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L'Unione informa |
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5 marzo 2009 - 9 Adar 5769 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma |
Con
tutti i giorni della memoria in circolazione si rischia di dimenticare,
paradossalmente, proprio i giorni della memoria istituzionali. Questo
sabato è uno di questi. E' lo shabbat zakhòr, in cui abbiamo l'obbligo
di recarci in Sinagoga ad ascoltare il brano della Torà che ci comanda
zakhòr "ricorda cosa ti ha fatto Amalek". Lo facciamo ogni anno alla
viglia di Purim. Amalek, che si era scomodato da terre lontane
attraversando il deserto per attaccare il popolo d'Israele uscito
dall'Egitto, affrontando disagi e guerre solo per il gusto di colpire
Israele, è il prototipo del nostro nemico storico, quello che a Purim
ricompare nei panni di Haman (discendente di Amalek) e viene sconfitto.
Dunque sabato della memoria, con tutto ciò che comporta. Della memoria,
ma non del lutto. Il problema di sempre, che solo in apparenza è
semplice, è quello di capire chi sia Amalek oggi. Facile identificarlo
con il dittatore di turno. Meno facile, anzi molto rischioso,
identificare l'Amalek che è "in mezzo a noi", e che non è solo la
macchietta patetica dell'ebreo che odia stesso. Amalek, spiegano i
Maestri, è in mezzo a noi nel senso che è dentro a ognuno di noi. E' la
pulsione di autodistruzione che accompagna ogni persona e che ogni
persona riesce o meno a controllare. |
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E' curioso come l'essere umano sia impaurito dall'ignoto della morte più che dall'ignoto della nascita. |
Vittorio Dan Segre,
pensionato |
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Ruth e Manuel con l'immagine e con la parola. Un'esperienza immensa e la sfida di un giovanissimo
 Il lettore del Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it
e di questo notiziario quotidiano avrà osservato come la cerchia dei
collaboratori di questa esperienza che rende gli ebrei italiani
protagonisti sul fronte dell'informazione stia rapidamente
allargandosi. Sempre più di frequente compaiono firme nuove, si
stringono intese professionali, si aprono orizzonti. Oggi è il momento
del debutto di Manuel Disegni,
19 anni. Non posso nascondere che il suo splendido colloquio con un
mostro sacro della letteratura israeliana, Aharon Appelfeld, mi ha
emozionato e mi ha commosso. Come sempre avviene, quando un ragazzo
entra per la prima volta in redazione. Ma è anche la volta di Ruth Ellen Gruber.
Difficile presentarla, difficile spiegare compiutamente il valore del
dono che pubblichiamo. Scrittrice di valore, giornalista appassionata,
fotografa sincera e prestigiosa. Le immagini che realizza per la
National Geographic Society sono ormai un punto di riferimento
insostituibile.
  I suoi libri “Jewish Heritage Travel: A Guide to Eastern Europe”, “Letter from Europe (and elsewhere)” e “Virtually Jewish: Reinventing Jewish Culture in Europe”
sono opere fondamentali per la conoscenza dell'ebraismo europeo e per
la salvaguardia delle sue radici. Ebrea giramondo e grande esperta
dell'ebraismo europeo, dei beni culturali ebraici in Italia,
dell'affascinante presenza ebraica nell'Europa orientale. Ho chiesto a
Ruth di prestarci il suo sguardo, di aiutarci a vedere il significato
di alcune immagini e le storie che vi stanno dietro, la vita che
raccontano. Lei ha voluto cominciare donandoci con le sue parole una
fotografia appena scattata durante il suo interminabile girovagare
dovunque ci siano tracce di presenza ebraica. Un'esperienza immensa accanto alla sfida di un giovanissimo collega. Queste poche parole vogliono essere il nostro sincero benvenuto.
