Knesset, chi entra e chi rimane fuori
Mentre il Primo ministro Benjamin Netanyahu, chiaro vincitore di queste elezioni israeliane, prosegue il suo lavoro per formare la propria coalizione, gli altri partiti tirano le somme e cercano di capire come rimettersi in piedi. In queste ore i leader della Nuova Destra, Ayelet Shaked e Naftali Bennett hanno chiesto il riconteggio dei voti: il loro partito è stato uno dei grandi esclusi di questa tornata elettorale, non avendo superato di poco la soglia del 3,25%. Intanto, secondo i dati dell’ultimo scrutinio, c’è stato un piccolo cambiamento nella distribuzione dei seggi che però non incide molto sulla situazione generale: il partito di sinistra Meretz sembra infatti aver guadagnato un posto in più alla Knesset mentre uno in meno è stato assegnato a Yahadut HaTorah, uno dei due partiti haredi, passato da 8 a 7. Grande sconfitto anche il partito laburista, con il leader Avi Gabbay sotto forte pressione: il segretario generale del partito Eran Hermoni ha infatti chiesto a Gabbay di dimettersi. “Ho chiarito a Gabbay che, visti i devastanti risultati elettorali, deve assumersi la responsabilità e dimettersi immediatamente dalla carica di presidente del partito laburista”, il commento di Hermoni riportato da Aurtz 13. “Le dimissioni di Gabbay non saranno la salvezza del partito, ma senza di esse non potremo iniziare a lavorare alla ricostruzione del partito”, ha affermato il segretario laburista. Il partito ha perso 18 seggi in quattro anni, con i suoi voti cannibalizzati da Kachol Lavan di Benny Gantz. Quest’ultimo ha riconosciuto la sconfitta: “rispettiamo la decisione del popolo”. “Abbiamo raggiunto un risultato straordinario. Oltre un milione di persone ha scelto una scheda elettorale di una fazione che fino a 10 settimane fa neanche esisteva – ha detto Gantz. Abbiamo stabilito una vera alternativa al governo”. Alternativa che è ora chiamata all’opposizione.
Tornando ai vincitori, secondo l’ex presidente di coalizione David Bitan il Likud “non terrà la Difesa e le Finanze” ma darà i due ministeri chiave ai suoi alleati. Commenti che sembrano però contraddire le notizie precedenti secondo cui il Primo Ministro Netanyahu stava considerando di tenere per sé il portafoglio della Difesa.
Secondo il Canale 12 Netanyahu sta anche esaminando la possibilità che Kulanu, guidato dall’ex ministro del Likud Moshe Kahlon, e Yisrael Beytenu, guidato da Avigdor Lieberman, ex attivista del Likud ed ex aiutante di Netanyahu, si uniscano alle fila del Likud, portandolo alla Knesset a 44 seggi. “Il report – scrive Times of Israel – ha scatenato fughe di notizie dall’interno del Likud che hanno suggerito che gli attivisti di partito erano restii a lasciare che Lieberman, critico di lunga data di Netanyahu, ritorni all’ovile. Ma Kahlon, che non ha bruciato ponti con la sua precedente fazione e ha dimostrato la sua forza politica martedì anche in un’elezione che ha visto un massiccio affollamento di elettori di destra al Likud, sarebbe il benvenuto”.