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L'Unione informa
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9 dicembre 2008 - 12 Chislev 5769 |
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alef/tav |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino |
Si
è concluso ieri a Parma il Mokèd autunnale organizzato dal Dipartimento
Educazione e Cultura dell’Ucei che ha visto la partecipazione di un
centinaio di persone provenienti da molte Comunità italiane. Durante
l’incontro si è svolto un convegno che ha affrontato con autorevoli
studiosi e intellettuali, non solo italiani, il tema del nostro
rapporto con lo Stato di Israele a 60 anni dalla sua fondazione. Il
tema è stato finalmente affrontato sotto una prospettiva inedita.
I relatori hanno evidenziato come lo Stato di Israele è stato il
prodotto di un movimento di pensiero ebraico, minoritario e spesso
contrastato, che costituisce ancora una grande sfida intellettuale,
sociale e religiosa per l’intero ebraismo sviluppatosi nel corso dei
secoli come realtà diasporica. Queste considerazioni ci indicano come
il programma sionistico non significa la fine, ma l’inizio di nuove
sfide e perenni interrogativi per il pensiero ebraico. Israele ci
ripropone incessantemente la sfida di rilegare cielo e terra mediante
quella scala sognata dal nostro padre Jaakov. |
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Nutro tanti
sentimenti verso Israele, una specie di groviglio emotivo che fatico il
più delle volte a dipanare. Ma c'è qualcosa che non esito a definire
con le parole, e che nella sua nitidezza è eloquente, carica di
significati. Verso Israele ho tanti sentimenti. Uno di essi è la
fiducia. Di recente lassù mi è capitato di vedere un nuovo adesivo, di
quelli che segnano la politica "militante" dell'uomo comune e si
appiccicano sul paraurti delle auto. Ho già visto "Shalom, Chaver", che
fu l'addio a Rabin, e anche "Il popolo è con il Golan" per chi si
oppone al ritiro. Ora c'è anche "un ebreo non caccia un altro ebreo",
ed è chiaro riferimento allo sgombero delle colonie. Malgrado questa
ingiunzione, e malgrado quello che su questa finestra segnalava ieri
Anna Foa, i coloni abusivi di Hebron sono stati sgomberati, perché,
come ha detto qualcuno in questa precisa occasione, "in Israele prevale
il diritto". Una sentenza di tribunale ingiungeva lo sgombero, e lo
sgombero c'è stato - a costo di disordini, violenze, proteste. Certo,
non è una bella notizia. Ma per quanto mi riguarda, conferma la fiducia
che nutro verso Israele. . |
Elena Loewenthal,
scrittrice |
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pilpul |
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La legalità di Israele e lo Stato di Giudea
Alla morte di Re
Salomone, il suo dominio fu suddiviso fra il Regno di Israele a nord e
il Regno di Giudea a sud. Quella scissione segnò l’inizio di una
decadenza che si concluse prima con la conquista degli Assiri e, due
secoli dopo, con la caduta del Primo Tempio e l’esilio babilonese.
L’odierno Stato di Israele esiste da 60 anni ma, osservando le scene
dell’occupazione non autorizzata e dello sgombero forzato di una casa a
Hebron, si ha l’impressione che in certi ambienti sia in atto il
movimento costituente dello Stato di Giudea: un’entità che non
riconosce la legalità di Israele, incluse le sue forze armate, e ha una
propria politica alternativa, di alto profilo mediatico e non aliena
dall’uso delle armi. Ciò avviene dopo 40 anni di "laissez faire" da
parte di chi non ha voluto o saputo chiarire senza equivoci che una e
indivisibile è la sovranità dello Stato d’Israele, una la sua legge,
una la sua forza dell’ordine, uno il suo interesse geopolitico. La
metaforica scissione fra Israele e Giudea è ancora impensabile, ci
auguriamo, ma una riflessione in proposito sarebbe opportuna da parte
di tutti.
Sergio Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme |
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rassegna stampa |
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Nella giornata in cui
le prime pagine esaltano il recupero delle Borse, stimolate dal nuovo
“New Deal” di Obama, la rassegna trova il punto più importante nella
pubblicazione dei diari di Papa Giovanni XXIII.
La Stampa
affida a Luigi La Spina, con richiamo in prima, il racconto dei diari.