gv
Germania, il coraggio di costruire monumenti per ricordare la propria vergogna
 Nel
cuore di Buehl, una piccola città tedesca non lontano da Baden-Baden,
si gusta gelato italiano sul posto dove per più di 110 anni sorgeva la
sinagoga. Fra i tavolini davanti al "Eis-cafe Italia", così come in
tante altre città e cittadine tedesche, un monumento molto semplice fa
parte ormai dell'arredo urbano, che segna e forma il tessuto vivente
del luogo. Memoria quotidiana, dunque. Memoria di oggigiorno (come i
monumenti ai caduti di guerra che sono disseminati in ogni cittadina
italiana). Per i curiosi, per chi si ferma a leggere, il monumento
informa che fino al 10 novembre 1938, la famigerata Notte dei
Cristalli, si trovava lì una sinagoga costruita in 1823. Sul suo sito
web, lo Yad Vashem ha un filmato che mostra la sua distruzione. Il
filmato fu girato da un pompiere, un vigile del fuoco, un amatore
che girava i film per hobby. Secondo lo Yad Vashem, voleva "catturare
il lavoro dei suoi collegi", mostrali mentre controllavano il
fuoco in modo che distruggesse soltanto la sinagoga e non gli altri
palazzi intorno. Un anno fa, parlando i occasione del Giorno della
Memoria in Germania, l'ex ambasciatore di Israele Avi Primor si è posto
una domanda: "Dove nel mondo si ha mai vista una nazione che costruisce
monumenti alla sua propria vergogna?".
Ruth Ellen Gruber
Qui Torino – Il ritorno di Aharon Appelfeld: “Uno scrittore è innanzitutto un essere umano”
“Non sono capace di immaginare un vero scrittore che non tratti di se stesso e della sua vita”. Aharon Appelfeld
(nelll'immagine) è di nuovo a Torino, dopo il suo grande intervento che
ha inaugurato la scorsa primavera il Salone del libro. Le parole che
affettuosamente mi concede a margine del suo incontro con il pubblico
al Circolo dei lettori, dove assieme a Elena Loewenthal e Paolo Gardino ha presentato a un pubblico appassionato e commosso la versione italiana del suo ultimo libro (Paesaggio con bambina,
Guanda editore, 148 pagine), mi guidano nell'incanto di un'opera
sorprendente per la sua trasparenza. Tsili, la bambina protagonista del
romanzo, è l'anima del suo passato. Un angolo da cui esplorare quella
dimensione dell’innocenza su cui lui richiama insistentemente la
nostra attenzione. L’artista per lui è innanzitutto un essere
umano. Se gli si chiede quale ruolo abbia nella sua esistenza la
letteratura nel processo di perpetuazione della Memoria (e in
particolare delle memoria della Shoah), risponde: “L’arte è
essenzialmente testimonianza. Testimonianza umana, importante quanto
quella più scientifica della storiografia”. Hanno un che di
infantile, ingenuo e curioso gli occhi azzurri di Aharon Appelfeld. Non
è retorico dire che incarnano l’immagine di quelli di Tsili che si
forma nella mente del lettore di Paesaggio con bambina.
Tsili
è la protagonista di questo romanzo (presentato al pubblico
torinese da Elena Loewenthal, Paolo Gardino e dall’autore) per
molti versi autobiografico. Autobiografico non solo per quel che
riguarda le vicende di una bambina sola e impaurita. Una bambina in
fuga dalla guerra che imperversa, da una civiltà impazzita. Una bambina
che si aggira per le foreste dell’Europa orientale in compagnia di
ladri, briganti e prostitute, dei soli diversi cui le origini ebraiche
la accomunano. Ma questo romanzo ci restituisce con fedeltà e minuzia
le impressioni che può avere (e che effettivamente ha avuto) un bambino
di otto o nove anni, completamente inesperto del mondo e dell’umanità,
improvvisamente abbandonato a se stesso di fronte alla ferocia e alla
crudezza della natura e di quel momento storico. Quella di
Appelfeld, per quanto in un certo senso realista, non è un’opera
storiografica o cronachistica. L'autore tiene a precisare che il suo è
sì un libro sull’Olocausto, ma è soprattutto la storia di un’infanzia.
una narrazione prospettica. Qualunque altro scrittore avrebbe descritto
la vita di Tsili in toni più forti e sconcertanti; qui invece i toni
sono quelli propri di Tsili: innocenti. Il racconto prosegue privo di
giudizi morali. Non antepone lamentele per le ingiustizie e le angherie
subite. L’accettazione della vita così com’è, pur in tutta la sua
tragicità e consapevolezza, è totale, acritica. Appelfeld
manifesta il dono di saper raccontare come un bambino, secondo quello
che Elena Loewenthal definisce un “realismo della memoria”. Crea, in
quanto artista, dei punti di vista sulla realtà, ma questo suo “creare”
non è che un far riemergere in forma letteraria l’Aharon del 1941-1946,
mai dimenticato. E questa facilità a immedesimarsi nel se stesso di
sessantacinque anni prima è straordinaria. Il punto è che per lui l’esperienza artistica non può prescindere da quella biografica.
