se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui  
 
  logo  
L'Unione informa
 
    16 marzo 2009 - 20 Adar 5769  
alef/tav   davar   pilpul   rassegna stampa   notizieflash  
 
Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
In un'epoca di culto per i "pet", i piccoli amici domestici, stridono le notizie come quella riportata oggi sul fatto drammatico di un bambino sbranato da un branco di cani selvatici a Modica, in Sicilia (la città dove alla fine del quattrocento si svolse il più grande massacro di ebrei nella storia d'Italia, con più di 400 vittime; allora erano gli uomini, e non i cani a uccidere). Se si vanno a controllare le fonti tradizionali ebraiche sul rapporto con i cani e il loro addomesticamento, si resta ugualmente sorpresi da una certa durezza delle regole che non guardano con molta simpatia i cani considerandoli più nel loro aspetto di pericolo che in quello dell'amicizia per l'uomo (con qualche eccezione, come nella storia dell'uscita dall'Egitto, in cui anche i cani, fino a quel momento al servizio del potere oppressivo, non mostrarono ostilità ai figli d'Israele). Sono fonti antiche che probabilmente non tengono conto di un cammino di secoli verso l'addomesticamento progressivo dei cani; processo che però, come documentano i fatti recenti e ripetuti, è incompleto e con margini di rischio. 
Mentre Giovanni Belardelli sul Corriere sottolinea giustamente la gravità dell’esclusione di Israele dai Giochi del Mediterraneo, che si terranno in giugno a Pescara, e ne mette in rilievo la valenza antisemita, ci sia concesso occuparci qui oggi di un episodio assai minore di antisemitismo, che potrebbe farci quasi sorridere per la sua ingenuità tradizionalista, nel più puro stile lefebvriano: una lettera su Il Tempo, in cui si richiama l’abbandono da parte della Chiesa del termine “perfidi giudei” e a cui il giornale risponde dicendo che però bisogna fare attenzione a non esagerare e a non sostenere “che Gesù Cristo è morto di malattia”. Così, in una battutaccia, si fa piazza pulita non solo della storia ma anche di un interminabile dibattito teologico sul male e la Provvidenza. In questa semplificazione, quella che passa è l’immagine degli ebrei deicidi e di Cristo in croce. Certo, è banale. Ma, come tutte le semplificazioni è efficace. Per fortuna, non crediamo che siano in molti a leggere le lettere al Tempo.  Anna Foa,
storica
Anna Foa, storica  
  torna su
davar    
 
  copertina Qui Gorizia - ll dottor Sachs,
piccola storia
di un grande medico


"Un saggio storico che per molti versi è un vero libro di formazione, perché dalla microstoria del giovane medico condotto di religione ebraica Ettore Sachs, che esercitò la professione fra il 1891 e il 1903, scaturiscono tre macrostorie quali l'antigiudaismo storico, i rapporti tra ebraismo e medicina, la questione ebraica nei suoi riflessi attuali". Così il professor Giorgio Cosmacini, grande nome della storia della medicina italiana, definisce il libro "Il dottor Sachs - Un medico ebreo in Friuli e la sua famiglia tra Otto e Novecento".

