RUSSIA – La morte in carcere di Kushnir, pianista dissidente

Iosif Stalin aveva tra gli altri un piano per gli ebrei russi: trasferirli tutti nella regione di Birobidzhan, all’estremo margine della Russia asiatica. Un controverso progetto naufragato con la morte del dittatore, anche se fino al crollo dell’Unione Sovietica la componente ebraica ha avuto un impatto significativo sulla vita e cultura locale. Poi, con la fine del regime, in tanti hanno scelto di lasciare il paese.
Nella città di Birobidzhan abitano oggi poco più di 70mila persone e gli ebrei sono poche centinaia, una piccola minoranza rispetto ad altre identità etniche e religiose. Faceva parte di quel mondo l’attivista per la pace Pavel Kushnir, 39 anni, morto in un carcere cittadino dopo uno sciopero della fame e della sete durato cinque giorni. L’uomo, di professione pianista, era stato arrestato in maggio dopo aver espresso il suo dissenso sull’aggressione militare dell’Ucraina. Sul suo canale Youtube aveva detto: «La vita è quello che non esisterà mai sotto il fascismo: libertà, creazione, sincerità, verità, bellezza e volto umano». Era ancora in attesa di giudizio.
Formatosi al conservatorio Chaikovsky di Mosca, dal 2023 Kushnir suonava nella Filarmonica regionale di Birobizhan. La sua morte è stata annunciata dalla madre, Irina Levina, e secondo quando riportano alcuni organi di informazione sarebbe avvenuta prima maxi scambio di prigionieri tra Usa e Russia. Altrimenti Kushnir «avrebbe potuto salvarsi», ha commentato un attivista ebreo a ynet.