Come
fa notare Paolo Gardino, l’innocenza degli occhi di Tsili consente
anche un approccio non manicheo ai personaggi incontrati. Essi,
abbruttiti dalla guerra e dalla miseria, hanno spesso comportamenti
meschini, ma ognuno di loro trova, nel cuore di Tsili, il suo riscatto.
Caterina, la prostituta presso cui Tsili soggiorna durante un inverno
(esperienza reale di Appelfeld), che vecchia e malata aveva cercato di
vendere il corpo della sua ospite, verrà ricordata per sempre come
bellissima, con grande affetto. Viene citato Terenzio: “homo sum, nihil
humanum a me alienum puto”. Ma nella terribile tenebra c’è sempre
un punto di luce che non concede nulla all’ultimo pessimismo. “Un uomo
che ti da un tozzo di pane o ti dice una parola di conforto ti dona un
mondo nuovo”. E’ solo quel barlume di umanità e di bellezza che può
trarre dalla disperazione. Questo suo ottimismo di fondo, se di
ottimismo si può ancora parlare dopo che si è consumato l’Olocausto e
si è soli al mondo, orfani e apolidi, è poeticamente simboleggiato
dalla conclusione del romanzo: “Con il cuore intenerito dal cognac,
iniziò a cantare una ninnananna ungherese”. Tutto sommato
Appelfeld considera quegli anni e quegli incontri terribili come una
scuola di vita. “Sono stati – racconta - una ricca esperienza che
mi ha formato come uomo e come scrittore, e mi ha insegnato a cogliere
il lumicino del bene nella più completa oscurità”. E in questo
modo riesce ad accompagnarmi nella sua ardua impresa di raccontare il
male assoluto senza perdere la speranza e senza cancellare il senso
della vita.
Manuel Disegni |
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Logica
Israele
è stata esclusa dai prossimi Giochi del Mediterraneo di Pescara per una
questione meramente logica. Mica potevano escludere i Paesi arabi.
Il Tizio della Sera
Dallo Sthetl alla Grande mela Joe Kubert e il suo gangster
Joe Kubert è un fumettista poliedrico e capace nella sua
lunga carriera di cambiare spesso registro narrativo, passando dai
supereroi, Hawkman, ai classici della letteratura d’avventura come
Tarzan, a inedite creazioni di carattere storico, come il Sgt. Rock. La sua carriera nel mondo del fumetto inizia colorando la ristampa delle storia di Spirit di Will Eisner per la Quality Comics. Negli anni successivi lavorerà per la DC Comics, Marvel Comics, Eclipse, Harvey Comics.
Kubert
(nell'immagine a fianco) è nato in Polonia, Yseran, nel 1926. Ad appena due mesi dalla nascita
emigra negli Stati Uniti con tutta la famiglia che lo incoraggia a
disegnare. Già all’età di dodici anni guadagna cinque dollari a pagina,
una bella cifra per l’epoca. In questi anni di grandi successi non ha
mai dimenticato le sue origini ebraiche disegnando diversi fumetti:
Yossel, una storia incentrata sulla tecnica del What if,
cioè cosa sarebbe successo se... in questo caso se non fosse emigrato
negli USA e il suo destino nel ghetto di Varsavia. Poi diverse storie
per l’organizzazione Lubavitch e il Moshiach Times, dal titolo “Le avventure di Yaakov e Yosef” negli anni Ottanta.
“Un gangster ebreo”
(di Joe Kubert, Planeta De Agostini) è stato pubblicato nel 2005 ed è la storia di Ruby Kaplan, un giovane
ebreo di Brooklyn, che rimane affascinato dai soldi facili. La storia
ha origine dalle raccomandazioni che il padre di Kubert faceva al
figlio: non fare il gangster. Sicuramente una delle indicazioni più
diffuse all’epoca. La storia è ambientata negli anni venti-trenta,
quando con la mafia italiana e irlandese, fiorì anche una attività
gangsteristica che coinvolgeva anche ebrei. Kubert ricostruisce,
come Eisner, grazie alla sua esperienza diretta, il quartiere di New
York, le abitudini e le difficoltà che gli emigranti andavano a
incontrare quando decidevano di tentare la fortuna negli USA. Ruby
affronta i sentimenti di frustrazione per le difficoltà economiche
della famiglia, così come l’invidia per la ricchezza che ostentano
quelli che fanno i soldi facili. La famiglia deve anche affrontare un
paradigma sociale diverso da quello della Polonia. L’ambizione di Ruby
quando inizia a fare il corriere per i gangster è “papà non dovrà
lavorare... e mamma non dovrà più cucinare per altri.” L’ansia di
riscatto fa sempre vittime quando non si combina con la saggezza e il
buon senso. La storia di Ruby sarà una ascesa fino alla caduta con la
sorella vittima delle vendette degli avversari gangster del fratello. Kubert
in realtà racconta due storie, le tristi vicende di Ruben sono in
realtà un filo sottile e amaro che racconta la storia degli emigranti.
