Antisemitismo, Corbyn lo tollera Sette deputati lasciano il Labour
La scissione è numericamente piccola ma potrebbe avere delle ripercussioni importanti sulla politica d’oltremanica: è quella portata aventi da sette deputati del Labour che ieri hanno annunciato la decisione di lasciare il partito per protesta contro la gestione del leader Jeremy Corbyn. “Non potevamo più restare, il Labour è diventato istituzionalmente antisemita e razzista”, “Corbyn è dalla parte sbagliata della Storia, dalla Russia, alla Siria al Venezuela”, “Sono furioso perché il mio partito sta facilitando la Brexit”, alcune delle motivazioni date dai deputati in rivolta, episodio di cui parlano tutti i principali quotidiani italiani. “A guidare la secessione sono Luciana Berger e Chuka Umunna. – scrive il Corriere – La prima è una deputata ebrea che ha subìto una feroce campagna di attacchi e intimidazioni e che ha accusato il partito di non averla difesa a sufficienza: e ieri ha detto di ‘vergognarsi a restare in un Labour che è diventato istituzionalmente antisemita’. Umunna è invece stato soprannominato in passato l”Obama britannico’ ed è uno dei principali sostenitori di un secondo referendum sulla Brexit: una opzione che Corbyn cerca di evitare in ogni modo”. Secondo il Sole 24 Ore proprio a causa della Brexit, potrebbe crearsi un fronte comune tra i Laburisti e i Tories contrari all’uscita. Intanto il partito della sinistra britannica continua a non fare pulizia sul fronte dell’antisemitismo: Repubblica, ricordando che “Corbyn non ha mai rinnegato il suo veleno anti-israeliano”, parla di un report interno secondo cui su 1000 indagini per antisemitismo solo 12 avrebbero portato a provvedimenti.
Gilet e antisemitismo. Continua il dibattito legato al movimento dei gilet gialli francesi, al loro antisemitismo e ai rapporti in Italia con il Movimento Cinque Stelle. “Ciò che i nostri spaesati rappresentanti forse non sapevano andandosi a impantanare in quella fanghiglia, è che già dallo scorso mese era nota una riunione avvenuta a Rungis, nei pressi di Parigi, nella quale si erano ritrovati noti esponenti dell’estrema destra, comprese robuste frange antisemite. – scrive su Repubblica Corrado Augias – L’aggressione a Finkielkraut non è arrivata dunque all’improvviso. È stato ingiuriato in quanto ebreo nonostante le sue iniziali simpatie per i gilet gialli. Uno degli insulti può essere ritenuto esemplare: ‘Il popolo siamo noi, il popolo ti punirà’”. Mattia Feltri e Giuliano Ferrara, rispettivamente su La Stampa e il Foglio, nell’esprimere solidarietà a Finkielkraut, ricordando il suo iniziale apprezzamento per i gilet gialli e come sia sempre necessaria cautela verso questo tipo di movimenti di protesta. Per il filosofo francese Robert Redeker, intervistato dal Foglio, l’attacco al collega rappresenta “il nuovo antisemitismo islamo-goscista. Non si nasconde più. È una fusione di tre elementi: l’antisemitismo tradizionale di estrema destra, l’anticapitalismo di estrema sinistra (il famoso ‘socialismo degli imbecilli’) e l’islamismo”. Intanto stasera alle 19 in place de la République a Parigi si terrà una grande manifestazione contro l’antisemitismo, indetta da 14 partiti politici – il Rassemblement national di Marine Le Pen non partecipa – dopo i tanti e accertati episodi di razzismo contro gli ebrei delle ultime settimane.
Gilet e violenza. “La questione della violenza accompagna il movimento dei gilet gialli sin dalla sua nascita, ma adesso diventa ancora più centrale perché i radicali sembrano prendere il sopravvento”, scrive il Corriere, intervistando una delle leader moderate del movimento, Ingrid Levavasseur. “Sta andando tutto in pezzi”, afferma Levavasseur, bersaglio lei stessa di attacchi in odore di antisemitismo. “Tra chi urlava contro di me c’era una donna dal profilo arabo e ho visto raramente così tanto odio. – afferma la donna – Su Twitter esistono ormai dei “gilet gialli musulmani”, che è strano perché il nostro movimento voleva trascendere le affiliazioni confessionali… Ma ecco dove siamo arrivati. Ho vissuto lo stesso tipo di violenza verbale di Alain Finkielkraut, scatenata da persone dal profilo arabo, in maggioranza. E mi fa ancora più male, perché l’antirazzismo è una battaglia vitale per me. Vorrei riconciliare tutti i francesi”.
Israele e Polonia, scontro diplomatico e di Memoria. Dopo il ritiro della Polonia in polemica con la diplomazia israeliana, il vertice a Gerusalemme con i quattro Paesi del gruppo di Visegrád è stato annullato. “La frase del neoministro degli Esteri israeliano Yisael Katz ha fatto precipitare la nuova crisi fra Polonia e Israele” scrive La Stampa ricordando le parole di Katz (I polacchi “succhiano antisemitismo con il latte materno”, una citazione dell’ex premier Yitzhak Shamir). “Una posizione estrema, – afferma il quotidiano – che è stata condannata anche dai leader della comunità ebraica in Polonia, a partire dal rabbino capo Michael Schudrich, perché ‘non rende giustizia alle migliaia di polacchi onorati allo Yad Vashem per aver aiutato gli ebrei durante l’Olocausto’”. E ora “a Gerusalemme – scrive il Foglio parlando della scelta polacca di non partecipare – ci saranno soltanto tre bilaterali: Netanyahu-Orbán, premier ungherese; Netanyahu-Babis, premier ceco; Netanyahu-Pellegrino, premier slovacco”.
Milano ricorda Herbert Pagani. Al Teatro Litta di Milano è andato in scena un omaggio all’artista Herbert Pagani, attraverso lo spettacolo Un cuore per capire, promosso dagli Amici del Cdec (la Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea). Un recital ideato e messo in scena da Ketty Di Porto (anche voce narrante) in collaborazione con Paola Traverso, ricorda oggi Avvenire.
Roma, viaggio di Memoria. Dal 22 al 28 marzo oltre 400 studenti di terza media provenienti da 14 Comuni della provincia di Roma prenderanno parte al Viaggio della Memoria “Ora, noi testimoni” patrocinato dal Consiglio regionale del Lazio (Messaggero Roma).
Torino, ricordando Amos Oz. Sarà rileggendo alcune delle sue pagine fondamentali che prenderà forma la serata “Ricordando Amos Oz – Una storia di amore e di scrittura” alla Comunità ebraica (piazzetta primo Levi 12). Con le testimonianze di Elena Loewenthal, Giorgio Berruto e Beatrice Hirsh e l’introduzione di David Sorani (La Stampa Torino).
Moshe Idel e la mistica. Su Avvenire Massimo Giuliani parla dell’ultimo libro di Moshe Idel Catene incantate. Tecniche e rituali della mistica ebraica, appena edito da Morcelliana. “Un libro impegnativo ma affascinante, – scrive Giuliani – scientifico e nondimeno capace di illuminare la storia dell’ebraismo medievale e rinascimentale, senza la quale si fatica a comprendere anche il fenomeno mistico più diffuso e popolare, arrivato a noi attraverso la divulgazione di Buber, il chassidismo. Mistica come tecnica, come ‘esercizio spirituale’ nel significato moderno del termine”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked