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    11 dicembre 2008 - 14 Chislev 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
Leggeremo questo Shabbat la storia del ritorno del patriarca Yaakov nella sua terra. L'inizio del racconto è drammatico perché parla dei timori dell'incontro con il fratello Esav, con il quale c'era stata la storia della primogenitura. Ogni dettaglio di questo racconto è significativo, se lo si legge nella prospettiva che guida l'interpretazione tradizionale, secondo la quale "i fatti dei padri sono un segno per i figli". Non sono solo due fratelli che si incontrano o si scontrano (secondo uno schema che si ripete con tante varianti nel racconto biblico) ma due popoli, due culture, due modi di concepire l'esistenza nel corso di una storia che dura fino ad oggi. La relazione con quello che per noi è il "fratello maggiore" va studiata e vissuta con tutta la complessità con cui si presenta, nella quale non ci sono semplicisticamente buoni da una parte e cattivi dall'altra, ma persone e popoli in cui tutti gli aspetti della natura umana sono presenti. 
Per diversi anni dopo la Seconda guerra mondiale, la presenza ebraica nel Parlamento italiano fu notevole e attiva, soprattutto nelle file della Sinistra. Dopo la Guerra dei Sei Giorni, con la radicalizzazione del discorso pubblico su Israele e sul mondo ebraico, avveniva una sorta di metaforica “pulizia etnica” e quasi scompariva la voce ebraica a Palazzo Madama e a Montecitorio. Negli ultimi anni gli ebrei italiani ritornano alla politica. Un importante esempio è la mozione presentata da Fiamma Nirenstein con l’adesione di Alessandro Ruben, Emanuele Fiano e altri colleghi, e approvata all’unanimità dalla Camera, sulle direttive del Governo italiano in vista della Conferenza mondiale dell’ONU contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza, prevista a Ginevra nell’aprile 2009 (“Durban 2”). Si tratta di evitare il ripetersi di *Durban 2001, che divenne un processo politico contro lo Stato di Israele chiamato, da imputato, a rispondere alle accuse di regimi fondati sul rifiuto del pluralismo culturale, sull'intolleranza religiosa e sulla persecuzione di ogni forma di dissenso. Opportuna anche l’interrogazione a risposta scritta di Fiamma Nirenstein sulla richiesta della comunità italiana residente in Israele che sia stipulata una convenzione per il riconoscimento reciproco dei contributi previdenziali versati in Italia e Israele, in modo da consentire la totalizzazione dei periodi assicurativi ai fini del conseguimento del diritto alla prestazione.   Sergio
Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme
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Esiste un problema ebraico in Europa. A dirlo un sondaggio riportato da Newsweek. Le percentuali parlano chiaro: l’intolleranza verso l’universo ebraico è in crescita nelle principali città europee. La crisi finanziaria e la disoccupazione galoppante evocano dunque l’inquietante fantasma dell’antisemitismo. Senza spendere troppe parole sulla poca originalità della tendenza, (in fondo associare la crisi del sistema economico alla disperata e cieca ricerca di un capro espiatorio da sacrificare non è di certo storia degli ultimi giorni!), è sconfortante toccare con mano l’ostilità altrui. Anche se, di certo, i risultati dell’inchiesta non sono una doccia gelata inaspettata, non ci si abitua mai, purtroppo, a fare i conti con l’intolleranza. Così, crack finanziari e Borse mondiali allo sbaraglio daranno nuova linfa ai partiti di estrema destra. Per il momento la loro rappresentanza istituzionale è ancora racchiusa nella prigione dorata del Parlamento Europeo dove, per lo meno ci auguriamo, i diritti fondamentali sono ancora salvaguardati. Se è vero che duri anni si apprestano, le difficoltà economiche aumenteranno e, chissà contro chi si punterà il dito questa volta.
La crisi economica e le sue infinite sfaccettature non concedono tregue. Stefano Dambruoso, magistrato esperto di antiterrorismo, dalle pagine di Economy, prospetta un connubio a dir poco letale. Il terrorismo islamico cavalcherà l’onda della crisi economica globale attraverso attentati che possano aggravarne la situazione. A dimostrarlo i fatti di Mumbai del 26 novembre e le minacce indirizzate meno di un mese prima al nuovo presidente statunitense Barack Obama. Le vie del terrore, a quanto pare, sono infinite!

