Israele, nella top 10 dell’innovazione
Un nuovo riconoscimento per la capacità israeliana di investire nel suo futuro è arrivato in questi giorni. Israele è infatti stato inserito per la prima volta nella top 10 del Global Innovation Index, un’indagine pubblicata dalla prestigiosa Cornell University assieme all’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale che registra – attraverso diversi indicatori – il grado di innovazione dei diversi paesi del mondo.
Un indicatore in cui Israele è particolarmente forte è la business sophistication (terza posizione a livello mondiale): questa mette in relazione la qualità delle reti commerciali complessive di un paese e la qualità delle operazioni e delle strategie delle singole imprese. Altri elementi importanti e in cui Israele è ai vertici sono: la cooperazione tra industria e istruzione superiore (secondo posto), gli investimenti stranieri in R&S (terzo posto) e la partecipazione delle donne alla forza lavoro altamente qualificata (terzo posto). Il paese mantiene la prima posizione, spiega il report, in una serie di indicatori importanti, come l’esportazione di servizi nel settore Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione; il recruiting di talenti per l’impresa; la creazione di applicazioni mobili.
In questa classifica in cui l’Italia si trova al 30esimo posto, vengono elencati anche i punti di debolezza d’Israele, tra cui la carenza di grandi infrastrutture e di investimenti governativi per studente (56° posto). E riguardo all’educazione, si sottolineano i risultati non eccezionali dei giovani israeliani nel test Pisa (Programma per la valutazione internazionale dello studente). Su questo punto si è aperto un confronto in Israele, con la preoccupazione di alcuni esperti per il livello del sistema educativo del paese. Tra i più allarmati, Dan Ben-David, professore di Economia all’Università di Tel Aviv e fondatore della Shoresh Institution for Socioeconomic Research. “Quando guardiamo al futuro di Israele, la metà dei bambini oggi riceve un’istruzione da terzo mondo. – la denuncia di Ben-David, intervistato dal Times Of Israele – I bambini Haredi [ultra-ortodossi], che non imparano materie fondamentali come la matematica, le scienze, la lettura e l’inglese, appartengono alle fasce di popolazione in più rapida crescita. È un dato insostenibile”.
Secondo Ben-David – autore di un’indagine pubblicata nel maggio scorso dal titolo “Due guerre e la demografia-Una visione a lungo termine delle recenti elezioni israeliane” – Israele deve fare maggiormente attenzione all’educazione, in particolare delle fasce considerate più deboli, se vuole rimanere tra i paesi più avanzati. “Ben-David – spiega il Times of Israel – cita ricerche che dimostrano come i bambini che non studiano materie fondamentali durante l’infanzia, come accade per la maggior parte dei bambini Haredi, molto difficilmente entreranno in professioni come la medicina, l’architettura o l’ingegneria, essenziali per l’economia moderna. Non che la situazione dei bambini israeliani non Haredi sia significativamente migliore.- continua il sito di informazione – I dati mostrano che le scuole israeliane sono tra le peggiori del mondo sviluppato. I risultati nelle materie curricolari fondamentali come la matematica, le scienze e la lettura collocano Israele al 24° posto su 25 paesi sviluppati (paesi Ocse), senza contare nemmeno gli Haredim, che non sostengono i test internazionali”. Per mantenere quindi risultati eccellenti e rimanere ai primi posti nelle classifiche internazionali, spiega Ben-David, servono nuovi e ingenti investimenti sul settore scolastico.