valerio marchiUn notevolissimo sforzo di ricostruzione storica quello di Valerio Marchi (nell'immagine a fianco), autore del libro che racconta la storia di Ettore Sachs, giovane medico condotto, fra la fine dell'800 e gli inizi del '900 a Gonars e a San Daniele del Friuli e della sua famiglia proveniente dalla Moldavia meridionale il cui arrivo fu accolto da manifestazioni e da cartelli di protesta  affissi sui muri del paese, proprio perché ebreo. "Mi occupo di storia del cristianesimo e dell'ebraismo dal 1993, dice Marchi per spiegare il motivo del suo interesse per questa particolare storia, data in cui mi sono laureato in  Storia con una tesi in Storia della Chiesa su «L’Italia», le dittature e la “questione ebraica” negli anni Trenta. Due anni fa nello sfogliare dei giornali dell'epoca mi sono imbattuto nella storia di un giovane medico israelita e mi sono incuriosito: che cosa aveva fatto quel medico ebreo per divenire oggetto di tante attenzioni?".
Ma la curiosità del professor Marchi, che insegna storia e filosofia in una scuola superiore e sta concludendo un dottorato di ricerca presso l’Università di Udine con una tesi dal titolo: «Tempo bello per gli ebrei». Stampa cattolica udinese e questione ebraica (1880-1914), va ben oltre questo singolo libro. Seguendo la sua passione nell'andare a ricercare tutto ciò che riguarda la questione ebraica e l'opposizione agli ebrei, già qualche mese fa si era occupato di un altro personaggio, l'onorevole Riccardo Luzzatto parlamentare dal 1892 al 1913, una figura per lungo tempo dimenticata e tornata alla luce proprio grazie a una documentata monografia del professor Marchi dal titolo Il Serpente biblico - L'on. Riccardo Luzzatto in Friuli fra culto della patria antisemitismo e  politica , il cui titolo non è un'espressione che richiama all'episodio della Genesi, ma un'immagine che racchiudeva tutto un mondo di significati nella lotta politica in Friuli il cui destinatario era per l'appunto Riccardo Luzzatto.
Come per il Serpente biblico così per la storia di Ettore Sachs, Valerio Marchi, è riuscito attraverso una grande quantità di fonti, soprattutto giornali e riviste dell'epoca, a ricostruire uno spaccato della società friulana anteguerra evidenziandone gli aspetti ancora sconosciuti, come l'antisemitismo e il razzismo ritenuto da molti estraneo alla cultura italiana e che invece diviene un'amara consapevolezza  per il lettore fin dalle prime pagine del libro.
"Ho accettato di curare la prefazione del libro di Marchi, - spiega il professor Giorgio Cosmacini autore fra gli altri di Medicina e mondo ebraico prezioso resoconto della storia pressoché sconosciuta della medicina ebraica dai tempi di Mosè al Seicento, - perché anch'io sono originario di quelle parti ed è stato un po' come tornare alle radici, e poi perché penso che nella figura del medico ebreo ci siano delle peculiarità interessanti da indagare si pensi alla versatilità della cultura ebraica. In passato i medici ebrei erano più colti della media della società, la loro professione era veicolo per essere ammessi a corte, negli ambienti aristocratici..."
"La storia della famiglia Sachs mi ha appassionato al punto che ne ho ripercorso la storia seguendola a Padova,  in Toscana e perfino in Israele dove ora vive suo nipote, Giorgio Algranati, figlio della figlia di Sachs, che mi ha ospitato qualche giorno e mi ha aiutato ad aggiungere elementi importanti nella ricostruzione di alcuni aspetti della vicenda", ci rivela Marchi.
La storia di Ettore Sachs è ora motivo di orgoglio per il Comune di Gonars, luogo in cui il medico ebreo visse ed esercitò la professione, che ha sponsorizzato metà della pubblicazione e che nella serata di presentazione presso il centro civico di Fauglis ha donato una copia del libro a tutti i cittadini intervenuti.

Lucilla Efrati

Il Dottor Sachs - Un medico ebreo in Friuli e la sua famiglia tra Otto e Novecento
Casa Editrice Kappavu - pp.351
Costo: 20 euro

Di seguito un brano del libro:

1. UN PREZIOSO TRAFILETTO
Un paio d’anni fa, nel corso delle mie ricerche, sfogliando un fascicolo del quotidiano cattolico udinese «Il Cittadino Italiano» (stampato fra il 1878 e il 1900), mi imbattei in alcune corrispondenze del luglio 1896, scritte da San Daniele del Friuli, che mi incuriosirono alquanto. Il riscontro sui giornali udinesi non cattolici coevi rendeva intanto la vicenda di cui si trattava vieppiù interessante e stimolante, rafforzando in me la convinzione che in mezzo al copioso e spesso inutile materiale fornito da quella preziosa fonte storica che è la stampa (giornalismo di provincia compreso) sono talvolta seppellite piccole e circoscritte testimonianze che ci consentono di oltrepassare gli angusti confini della cronaca e di attingere la ricchezza di tante cosiddette “microstorie”, qualora le stesse vengano trattate con le dovute cautele e col proposito di individuare non curiosità e aneddoti (più o meno eruditamente raccolti), quanto spicchi del passato rappresentativi di una realtà più ampia, nei quali immergersi per provare a riviverli, per contestualizzarli con rigore scientifico e, al tempo stesso, con viva partecipazione umana; per inserirli, infine, in quei processi sociali e dell’esperienza umana che trapassano (senza lasciarli indietro, anzi: ridisegnandoli) uomini, tempi e luoghi specifici, con lo scopo di cogliere e trasmettere conoscenze che si ricolleghino agli strati profondi, permanenti e ricorrenti delle vicissitudini di questo mondo.
Un Consiglio comunale attaccato dai propri concittadini con l’epiteto di «assassino», un malcontento diffuso fra una folla di cittadini indignati, cartelli di protesta affissi ai muri, proclami divulgati in paese e una manifestazione che, seppure in modi non fisicamente violenti, si dirigeva, dopo la messa, dal piazzale della Madonna verso il municipio per contestare la nomina di un dottore ebreo quale medico-chirurgo condotto…
Da dove emergeva la figura di quel sanitario israelita di nome Ettore Sachs, fino a quel punto ignoto alle cronache, divenuto improvvisamente oggetto di tante attenzioni? perché gli interventi energici di sacerdoti, giornalisti, esponenti dell’amministrazione pubblica, forze dell’ordine e cittadini vari? perché tanta violenza verbale, una così accanita lotta, i ricorsi, le accuse incrociate? e perché, infine, il silenzio improvvisamente calato sulla vicenda dopo la prima, acuta fase di torbidi e di polemiche?
Vicissitudini come quella di Ettore Sachs, pur così compresse nel tempo e nello spazio, sono solo apparentemente marginali: già di per sé interessanti e stimolanti, vanno colte in modo non approssimativo e reclamano di essere inserite, per farsi apprezzare come meritano, in una cornice di più ampio respiro. Anche le storie brevi e cosiddette “minori” necessitano infatti di ritrovare, assieme al loro contesto più immediato, lo spessore ampio e le spanne lunghe di quella Grande storia di cui sono figlie. È in questo senso che mi sono proposto di lavorare.