Il Foglio riporta una notizia di grande rilievo sulla stampa turca e Israeliana: il presidente della Repubblica turca, Abdullah Gül, si recherà presto in visita a Gerusalemme. L’islam democratico turco diventerà probabilmente il perno fondamentale attorno a cui girerà il marchingegno diplomatico internazionale nei prossimi anni. La Turchia sta raccogliendo i frutti del suo impegno su due fronti. Ottiene consensi nel mondo occidentale così come in quello musulmano. A comprovare la rara eccezione, il fatto che il paese godrà nei prossimi due anni di un seggio al Consiglio di Sicurezza e che, attualmente, detiene la presidenza dell’Oci, l’organizzazione dei paesi musulmani. Dunque il governo di Ankara giocherà un ruolo decisivo anche nell’agenda politica americana. Per Obama Il dialogo con Teheran non potrà prescindere da un tanto prestigioso mediatore che, dal canto suo, ha tutto l’interesse a una distensione diplomatica nella zona verso cui è fortemente indirizzata la sua politica energetica, specialmente dopo il freddo siberiano calato sui rapporti con la Russia di Putin.

L’obiettivo è ancora puntato su Israele. Il clima pre-elettorale è rovente. A ravvivare il fuoco delle ansie e delle aspettative, non bastavano gli esiti delle primarie del Likud, così, ieri Hamas ha avvertito lo stato ebraico che una nuova Intifada è alle porte (La Stampa). Gli scontri si susseguono con ritmo quotidiano da oltre un mese. L’instabilità nei territori e gli umori altalenanti dell’opinione pubblica israeliana rendono sempre meno prevedibile l’esito finale delle elezioni politiche di febbraio.

Melissa Sonnino

 
 
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Il Papa in Israele                                                                                       
Gerusalmme, 11 dic -
Iniziano i preparativi per la visita di Papa Benedetto XVI in Israele e nei Territori.
Lo rende noto la stampa israeliana che parla anche di un incontro, avvenuto nella  residenza del capo dello stato, Shimon Peres, con una delegazione della Santa Sede proprio ai fini organizzativi della visita.
Un annuncio ufficiale non è ancora giunto ma si prevede che la visita potrebbe avere inizio l'11 maggio e durare quattro - cinque giorni.
Sarebbe la terza volta che un Papa si reca in visita in Israele, prima di Benedetto XVI l'hanno fatto Paolo VI (1964) e Giovanni Paolo II (2000).
Il Pontefice dovrebbe celebrare messe a  Betlemme, Nazareth e Gerusalemme, si prevede un incontro con il capo dello stato israeliano e non è stato ancora chiarito se incontrerà anche il primo ministro.
Le autorità israeliane prevedono che in occasione della visita del Papa verrà registrato un forte aumento dei pellegrinaggi cristiani in Terrasanta.


I Laburisti, giù nei sondaggi, le provano tutte
Tel Aviv, 11 dic -
Per salvare le sorti del partito dei laburisti, molto deboli nei sondaggi a due mesi dalle elezioni politiche, i laburitsti le tentano tutte.
Questo quanto fatto dal ministro dell'agricoltura Shalom Simchon, dirigente laburista: di primo mattino è giunto nella sede del partito, nel rione ha-Tikwa di Tel Aviv, e ha provveduto a sostituire, dagli stipiti delle porte di ingresso,  tutte le mezuzoth (piccoli contenitori metallici che racchiudono una pergamena su cui sono stilati versetti religiosi). La fede ebraica infatti ritiene che le pergamene  imperfette, 
contenute nelle mezuzoth, possano essere fonti di traversie. La loro sostituzione quindi si crede possa servire a superare i momenti difficili.
Non è noto se Ehud Barak, leader laburista, totalmente laico, sia stato interpellato preventivamente di tale azione del ministro Simchon.


Hamas: “pronti per una nuova intifada”
Gaza, 10 dic -
"L'atmosfera in cui il nostro popolo vive in questi giorni è simile a quella in cui si sprigionò la fiamma della prima intifada, nel dicembre 1987” questo il messaggio lanciato da Salah al-Bardawil, un dirigente di Hamas, con il quale ha voluto avvertire Israele dell'approssimarsi di un'altra Intifada.
Al Bardawil ha poi proseguito nelle sue dichiarazioni provocatorie dicendo che “ogni azione ha la sua reazione” - riferendosi all'isolamento israeliano della Striscia e alle recenti violenze compiute da ebrei a danno di palestinesi a Hebron, in Cisgiordania.
“Hamas oggi” secondo lo stesso dirigente “non è più solo la forza trainante del popolo palestinese nella Palestina occupata  ma ha iniziato a guidare anche le masse arabe e musulmane".
Il messaggio è giunto mentre a Gerusalemme il governo israeliano era impegnato a valutare la situazione ai confini della Striscia di Gaza, dove gli incidenti armati si susseguono da oltre un mese.
 
 
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