Epidemie e complotti
Tutte le grandi epidemie della storia sono state accompagnate dall’idea che all’origine del male vi fosse una precisa volontà dell’uomo, volta a propagarle e trasmetterle. Sappiamo che la grande epidemia di peste del 1348, la Morte Nera, fu attribuita agli ebrei e accompagnata da pogrom e distruzioni di intere comunità. Ma gli ebrei non furono le uniche vittime delle grandi paure scatenate dalle epidemie. La diffusione della lebbra nel Medioevo, ad esempio, non fu attribuita agli ebrei, anche se non mancarono teorie in questo senso, ma soprattutto alla malvagità di chi ne era colpito. La sifilide, che divampò alla fine del Quattrocento in Europa in forma virulenta ed epidemica, fu anch’essa, in alcune teorie, attribuita agli ebrei (anzi, ai marrani di origine spagnola), senza per questo dare il via a pogrom e violenze. Nel Seicento, come ben ci racconta Manzoni, la peste fu attribuita agli untori, senza distinguerne origine o nazione. Il colera, che divampò nell’Ottocento, fu attribuito ai governi, che volevano disfarsi dei poveri. Qualcosa di simile fu detto, solo un secolo fa, della grande epidemia di spagnola, scoppiata alla fine della prima guerra mondiale: un modo inventati dai governi per disfarsi della povera gente, ora che non c’era più la guerra a farlo. Ed oggi? Siamo abbastanza razionali e smaliziati da non cadere nelle teorie complottiste? Speriamo. Qua e là, tuttavia, simili teorie filtrano nei social. Di ebrei non si parla molto, ma di complotti dei ricchi contro i poveri, o degli interessi delle case farmaceutiche si comincia a parlare di più, sulla strada tracciata dalle epidemie di colera e di spagnola. Segno che, anche in un mondo in cui tutti più o meno disquisiscono delle curve del contagio e delle sue modalità come se fossero laureati in medicina, le leggende e le fake news continuano ad avere una notevole audience.
Anna Foa
(30 marzo 2020)