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L'Unione informa
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18 dicembre 2008 - 21 Chislev 5769 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma |
Un
po' di chiarezza e uno spunto di riflessione sulla recente
ennesima polemica su leggi razziali e Chiesa cattolica. E' vero
che la Chiesa si oppose al razzismo; il razzismo sottolineava le
differenze tra i gruppi mentre secondo la dottrina cattolica ogni
essere umano, ebrei compresi, ha diritto alla salvezza che la Chiesa
annuncia. Ma questo non vuol dire che per la Chiesa fosse ingiusto
allontanare gli ebrei dalla società, per "proteggerla", come veniva
fatto dalle leggi razziali; era una cosa che la Chiesa aveva sempre
fatto nei secoli e alla quale non si oppose nemmeno nel 1938. In
quell'occasione ci fu in realtà un gesto forte da parte del papa (Pio
XI) che scrisse di persona al re e a Mussolini chiedendogli di
modificare un unico articolo, quello che riguardava i matrimoni misti
celebrati da un prete e di cui le leggi razziali negavano la validità.
Solo per questo articolo (considerato un "vulnus" del concordato) ci fu
la protesta, il resto andava bene. E' interessante notare che di tutte
le norme delle leggi razziali quella sull'abolizione della
validità del matrimonio misto forse era l'unica che avrebbero
approvato tutti i rabbini italiani, mentre fu l'unica per cui la Chiesa
protestò. Anche perché un ebreo che si sposa davanti a un prete è, per
dirla con le parole della recente versione dell'oremus pasquale, un
cuore che comincia a illuminarsi. |
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Il
Presidente della Camera Gianfranco Fini si è fatto tirare le orecchie
dalla Chiesa Cattolica per averne ricordato l’atteggiamento ambiguo (e
in taluni casi connivente) con le leggi razziali. Chissà se questo
basterà a considerarlo soggetto degno di dialogo oppure resterà
irrecuperabile, in quanto le sue affermazioni sono tardive e scontate.
C’è chi sostiene che il dialogo va fatto comunque, anche con Hamas o
con quel “moderato” negoziatore dell’Autorità Palestinese (Abu Ala)
secondo cui a Gerusalemme non c’è mai stato un Tempio e anzi non c’è
mai stata alcuna presenza ebraica (la Torah deve essere un falso dei
sionisti), ma poi si mostra particolarmente intransigente con altri
soggetti. Bisognerebbe ricordare che il dialogo non compromette mai e
va fatto con chiunque, purché sia confronto sincero basato
sull’/ascolto/ dell’altro. Se da una parte almeno non c’è ascolto e si
fanno soltanto asserzioni apodittiche, allora non c’è neppure rispetto
e il dialogo è impossibile. Anzi non c’è proprio. Ma dialogare con chi
non ascolta e chiudere la porta in faccia a chi vuol ascoltare è
soltanto manifestazione di pregiudizio. |
Giorgio Israel,
storico della scienza |
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pilpul |
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La guerra e gli incidenti stradali, quello che i media non dicono
Ventiquattro morti e
trentatré feriti sono il tragico bilancio del più grave incidente
stradale nella storia di Israele, avvenuto martedì. Un autobus di
turisti russi è finito in un burrone a pochi chilometri da Eilat a
causa di un criminale tentativo di sorpasso del suo guidatore mentre
abbordava uno stretto tornante in discesa. È un fatto ben noto che nei
sessant’anni di esistenza di Israele sono state più numerose le vittime
della strada di quante non siano state quelle della guerra. Ma quanta
diversità nell’impatto di opinione, nei titoli in prima pagina, negli
sforzi per combattere queste due piaghe. Una, la guerra, è in grado di
mobilitare le massime passioni politiche interne ed esterne, prosciuga
ingenti risorse di bilancio, e giunge a condizionare l’opinione
pubblica mondiale. L’altra, la strada, suscita sporadicamente qualche
momento di indignazione e qualche proposta di miglioria viaria, per poi
tornare nella penombra e nell’incosciente routine quotidiana. Con lo
stesso numero di vittime, con la guerra può cadere un governo, con la
strada proprio nulla.