Medici (ebrei) senza pace

E' un vecchio gioco di società, rinfranca l'umore, aiuta la circolazione e distrae anche i più inveterati ipocondriaci. Prendersela coi medici è un rimedio che costa poco e può dare grandi soddisfazioni. Se poi lo mette in pratica uno scrittore di talento, produce anche ottima letteratura. Italo Svevo è forse l'autore italiano che ha praticato la iatrofobia con maggior successo. Per lui si trattava di una vera vocazione, e per di più ereditaria: «Mio padre odiava i medici quanto i becchini», annota Zeno nella Coscienza. Per Svevo i dottori avevano la grave colpa di voler eliminare il bene inestimabile della malattia: «Davvero dobbiamo togliere all'umanità quello che essa ha di meglio?». Lo scrittore infieriva soprattutto contro le pretese della scienza positivista, mentre era più tollerante, e anzi quasi empatico, con i medici affabulatori. Nel novero dei ciarlieri innocui rientrava per esempio il filosofo e sessuologo austriaco Otto Weininger, «le cui teorie - sosteneva Svevo non guariscono mai, ma sono una comoda compagnia, quando si corre dietro alle donne». Il vero eroe dei medici abili nell'inventare miti rimase per il padre della psicanalisi: «Grande uomo quel nostro Freud, ma più peri romanzieri che per gli ammalati», scriveva a un amico nel 1927. Nella Trieste ebraica, da cui proveniva Svevo, i medici costituivano un gruppo numeroso, attivo e inquieto. Si trattava di una professione tradizionale tra gli ebrei, che prometteva prestigio, e rifletteva l'adesione a un ideale di progresso e inserimento sociale. Ma tra Otto e Novecento, quando Svevo maturava la propria vocazione letteraria, le speranze d'integrazione degli ebrei nella società maggioritaria si scontravano già con l'antisemitismo, che si andava diffondendo nell'impero austro-ungarico. Del resto, anche nel Friuli italiano, il vecchio antigiudaismo di matrice cattolica rialzava la testa. Un caso embiematico fu il boicottaggio di Ettore Sachs, in occasione della sua nomina a medico condotto: «A S. Daniele, il ghetto unitosi in connubio coi liberali affidò la condotta medica a un ebreo, contro la manifesta volontà della popolazione», si lamentava un notabile della destra cattolica, mentre la stampa conservatrice rincarava la dose, affermando che quattrocento famiglie cristiane si dovevano «pappare» un medico semita. Vecchi fantasmi di pregiudizi duri a morire ma anche un assaggio delle persecuzioni che sarebbero venute qualche decennio dopo. Un bel profilo di medico ebreo triestino, che unì passione laica, attività antifascista e lotta contro le leggi razziali è quello di Bruno Pincherle. Finito in carcere più volte durante il ventennio, attivo nella resistenza e, dopo la guerra, impegnato nella vita politica della città, Pincherle dichiarava di aver «sempre profondamente sentito la funzione sociale della sua professione». Nel 1939, in piena campagna antisemita ebbe il coraggio di portare un mazzo di garofani rossi sull'erma abbattuta di Italo Svevo, imbrattata dalla scritta: «Giudeo, il bronzo sia dato alla patria». Un medico capace di curare l'anima e la dignità, insomma, che sarebbe piaciuto anche a quell'inguaribile ipocondriaco di Svevo.

Giulio Busi, Il Sole 24 Ore, 8 marzo 2009
 
 
 
  torna su
pilpul    
 
  Donatella Di CesareFranz Rosenzweig: quale differenza
fra Ebraismo e Cristianesimo

Senza l’ebraismo il cristianesimo non sarebbe neppure concepibile. E con ebraismo non si deve intendere solo la Torah, né solo la storia ebraica, ma il popolo ebraico vivente. È questa la tesi sostenuta da Franz Rosenzweig nel suo bellissimo libro La stella della redenzione, il canto del cigno dell’ebraismo tedesco, pubblicato già nel 1921 (quarant’anni prima del concilio Vaticano II).
Per chiarire la differenza tra ebraismo e cristianesimo Rosenzweig si avvale dell’immagine della stella: i raggi che erompono all’esterno e, disperdendosi, percorrono vie separate, raffigurano il cristianesimo; il fuoco, che arde all’interno, e raccolto mantiene l’unità, è l’ebraismo. Nella sua spinta espansiva il cristianesimo non tollera limiti; deve diffondersi, è missionario. Lontano dal fuoco, però, i raggi si affievoliscono e rischiano di spegnersi. Certo, è il suo indelebile paganesimo, l’ammissione di una dualità tra figlio e Padre, incomprensibile per gli ebrei, che ha reso il cristianesimo capace di convertire i pagani. Ma proprio qui si nasconde il pericolo che lo minaccia.
Tuttavia per Rosenzweig i raggi, che si sono allontanati, possono anche far ritorno (teshuvah) a quel che si è conservato per sottrazione: al “resto” di Israele. Perché l’ebreo è sempre in qualche modo un resto, uno scampato; è un interno il cui esterno è stato afferrato dalla corrente del mondo mentre ciò che resta di lui, attende sulla riva. “A dispetto di tutta la storia del mondo, la storia di Israele è storia di questo resto, per cui vale sempre la parola del profeta, e cioè che ‘resterà’”.

