Il richiamo alla terra
Tu Bishvat è una festa minore che col passare degli anni e dei secoli ha incrementato la sua importanza, perché, probabilmente per il suo carattere eminentemente agricolo, è stato un modo di richiamarsi alla terra di Israele, prima soltanto ad un livello puramente liturgico e religioso. Poi con l’evoluzione del Sionismo, da pura ideologia a realtà statale è un modo per richiamarsi ed aderire agli ideali del riscatto e della bonifica della terra abbandonata e divenuta un deserto.
Inizialmente Tu Bishvat era quasi soltanto la separazione “fiscale” per l’osservanza delle varie “decime”, che erano tasse che gli Israeliti (cioè tutte le tribù che non fossero Levi) dovevano versare con modalità varie e complicate a un complesso di beneficiari: Levi, Cohanim, poveri, il Santuario, con turni e modalità da far invidia alla moderna Agenzia delle Entrate!…Ma da quando nasceva e finiva l’obbligo annuale? A TuBishvat, appunto.
Nel 1600 la forma delle celebrazioni è diventata abbastanza definita grazie al lavoro di rav Itzhack Luria che a Safed con i suoi discepoli ha elaborato un seder simile a quello di Pesach. In particolare si usano mangiare i frutti che nella Torah vengono associati alla terra di Israele: frumento, orzo, uva, fichi, melograni, olive, datteri.
Su ognuna di queste specie ci sarebbero da scrivere decine di pagine, ma oggi ci limitiamo a qualche cenno sulle palme, i cui frutti, i datteri sono considerati dai commentatori come il “miele” della Terra Promessa citato nella Torah. Ancora oggi in Città Vecchia, a Gerusalemme, vendono una bevanda a base di spremuta di datteri. L’origine della Palma da datteri (Phoenix dactilifera) è ritenuta l’Africa Nord Orientale (Etiopia ed Eritrea) da dove sarebbe poi migrata a oriente verso Israele e la Mezzaluna fertile e poi ancora verso l’India.
Ma già ai tempi di David la palma doveva essere diffusa ed apprezzata, se il Salmista (salmo 92) canta “il giusto fiorirà come la palma….(i giusti) fioriranno negli atri (della casa) del nostro D-o”. D’altra parte della palma si utilizzano tutte le sue parti: il tronco,come materiale d costruzione, ma anche le grandi foglie (rigide e leggermente spinose) che servivano a coprire i tetti delle case, mentre i frutti, molto numerosi su ogni pianta, sono ricchi di zuccheri e sostanze nutritive che forniscono un buon sostentamento in una dieta necessariamente povera e poco variata come quella che si può produrre in un ambiente desertico. Le palme erano note agli Ebrei in Egitto e si consolano quando, poco dopo l’ inizio del viaggio trovano a Elim (sembra sul lato occidentale del deserto del Sinai) dodici fonti di acqua dolce e un frutteto di 70 palme (Es.: 15:27). Le palme per fruttificare in modo completo hanno bisogno di molto caldo, che non trovano sulla costa di Israele e che invece abbonda nella Valle del Giordano, sulla costa del Mar Morto, e nell’Aravà dove sviluppano frutti grandi e dolcissimi. E (Deuter.34:3) Mosé le vide e le notò vicino a Gerico, quando gli fu concesso di vedere la Terra Promessa dal monte Pisgàh. La coltivazione della palma nell’area di Gerico è testimoniata dai numerosi reperti di noccioli negli strati del 1600 a.E.V. e in quelli precedenti. Benché abbondanti in Egitto, sembra che le varietà che crescevano nella Terra Promessa fossero migliori e ricercate anche dagli egiziani, tanto che tra i trofei riportati in patria, il vittorioso Faraone Tutmosi III portò dalla Palestina anche la palma che introdusse in Egitto a fianco ( o in sostituzione) delle varietà locali.
La palma, con il suo pittoresco germoglio, dà il nome all’intero mazzo di piante simboliche che vengono utilizzate nella celebrazione di Sukkot, il lulav. Nehemia (8:14-15) ricorda che le fronde di palme venivano utilizzate per coprire le Sukkot festive. Le foglie di palma per le grandi dimensioni, e la forma elegante venivano anche utilizzate a scopo ornamentale: Salomone le raffigurò sui muri del Tempio che aveva edificato (1 Re, 6:29). Più tardi il trionfo dei Maccabei (1 Maccabei,13:51) fu salutato con rami di salice e foglie di palma.
L’albero di palma venne anche celebrato sulle monete coniate ai tempi della rivolta di Bar Kochba. E l’impiego delle fronde di palme si trasferì anche ai Cristiani, da un lato e ai Musulmani dall’altro.
Oggi le zone desertiche di Israele ospitano spesso larghe estensioni di palmeti che crescono rigogliosi e forniscono un prodotto di qualità molto apprezzati sia all’interno del paese che all’estero.
La qualità della varietà più apprezzata, la Medjoul, è migliorata con sapienti operazioni di potatura e diradamento , ottenendo un incremento delle dimensioni dei frutti e della qualità gustativa.
In Israele questa varietà una volta non esisteva, ma con un rocambolesca operazione fu importata dall’Iraq, attraverso l’Iran dello Scià. Moltiplicata con tecniche di laboratorio molto avanzate oggi è diffusa in tutto il Paese e alimenta una forte corrente di pregevole ed apprezzata esportazione di frutti.
Roberto Jona, agronomo