Pontefice dal ‘58 al ‘63, ma prima protagonista di una lunga carriera
ecclesiastica, Papa Roncalli iniziò il suo diario a 18 anni, e
riportò dunque la sua ascesa, i suoi colloqui. Tra questi, di rilevanza
assoluta sono le note sul rapporto tra Vaticano, fascismo e nazismo. Il
10 ottobre 1941 Roncalli incontra Papa Pio XII, e scrive: “Mi chiese se
il suo silenzio circa il contegno del nazismo non è giudicato male”.
Scrive della domanda, Roncalli, ma non svela la sua risposta. Nota La
Spina: “Contano più le assenze delle presenze”. Ancora, nel 1940
Roncalli definisce Hitler un “anormale di eccezione”. Al ritiro di
Mussolini, nel 1943: “Non getterò pietre contro di lui. Anche per lui
sic transit gloria mundi. Ma il gran bene da lui fatto all’Italia
resta: il ritirarsi così è espiazione di qualche suo errore”. Qualcosa
in più svela al quotidiano di Torino (La Stampa)
, nell’intervista a Giacomo Galeazzi, l’ex segretario del Papa,
l’arcivescovo Loris Capovilla. Sul silenzio di Pio XII, spiega: “In
Vaticano arrivavano gravi informazioni. Pio XII aveva il dubbio che,
parlandone, avrebbe peggiorato la situazione”.
Dopo la condanna del Primo ministro dimissionario Ehud Olmert sulle violenze degli ultranazionalisti su cittadini palestinesi, Liberazione
dedica un fondo alla “deriva dello Stato Ebraico”. Francesca Maretta
parte raccontando di una scuola elementare a sud di Tel Aviv dove
“oltre che i bambini durante la ricreazione, litigano i genitori”.
Motivo dello scontro, quelle che in Italia chiamiamo da qualche mese le
classi-ponte. “Non vogliamo gli arabi nella nostra scuola”, dice una
mamma al quotidiano comunista. “Si tratta dell’ennesimo episodio
emblematico di ‘discriminazione sistematica’ che domina la società
israeliana” continua, citando il rapporto sul rispetto dei diritti
umani in Israele dell’Acri. Israele è, “tra le società occidentali,
quella maggiormente permeata di ingiustizia sociale dopo gli Stati
Uniti”. Di Medioriente si occupa anche l’International Herald Tribune:
dopo Mumbai “non vedremo più - dice in un’editoriale Rober D. Kaplan -
il Sud Asia staccato dal Medioriente. Ora c’è un lungo continuum dal
Mediterraneo al Burma. Il Medioriente è tornato a ciò che era secoli
fa, non per gli antichi odii ma ma per la globalizzazione. La miglior
strategia - chiude - è di essere in tutti i posti allo stesso tempo,
non necessariamente con i soldati, ma con tutta l’energia e
l’attenzione della nostra sicurezza”.
Ancora spazio per la Chiesa, nella rassegna quotidiana. Europa
si occupa della presenza cristiana nei paesi mediorentali, che
potrebbero “potrebbero ridursi nei prossimi 15-20 anni” e scomparire
“quasi del tutto”. “A rischio estinzione” titola invece ItaliaOggi, parlando delle scuole cattoliche, che hanno perso “due milioni di alunni in tre anni, in Europa”.
La
cronaca offre, dalla Francia, la notizia delle tombe di soldati
musulmani profanate a Notre Dame de Lorette, nel Nord. Ma secondo il
free press DNews,
le scritte naziste sono finite anche su una ventina di sepolcri ebraici
ad Arras. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha definito l’attacco
“ripugnante”. Su Repubblica
Alessandra Longo racconta della polemica triestina sull’intitolazione
di una scala al franchista e fascista Mario Granbassi, morto in Spagna
nel 1939. Il comitato di professori “cittadini liberi e uguali”
protesta anche perchè sostiene che attualmente la scalinata è
intitolata a Giuseppe Revere, “patriota triestino”, mazziniano, ed
ebreo. A Roma ha fatto rumore invece la mancata concessione di piazza
Vittorio alla comunità musulmana per le preghiere di una delle feste
più importanti del calendario islamico: ne parlano E Polis e Il Messaggero.
