nancy Spielberg.
Repubblica racconta anche la travagliata vita di Herman Shine, un ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz e scomparso negli scorsi giorni a 95 anni. II suo migliore amico non lo lasciò indietro. Un cittadino polacco rischiò la vita per farlo uscire dal campo di nascosto. E una giovane donna, incontrata per caso, lo aiutò a trovare un rifugio sicuro fino alla fine della guerra. E – viene riportato – diventò l’amore della sua vita”.
Una nuova uscita della collana del Corriere dedicata a Philip Roth, di cui oggi arriva in edicola L’animale morente. Così lo ricorda un suo collega e amico, lo scrittore rumeno Norman Manea, che proprio sul Corriere firma un lungo ritratto: “Per trent’anni Philip Roth è stato il nostro fratello americano, sempre presente, affettuoso, energico, vitale e disponibile, un interlocutore unico e insostituibile”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(1 agosto 2018)