Da Ellis Island alle strade di New York. Al tratto dalla linea
concreata e graffiata, che da corpo a ogni immagine, l’autore inserisce
piccole fotografie disegnate che rappresentano immagini della sua
memoria: come il venditore di stoviglie, oppure Coney Island coperta
dalla neve, il ponte di Brooklyn o la stessa Ellis Island. Un doppio
binario narrativo per raccontare il coraggio di chi emigrò.
Forse
c’è una terza storia, quella dei gangster ebrei, una storia dai doppi
risvolti, se da una parte furono veri criminali, droga, prostituzione,
alcool, più di una volta si occuparono di difendere il loro popolo e
contribuirono come Bugsy Siegel a finanziare la nascente armata che
avrebbe restituito libertà e indipendenza a Israele. Tante storie che si accavallano per raccontare la complessità della vita e le sue difficoltà.
Andrea Grilli
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rassegna stampa |
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“Obama
come Bush”. Le aperture all’Iran, da parte del neopresidente Usa, sono
stroncate con tre parole. Barack Obama aveva annunciato la possibilità
di dialogare con Teheran in campagna elettorale e un’azione
diplomatica, mediata anche dall’Italia, era iniziata per riallacciare i
rapporti tra i due Paesi. Sia nella strategia della
stabilizzazione dell’area afghana, sia nella strategia energetica
americana. Ma nel balletto “dialogo sì, dialogo no”, si inserisce la
guida suprema iraniana, Ali Khamenei, che fredda Obama paragonandolo al
suo predecessore Bush “che sta con Israele” (Corriere, Repubblica, Sole 24 Ore, Giornale, Messaggero, Tempo, Riformista, Avvenire e Liberal).
Le parole dell’ayatollah, spiega Guido Olimpo sul Corriere, prendono le
distanze dai tentativi di approccio americani. Ma sarebbero anche
mirate a mettere in guardia la Siria, che l’Occidente vuole portare nel
processo diplomatico. Se così fosse l’Iran si ritroverebbe solo. A
Ramallah, intanto, Abu Mazen riceve il segretario di Stato Usa, Hillary
Clinton, con tutt’altro umore. Il numero uno dell’Anp dice di aver
avvertito l’inizio di una nuova era con l’avvento di Obama. La Clinton
ha infatti ribadito la volontà di portare avanti la soluzione “due
popoli, due Stati”, ma ha soprattutto criticato la demolizione da parte
di Israele di alcune case palestinesi nella Gerusalemme Est (Il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Messaggero, Il Tempo, Il Manifesto). Mentre
lo scacchiere Mediorientale muove nuovi passi, i servizi segreti
israeliani sono impegni a programmare l’operazione “Tonaca Bianca”. Repubblica
racconta, in poche righe, come Israele si stia preparando a una delle
missioni più impegnative della sua storia: il viaggio del Papa dall’11
al15 maggio. E restando in Vaticano, Corriere e Stampa segnano
un nuovo capitolo nella polemica su Pio XII. Secondo Radio
Vaticana sarebbe stato ritrovato un documento del novembre 1943 che
attesterebbe la volontà del Pontefice di mettere in sicurezza gli ebrei. I giornali di centrosinistra concentrano le loro riflessioni sulla Shoah. Il Manifesto pubblica due articoli. “La fabbrica dello sterminio”, ripercorre la storia del nazismo dai primi campi alla soluzione finale. “Dall’addestramento a Dachau all’annientamento dei civili”, è invece la riflessione dello storico Luca Baldissara sulla presenza delle truppe tedesche in Italia. L’Unità racconta la condanna dopo 65 anni di sette gerarchi nazisti, che hanno pianificato la morte di 156 persone sull’Appennino. Infine, tutto da leggere, l’Andrea’s Version su Il Foglio.
Stavolta il giornale di Giuliano Ferrara si scaglia contro la decisione
svedese di far giocare la partita di tennis, Coppa Davis, tra Svezia e
Israele a porte chiuse per motivi di sicurezza. “Quello che non
riusciamo a capire – scrive ironicamente l’autore, dopo aver elencato
una serie di giustificazioni in favore delle ragioni svedesi – è perché
sulla Svezia, che pure si trova tanto al Nord, non scendano mai quei
cento, duecento metri di neve”.
Fabio Perugia |
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notizieflash |
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Darfur:
Nirenstein (Pdl), decisione Corte Aja
ci fa sperare in una svolta Roma, 4 mar - Dichiarazione
dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione
Esteri della Camera: "La decisione della Corte Penale Internazionale
(Cpi) di emettere un mandato di arresto nei confronti del Presidente
sudanese Omar al-Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità in
Darfur ci fa sperare in una svolta per la martoriata regione del Sudan
Occidentale. E' giunto il momento per il mondo intero di impegnarsi con
decisione per la risoluzione di questo conflitto che, dal suo inizio
sei anni fa, ha provocato intorno alle 300,000 vittime e oltre 2
milioni e mezzo di rifugiati. Si tratta di cifre approssimative, e ciò
a causa della censura imposta dal regime sudanese nell'area e del poco
interesse dimostrato dai mass media nel superare questa barriera.
Peraltro Bashir, il dittatore islamista in carica da vent'anni a
seguito di un colpo di stato, si è distinto in questi anni per la
mancata collaborazione del suo governo con la diplomazia
internazionale, impedendo per esempio il dispiegamento di tutte le
26,000 unità della forza di peacekeeping congiunta Onu-Unione Africana
(UNAMID), stabilita con la risoluzione 1769 del 2007. E' la prima volta
che la Cpi incrimina un capo di stato in carica: l'eccezionalità della
decisione sottolinea l'efferatezza della strage compiuta in questi anni
e anche l'indifferenza nella quale essa ha potuto realizzarsi. Speriamo
dunque che tale decisione porti a una mobilitazione internazionale che
possa rompere anche le impure alleanze di Bashir, che troppo spesso gli
hanno fatto da scudo".
Margherita Boniver e le reazioni al proclama di Khamenei Roma, 4 mar - Margherita
Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato parlamentare
Schengen, Eurpol e immigrazione ha commentato così le recenti
dichiarazioni dell'aytollah Ali Khamenei: “Leggendo le farneticanti
analisi della guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei,
pronunciate a Teheran durante la conferenza sulla Palestina, verrebbe
da dire: di tutto hanno bisogno i palestinesi tranne che di questi
iniqui proclami". Ali
Khamenei aveva esortato i palestinesi a non trattare con Israele e a
resistere, accusando il presidente Usa Barack Obama di sostenere il
terrorismo israeliano. "Curiosa
- osserva Boniver - è soprattutto la coincidenza di questi con
l'importante decisione dell'amministrazione Obama di aprire colloqui
diretti con le autorità politiche iraniane. Forse - conclude - questo è
il segno di una profondissima divisione all'interno del regime degli
ayatollah".
Il Mar Morto si sta pericolosamente restringendo, colpa dell'uomo Roma, 4 mar - Il Mar Morto si sta restringendo, l'uomo e lo sfruttamento ai fini industriali ne sarebbero la causa. Il lago ha perso, solo negli ultimi 30 anni, un volume pari a 14 chilometri cubi di acqua. A
rivelarlo uno studio di Shahrazad Abu Ghazleh dell'università di
Tecnologia di Darmstadt, Germania, pubblicato sulla rivista
Naturwissenschaften. Il
Mar Morto che deve il suo nome alla sua estrema salinità viene
utilizzato da aziende israeliane e giordane per l'estrazione della
potassa (elemento utile per la fabbricazione di saponi) ma anche di
altri sali. Ora
il Mar Morto potrebbe morire davvero, infatti anche le acque degli
immissari (come i fiumi Yarmuk e Giordano) vengono 'depredate' per
l'irrigazione. La
proposta degli studiosi è di realizzare un collegamento fra il Mar
Rosso o il Mediterraneo, per arrestare la sempre più rapida
'agonia' del lago. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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