Sergio Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme |
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rassegna stampa |
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Gli strascichi della polemica “Fini-Santa Sede” dominano, la gran parte dei quotidiani italiani (Avvenire, Il Foglio, Il Giornale, Liberal, Libero, Il Manifesto, Il Messaggero, L’Unità, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Riformista….).
Com’era facile prevedere, le parole pronunciate martedì scorso
dal Presidente della Camera, secondo cui mancarono da parte della
Chiesa “manifestazioni particolari di resistenza” contro le leggi
razziste del 1938, hanno trovato la pronta risposta de L’Osservatore Romano
che incolpa il leader di An di approssimazione storica e opportunismo
meschino. Infine, stoccata finale, sorprende gli ambienti vaticanisti
il fatto che, a muovere delle critiche, sia proprio un erede
politico del fascismo. Ridotte alla stregua di una patata
bollente, di cui ci si vuole ovviamente liberale, le leggi razziste
applicate in Italia nel 1938, continuano ad essere “palleggiate” da una
parte all’altra, tralasciando il bagaglio di riflessioni che esse
dovrebbero portare con loro nelle coscienze italiane. L’analisi
dell’atteggiamento della Chiesa durante il nefando periodo delle
persecuzioni razziali, suggerisce Fiamma Nirenstein dalle pagine de’ Il Giornale,
non può prescindere da quella della “società cristiana, prima di tutto
italiana”. La conquista del dialogo e di un rapporto paritario tra il
mondo ebraico e cristiano è avvenuta lentamente, attraverso tappe
faticose da superare, prima fra tutte l’accusa di deicidio. Il
pregiudizio antiebraico è stato legato per secoli alla civiltà
cristiana, un pregiudizio che forse ha impedito il risveglio non solo
della Chiesa ma della società italiana di fronte alla tragedia delle
leggi del ’38 e della Shoà. Con questo non si vuole tralasciare il
prezioso contributo delle centinaia di persone, cristiane e non, che a
rischio della loro stessa vita hanno tratto in salvo degli ebrei
destinati al peggiore dei destini. Tuttavia, il retroterra culturale
italiano non poteva costituire il collante in grado di unire la società
italiana e schierarla contro un sistema ingiusto.
Oltreoceano
arrivano confuse le notizie del cosiddetto “scandalo Madoff”. Bernard
Madoff, colui che fino a qualche mese fa era considerato il “guru di
Wall Street”, ora è agli arresti domiciliari accusato di una mega
truffa che, oltre a far crollare quel poco che resta della borsa
americana, ha creato un buco nero di circa 50 miliardi di dollari (o
forse più!). La vicenda assume tratti goliardici se, come fa il Corriere della Sera,
si accostano le vicissitudini della famiglia Madoff a quelle della
celebre soap opera anni ’80 Dynasty. Moglie, figli, nipoti e generi si
intrecciano con le loro dichiarazioni davanti ai magistrati che, a
fatica, sbroglieranno questa matassa. Madoff, inserito nella buona
società ebraica di New York, definito da alcuni suoi clienti “Bernie,
l’ebreo affidabile come un buono del tesoro”, potrà finalmente
personificare il “perfido ebreo”. Piatto prelibato per infinite schiere
di antisemiti che da tempo sognavano un occasione simile, il caso
Madoff viene affrontato in questa chiave in un brillante articolo
scritto da Elena Loewenthal, apparso oggi su La Stampa.
L’ex presidente del Nasdaq dovrà fare i conti, di coscienza questa
volta, con un elenco paurosamente lungo di correligionari che, proprio
in nome della fede condivisa, avevano affidato a Madoff e figli
numerosi investimenti. A tal proposito è significativo il titolo del The Wall Street Journal Europe
“Madoff Exploited the Jews” (Madoff sfrutta gli ebrei).
L’associazionismo americano, di cui il francese Alexis de Tocqueville
lodava i benefici, secondo cui l’America è una nazione composta da
organizzazioni, clubs, gruppi civili, comunità religiose ed etniche,
questa volta ha giocato un brutto scherzo agli ebrei americani.
Melissa Sonnino
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notizieflash
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Lo storico Giuseppe Sale ribadisce la sua posizione su Papa Pacelli Città del Vaticano, 18 dic - "Pio
XII, papa diplomatico e sapiente, anziché denunciare o emettere
proclami (destinati a cadere nel vuoto) come i belligeranti delle due
parti gli chiedevano interessatamente per motivi di propaganda
politica, preferì concentrare le forze della Chiesa nell'opera
umanitaria”, cioè aiutare i bisognosi. Questo quanto pubblicato in un editoriale dei gesuiti di Civiltà Cattolica a firma dello storico Giuseppe Sale. Non
c'è "niente di più falso dal punto di vista storico e morale" che
accusare Pio XII di silenzio di fronte alle efferatezza del regime
hitleriano – ha voluto ribadire con forza la storico - aggiungendo come
Papa Pacelli non si limitò a salvare molti ebrei, ma anche ad offrire
rifugio e protezione a gran parte dei membri del Comitato di
Liberazione Nazionale e persino ai massoni.
Un desiderio realizzato a 70 anni dalle leggi razziste Milano, 17 dic - Il
compositore Aldo Finzi, ebreo italiano vissuto sotto il regime
fascista, è morto senza poter realizzare il suo ultimo desiderio. “Fate
eseguire la mia musica” furono queste le ultime parole del compositore,
dopo che negli ultimi anni della sua vita (1897-1945) le leggi razziste
gli preclusero la possibilità di far suonare la sua opera. Il Keren Kayemeth Leisrael (fondo nazionale ebraico) ha reso possibile questo sogno. In
occasione del 60° anniversario di Israele, e a 70 anni di distanza
dalle leggi razziste, l'ente no-profit che si occupa dello sviluppo e
della bonifica e del rimboscamento di Israele, ha organizzato al Teatro
dal Verme di Milano, la prima esecuzione mondiale dell'opera lirica
Syloc, ispirata al protagonista del Mercante di Venezia di Shakespeare
, e scritta appunto da Aldo Finzi. Purtroppo il compositore riuscì a portarne a compimento solo il primo atto. E'
stata grande la soddisfazione e l'emozione del figlio Bruno “sono molto
contento – ha detto - anche se questo non mi ripaga dell'amarezza
vissuta per le difficoltà subite da mio padre". Il concerto è stato diretto dal maestro Gian Paolo Sanzogno ed eseguito dall'Orchestra Sinfonica della Radio di Mosca. “Il
denaro raccolto in occasione del concerto” - ha spiegato Silvio
Tedeschi, presidente della sede milanese del Kkl - servirà a realizzare
un villaggio nel deserto del Neghev che ospiterà 300 agricoltori dovuti
andar via da Gaza dopo il ritiro deciso da Sharon".
Livni soddisfatta per l'esito delle primarie Tel Aviv, 18 dic - Grande soddisfazione è stata espressa dalla leader di Kadima Tzipi Livni per l'esito delle primarie del suo partito. Il
primo e il secondo posto della lista erano già stati attribuiti: Al
primo la stessa Livni e al secondo il ministro dei trasporti, Shaul
Mofaz. La lista dei candidati per le prossime elezioni emersa
dalle primarie ha visto aggiungersi al terzo posto un'altra donna, il
presidente del parlamento Dalia Yitzik, che gode di grande prestigio
nel mondo politico israeliano. A seguire si sono piazzati due
altri sostenitori della Livni: il ministro delle finanze, Roni Bar On,
e il presidente della commissione parlamentare per gli affari esteri e
la difesa, Zahi Hanegbi. La Livni ha trovato molto positivo che
nei primi dieci posti della lista ci siano complessivamente quattro
donne. Questa è la conferma – per la leader – del tentativo di Kadima
di portare uno spirito di innovazione nella politica israeliana. La
stessa ritiene inoltre che a seguito di queste elezioni il partito
abbia ora maggiori probabilità di uscire vincente alle elezioni di
febbraio. Chi è uscito indebolito da questo voto è - secondo gli
osservatori – il principale rivale della Livni, Mofaz, lui e i suoi
seguaci hanno deluso. Il premier dimissionario Olmert, non presente nella lista dei candidati, non ha ancora commentato l'esito del voto. |
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