Israele, il giorno delle elezioni

rassegnaUrne nuovamente aperte in Israele per il secondo tentativo in un anno – dopo le elezioni di aprile – di eleggere i 120 membri della Knesset e dare un volto alla prossima maggioranza di governo del Paese. Tante le incognite sul voto, analizzato ampiamente dai quotidiani italiani e internazionali. La lettura più diffusa parla di una elezione-referendum sull’attuale Premier Benjamin Netanyahu: il corrispondente dell’Economist Anshel Pfeffer al Foglio sostiene che sia Netanyahu stesso “a trasformare ogni appuntamento elettorale in un referendum sul suo potere. L’unico modo che conosce per correre in un’elezione è renderla un voto su se stesso”. Intanto secondo i sondaggi – da usare con cautela – il suo partito otterrà 32 seggi, tanti quanto lo sfidante Benny Gantz di Kachol Lavan (Blu e Bianco). Repubblica e Sole 24 Ore sottolineano il ruolo di ago della bilancia di Avigdor Lieberman, capo del partito Israel Beitenu, che dopo aver fatto saltare ad aprile il banco e aver scelto di non entrare nella coalizione di Netanyahu si prepara a un nuovo ruolo decisivo in questa tornata elettorale: il suo intento dichiarato, un governo di unità nazionale assieme a Kachol Lavan e il Likud ma senza Netanyahu. Tra chi è sceso nella piazza politica in chiave anti-leader del Likud, c’è la nipote di Yitzhak Rabin, Noa, intervistata oggi dal Corriere e candidatasi per la prima volta con la sinistra di Meretz (contro Netanyahu anche le voci raccolte da Repubblica sul confine nord d’Israele). Per Fabio Nicolucci sul Mattino le elezioni israeliane avranno un ruolo anche negli Stati Uniti: una eventuale vittoria di Netanyahu, la sua lettura, darebbe nuova linfa ai sostenitori oltreoceano di Trump, fortemente legato all’attuale Premier israeliano. Centrale in ogni caso il dibattito sulla sicurezza, come ricorda il Giornale, mentre “incerto – scrivono sul Secolo XIX Alfredo De Girolamo ed Enrico Catassi – resta il livello di coinvolgimento degli arabi israeliani, storicamente distaccati e disinteressati, e il risultato dei due partiti del centro-sinistra, alla prova del giudizio del limite della soglia di sbarramento”.

L’Iran e l’attacco al petrolio. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere di avere prove che dimostrano come dietro gli attacchi al petrolio saudita ci sia l’Iran. Il presidente Donald Trump ha affermato che gli Usa sono “pronti e armati”, per reagire agli attacchi contro le raffinerie di Aramco, colpite tre giorni fa da droni che si sono abbattuti su un campo petrolifero e un grande impianto di processamento, riporta La Stampa. Secondo l’analista francese Gilles Kepel, intervistato da Repubblica, non ci sarà però nessun conflitto: “L’aumento delle tensioni porterà a un nuovo negoziato” tra Iran e Usa, la sua previsione.

Informazione libera. “Rivolgo la mia solidarietà a Gad Lerner per gli attacchi antisemiti. Tutti rappresentanti istituzionali che hanno a cuore le sorti della stampa, e quindi della democrazia, debbono aprire una nuova stagione, mettendo fine a quella segnata dall’odio e dagli attacchi al mondo dell’informazione”, così il sottosegretario all’editoria Andrea Martella in un’intervista a Repubblica, commentando gli attacchi con epiteti antisemiti ricevuti dal giornalista durante la manifestazione della Lega a Pontida (dove è stato attaccato anche un operatore di Repubblica tv). “La Lega non è antisemita o non lo è mai stata, a parte certe sue frange ‘eurasiatiche’, parte integrante del cerchio magico salviniano, e l’episodio di domenica può essere derubricato a incidente di percorso. – scrive Maurizio Crippa sul Foglio – Non senza notare che due gravi episodi di demagogia e antisemitismo, su un prato solo, non fanno una prova ma sono più che un indizio. Perché il leader della Lega acclamato e riconfermato a grida di popolo non ha fatto neppure finta di ridimensionare l’accaduto”. Di violenza incoraggiata parla invece Paolo Guzzanti in una lettera pubblicata da Repubblica.

Migranti torturati, tre arresti a Messina. La Dda di Palermo ha disposto il fermo a Messina di tre persone accusate di sequestro di persona, tratta di esseri umani e tortura. Avrebbero trattenuto in un campo di prigionia libico decine di profughi pronti a partire per l’Italia. Testimoni che li hanno identificati hanno raccontato di essere stati torturati, picchiati e di aver visto morire compagni di prigionia, come riporta oggi il Corriere.

Violenza da stadio. Dodici tra capi ultrà della curva della Juventus sono stati arrestati a Torino con l’accusa di pressioni e minacce a club e tifosi al fine di istituire un “controllo militare” della curva bianconera (Gazzetta dello Sport). Gli arrestati pretendevano biglietti e magliette gratis minacciando altrimenti di inscenare cori razzisti, esposizione di striscioni offensivi, e sciopero del tifo per causare danno di immagine al club (La Stampa). “Agnelli giudeo”, “nella Juve che vorrei prezzi onesti e meno ebrei”: le scritte che, scrive il Giornale, fioriscono intorno allo stadio quando i ricatti non vengono accolti.

Calcio e stupidità razzista. Due episodi vengono riportati sui quotidiani nazionali che legano ancora una volta calcio e razzismo: la frase razzista di un opinionista di una rete locale contro il giocatore dell’Inter Lukaku e i cori della curva del Verona contro il giocatore del Milan Kessié. Su quest’ultimo caso, diversi quotidiani stigmatizzano la reazione della società che in un comunicato fa finta di non aver sentito i vergognosi cori dei suoi tifosi (Corriere della Sera e Gazzetta).

Torino ricorda Rita Levi Montalcini. “Due vite per la ricerca” il titolo della conferenza dedicata a Rita Levi Montalcini organizzato nel pomeriggio all’Accademia di medicina di Torino. Ad intervenire, tra gli altri, lo psicanalista David Meghnagi e la nipote Piera Levi Montalcini (Repubblica Torino).

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked