Società – La Costituzione è il nostro presidio

razzaRAZZA E INGIUSTIZIA / A cura di Csm, Cnf e UCEI

Consiglio sempre a ragazzi e ragazze che incontro a migliaia in giro per l’Italia di leggere e imparare la nostra Costituzione. L’ho più volte definita “fantastica”, “avveniristica”, perché in quanto “costituzione lunga” e programmatica non vuole essere un semplice catalogo di istituzioni e di diritti, ma ha cura di definire anche i meccanismi attraverso i quali quei diritti diventano reali e la democrazia continuamente si evolve e si fa più giusta. Per questo ricordo sempre anche l’importanza dell’art. 3, nel quale è fatto espresso divieto al legislatore ordinario di sancire qualsiasi forma di disuguaglianza di trattamento in riferimento al sesso, alla razza, alla lingua, alla religione e ovviamente alle opinioni politiche. Due punti di questo passaggio del dettato costituzionale meritano una breve considerazione: che nessuna discriminazione possa avvenire sulla base del sesso dei cittadini, dimostra proprio quanto la nostra Carta fu “avveniristica” nell’indicare la strada della emancipazione delle donne da ogni forma di subalternità nella vita civile e professionale; d’altro canto il ripudio inequivocabile di ogni discriminazione razziale stava a significare una cesura netta e irrevocabile proprio con il vergognoso precedente delle leggi razziste del 1938. La nostra Costituzione ha dunque un dichiarato e profondo valore democratico e sociale, di definizione di diritti ma anche di stimolo alla rimozione degli ostacoli che ne impediscono la piena realizzazione. Questo spirito informatore le viene in linea diretta dall’antifascismo che animò la Resistenza contro il regime mussoliniano e l’invasore nazista. Tutta una pregiata tradizione di studi ha riconosciuto infatti nella Resistenza una “esperienza costituente”. Di contro all’illegalità, alla violenza e al culto della morte dell’Italia nazifascista le regole, le forme di partecipazione e di autogoverno realizzate già dalle formazioni di Resistenza, a mezzo anche della rete delle Repubbliche partigiane, prefiguravano un “nuovo ordine giuridico”, quello che sarebbe stato poi codificato dalla Costituzione del 1948. La radicale rottura con il mondo di prima era indispensabile. Il fascismo e poi il nazifascismo di Salò non erano stati infatti solo regimi dittatoriali, ma avevano costituito una vera e propria soluzione di continuità rispetto all’idea stessa di umanità. Era venuto meno quel consensus iuris che solo rende davvero civile una comunità umana; per questo un grande giurista come Silvio Trentin ha potuto scrivere che leggi come quelle “fascistissime” e a fortiori poi quelle razziste realizzavano addirittura “sul piano giuridico la contrapposizione – da tanto tempo scomparsa da ogni sistema di liliana segre - albertinidiritto – tra padroni e schiavi, con la messa fuori legge di questi ultimi”. Ecco, la mia vicenda personale compendia per così dire tutto ciò: sia la rottura proprio del consensus iuris ovvero del patto sociale, sia una condizione tragica di riduzione in schiavitù. Come mi è capitato infatti di ricordare in un intervento nell’Aula del Senato: “Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio”. L’autentico valore della nostra Costituzione potrà insomma essere apprezzato davvero solo in ragione di un approccio che abbia questo respiro, in cui il culto della legalità non vada mai disgiunto dalla memoria del tributo di sangue e di dolore che è costata la fondazione della nostra Res Publica. E proprio in questo spirito colgo l’occasione per ringraziare i funzionari e le funzionarie del Ministero della pubblica istruzione la cui sensibilità civile e pedagogica ha permesso, in occasione della definizione delle tracce per gli esami di Stato di quest’anno, di individuare due temi di particolare significato ed elevatezza, istituendo un patente nesso fra i due. Mi riferisco alle tracce per il tema di italiano, quella che riprende il passo del Giardino dei Finzi Contini in cui allo studente ebreo vengono chiuse le porte della biblioteca di Ferrara e, di contro, quell’autentico spalancamento delle porte della libertà e dignità umana rappresentato dall’art. 3 della nostra Costituzione. La forza delle idee è, oggi e sempre, l’estremo antemurale contro coloro che hanno la forza ma non la ragione.

Liliana Segre, da Razza e inGiustizia