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Love is not tourism

“L’amore non è turismo” è il nome scelto da un movimento sovranazionale che sta tentando di sollevare il problema delle coppie forzatamente separate che non possono ricongiungersi viste le restrizioni negli spostamenti internazionali. Mentre per le coppie italiane il sacrificio non è durato tantissimo, e si sono lette davvero troppe cronache piagnucolose, per le altre non si vede una soluzione nel breve periodo. In Italia si è fatta carico del problema la mai abbastanza lodata senatrice Emma Bonino, una delle poche voci autorevoli del Parlamento italiano. Se, come sembra, la sua volontà sarà esaudita nel prossimo decreto del Presidente del Consiglio sarebbe una notizia di cui rallegrarsi, ma troverebbe conferma un dato che allegro non è: l’amore, nella graduatorie delle priorità della nostra società, arriva per ultimo. Addirittura dopo la scuola, non c’è che dire. Prima è naturalmente il cibo e il lamento connesso dello chef pluristellato, poi le discoteche. La storia e la cultura ebraica puntano da secoli sulla scuola, che come mi è capitato già di scrivere vive grazie al respiro degli studenti, ma non dimentichiamo che da Qoheleth in giù il mondo va avanti e rincorre la felicità grazie alle tenerezze degli innamorati. In fondo l’insegnamento altro non è che un frammento di un discorso amoroso.

Alberto Cavaglion

(9 settembre 2020)