Cultura, risorse, rabbinato
Un confronto costruttivo
Identità, partecipazione, futuro. Le relazioni tra piccole e grandi Comunità. Il confronto aperto tra rabbini, dirigenza comunitaria e iscritti. I nuovi modelli di aggregazione e inclusione nella società che cambia.
Molte voci e un confronto costruttivo su temi complessi hanno inaugurato ieri gli Stati Generali dell’Ebraismo Italiano a Roma. Consiglieri UCEI, Presidenti di Comunità, Consiglieri comunitari, rabbini, referenti di organizzazioni ed enti ebraici in Italia. Un’occasione di incontro quadriennale che, come ha sottolineato la Presidente dell’Unione Noemi Di Segni nel suo intervento di apertura, è stata pensata per favorire la più ampia partecipazione e il più ampio dibattito. Un’occasione in cui ciascuno è protagonista ed è invitato a portare un contributo.
Ad aprire i lavori una relazione di Elio Carmi, Consigliere UCEI di riferimento per la Comunità di Casale Monferrato, sulle sfide che investono quotidianamente realtà che sono molto piccole nei numeri ma che sono chiamate a essere protagoniste delle società di riferimento e a garantire la continuità di nuclei radicati nel territorio da secoli e millenni.
“La nostra, la vita di noi ‘piccoli’ – ha spiegato Carmi – è un po’ come un’esperienza al fronte. Essere ebrei nelle piccole Comunità vuol dire rispondere ogni giorno della tua identità, in un confronto costante con il mondo esterno che per l’ebraismo italiano ha un ritorno di valore incommensurabilmente più alto di quello che dicono i soli numeri. Lo testimonia ad esempio la raccolta dell’Otto per Mille, garantita in larga parte dalle piccole e medie Comunità”.
Un contributo che, sottolinea Carmi, non è sempre compreso dalla realtà più grandi. “Le piccole Comunità – le sue parole – sono un patrimonio di tutti. E come tali devono essere tutelate, con l’erogazione di servizi e con iniziative che facciano davvero rete”.
Moderata da Dan Segre, la successiva sessione si è aperta con alcune riflessioni del presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia rav Alfonso Arbib e dell’anglista Dario Calimani. Un confronto, dedicato al rapporto tra rabbini e Comunità, e in particolare agli aspetti critici di questa relazione, che è stato animato da molte decine di interventi tra il pubblico.
“Fare il rabbino porta inevitabilmente a direi dei no. Un fatto che non rende sempre simpatici” ha osservato il rav Arbib, in risposta a Calimani che lamentava l’esistenza di una generale mancanza di empatia.
“Il futuro dell’ebraismo italiano come lo si garantisce?” si è domandato Calimani. “C’è altro oltre all’inaugurazione di musei, alla presentazione di libri, alla lotta all’antisemitismo, alla difesa di Israele? Non mi pare si abbia mai il coraggio di affrontare il problema di dove stiamo portando le nostre Comunità. La mia critica è ai rabbini, certo. Ma non solo”.
Per il rav Arbib sarebbe necessario ricalibrare gli sforzi oggi profusi tra interno ed esterno. “Nessuno può permettersi di non aver rapporti con l’esterno, ci mancherebbe. Il problema è definire una scala di priorità. Un ragazzino che studia Torah – ha detto – è più importante”.
Conversioni, matrimoni misti, lo stato delle relazioni con l’ebraismo non ortodosso (con una richiesta formale di adesione all’UCEI che è giunta ieri dalla Federazione Italiana per l’Ebraismo Progressivo). Tanti i temi affrontati nel successivo confronto, cui hanno partecipato tra gli altri i rabbini Giuseppe Momigliano, Riccardo Di Segni, Roberto Della Rocca, Yosef Labi, i Consiglieri UCEI Saul Meghnagi, Giorgio Mortara, Gianni Ascarelli, Roberto Israel, Joyce Bigio, Sara Cividalli, David Meghnagi, David Menasci, Davide Jona Falco, Sabrina Coen, Sandro Temin, Maurizio Gabbrielli, Angiolo Chicco Veroli, Eileen Cartoon, i leader comunitari Ariel Dello Strologo, Daniela Misul, Andrea Pesaro, Paolo Gnignati, Celu Laufer, l’ex vicepresidente UCEI Anselmo Calò, la vicepresidente della Federazione Italiana per l’Ebraismo Progressivo Franca Coen.
(2 novembre 2018)