Infine,
continuano le polemiche sull’asse cinema-nazismo. In America il debutto
di “The Reader” di Stephen Dadry, uscito “in tempo massimo” per gli
Oscar, ironizza su Libero
Giorgio Carbone, ha scandalizzato per la scelta di spogliare Kate
Winslet, un’ex kapò nazista. “I critici hanno stroncato The Reader -
scrive Carbone -. Non perchè è brutto (magari lo è). Ma perché ‘offende
l’Olocausto’. Il massacro degli ebrei non sarebbe presentato nella sua
dimensione tragica”. “Mischiare il diavolo e l'acquasanta - sentenzia
il critico - il porno soft e l'argomento più amato anzi venerato
(l'Olocausto) dai soloni dell'Accademia delle Arti e delle scienze, s'è
rivelato un'imprudenza imperdonabile”.
Beniamino Pagliaro
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notizieflash
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Il Likud sbilanciato dai “falchi” non è più un partito di centro Tel Aviv, 9 dic - Tipzi Livni leader del partito di Kadima crititca il Likud. “Il
Likud ha dimostrato di essere un partito molto sbilanciato a destra"
non potrà secondo la leader trovare alcuna intensa con i palestinesi. Le
critiche sono motivate dalla presenza di una folta schiera di “falchi”
nella lista dei candidati alle elezioni primarie del Likud. La
leadership di Benyamin Netanyahu - che sperava di poter presentare una
lista di impostazione centrista - non è stata oggetto di voto. La
presenza dei falchi si registra fin dalle prime posizione nella
graduatoria delle primarie con Ghilad Erdan, Reuven Rivlin e Benyamin
Begin, tutti dichiaratamente ostili nel 2005 alla politica di Ariel
Sharon per il ritiro unilaterale da Gaza. Il principale esponente della
linea moderata del Likud, l'ex ministro degli esteri Silvan Shalom, ha
conquistato solo il settimo posto, seguito da altri due "falchi": l'ex
capo di stato di maggiore generale (riserva) Moshe Yaalon e l'ex
presidente della Commissione affari esteri e difesa Yuval Steinitz. Ma
la preoccupazione principale per Netanyahu sembra essere rappresentata
dal numero 20 della lista, Moshe Feiglin, molto vicino al movimento dei
coloni e in passato leader di un gruppo di protesta di estrema destra,
Zu Arzenu.
Gaza: Hamas invia messaggi di guerra Tel Aviv, 8 dic - La
fine della tregua, concordata sei mesi fa, con la mediazione egiziana,
potrebbe essere vicina – questa l'interpretazione di Israele dei
continui messaggi a carattere militare di Hamas. A Gaza è stato
distribuito un poster che mostra in primo piano un miliziano armato di
Hamas, sullo sfondo compaiono la Moschea al-Aqsa di Gerusalemme, un
folla di sostenitori di Hamas e la galleria dei leader del Movimento.
Su YouTube sostenitori di Hamas hanno diffuso un video che mostra l'
esercitazione di un reparto militare di Hamas mentre "tende una
imboscata ad una pattuglia israeliana". Nel video i soldati di Israele
sono sorpresi dal fuoco di mortai, poi colpiti da più parti da raffiche
di arma automatica e quindi finiti da distanza ravvicinata. Nuovi
incidenti intanto sono stati registrati nella Striscia, e i valichi
commerciali di transito con Israele sono rimasti chiusi. Fonti
militari a Tel Aviv riferiscono che da Gaza è stato lanciato un razzo
verso Israele, che è tuttavia caduto all' interno della Striscia. Lungo
i reticolati di confine della Striscia, di fronte al kibbutz israeliano
di Beeri, una pattuglia israeliana ha inoltre scoperto tre ordigni in
procinto di esplodere, che sono stati neutralizzati da artificieri
dell'esercito. Un portavoce delle brigate Ezzedin al-Qassam,
braccio armato di Hamas, ha riferito che una jeep israeliana è stata
colpita dal fuoco palestinese, gli israeliani non confermano.
Israele: sgominato racket di medicanti al Muro del Pianto Gerusalemme, 8 dic - La malavita in Israele ha messo le radici nel luogo più sacro “Il Muro del Pianto”. “Grazie
a un'agente di polizia israeliana fintosi mendicante, è stato possibile
identificare e sgominare un' organizzazione criminale che, indifferente
alla santità del luogo, ricattava i mendicanti e prelevava gran parte
dei loro incassi” - questo quanto riferito da un ufficiale della
polizia israeliana alla radio militare. La stima degli introiti
dei malviventi è stata calcolata intorno alla decina di migliaia di
shekel al mese, equivalenti a circa duemila euro. |
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