Donatella Di Cesare, filosofa
 
 
  torna su
rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

La notizia principale è molto negativa: due poliziotti israliani sono stati uccisi ieri  da un gruppo terrorista che sembra legato a Hezbollah in un agguato sulla strada 90, quella che costeggia il Giordano collegando il lago di Tiberiade e il Mar Morto. L'attacco è stato rivendicato dalle «Brigate del Martire Imad Mughniyeh», cioè del capo terrorista ucciso un anno fa a Damasco, di cui Hezbollah ha sempre promesso la vendetta. (Viviana Mazza sul Corriere, Gian Micalessin sul Giornale) Erano parecchi mesi che non si verificava un atto terroristico del genere. La notizia colpisce ancora di più perché il governo israeliano è alla vigilia della decisione sulle richieste di Hamas per la liberazione di Shalit. E’ una lista terribile di attentatori sanguinari. Scrive Umberto De Giovannangeli sull’Unità: “I nomi in testa alla lista sono stati anticipati ieri dalla televisione commerciale Canale 10: Abbas Saadi, Hamas, uno dei responsabili dell'attentato suicida all'Hotel Park di Natanya (27.3.2002), 30 morti; Abdallah Barghuti, Hamas, organizzatore dell'attentato al ristorante Sbarro di Gerusalemme (9.8.2001, 15 morti), del doppio attentato nella Via Ben Yehuda di Gerusalemme (1.12.2001, 11 morti), dell'attentato nel caffé Moment di Gerusalemme (9.3.2002, 11 morti); Ibrahim Hamed, Hamas, responsabile della morte di 55 israeliani in diversi attentati fra cui quello di Rishon Le-Zion (7.5.2002, 16 morti) e quello di Zrifin, presso Tel Aviv (9.9.2003, 8 morti); Bassam Saadi, Jihad islamica, responsabile degli attentati di Afula (19.5.2003, 3 morti), Megiddo (5.62002, 17 morti) e Karkur (21.10.2002, 14 morti). Altri nomi inclusi nella lista sono quelli di Hassan Salameh e Atya Abu Warda (27 morti in due attentati nel 1996) Muwaz Abu Sharaf (attentato in un autobus di Haifa, 5.3 2003, 17 morti); Majdi Amro, Muhammed Amran e Jamal Abu Hija, tutti coinvolti in sanguinosi attentati.” A quanto pare la discussione si concentra sul luogo della liberazione: Israele vorrebbe deportarli all’estero, mentre Hamas li vuole liberi a casa loro, a Gaza o in Cisgiordania. Non vorremmo essere nei panni dei ministri che si riuniranno oggi o domani per decidere.

Nel frattempo il Likud e Yisrael Beitenu hanno firmato l’accordo per il nuovo governo. A Lieberman andrebbe il ministero degli Esteri, e al suo partito anche i portafogli della Sicurezza Interna, di Turismo e integrazione e delle Infrastrutture (Viviana Mazza sul Corriere). Ci sono ancora voci che parlano di un possibile accordo fra Likud e Kadima, sulla base di una rotazione asimmetrica del ruolo di primo ministro (due anni a Netanyahu, 21 mesi alla Livni), ma ormai è probabile che si costituisca un governo “stretto”, sostenuto da 61 deputati sui 120 della Knesset, magari in attesa di nuove elezioni anticipate, eventualmente dopo il conflitto che potrebbe riesplodere con Iran, Siria, Hezbollah o Hamas o parte di questo schieramento. Da notare a questo proposito una notizia del Corriere siglata g.o. (Guido Olimpio) secondo cui Hezbollah si lamenterebbe del fatto che la Siria non provvede a rifornirlo, come promesso coi missili M302 forniti dalla Russia. Lo stesso Olimpio ricostruisce, ancora sul Corriere, la guerra delle spie che contrappone il Mossad ai terroristi. Al di là del romanzesco, è chiaro che il conflitto visibile è da sempre, in Medio Oriente, solo una parte di quel che accade. Da segnalare anche, sullo Herald Tribune (proveniente dal New York Times) un intervento di Roger Cohen che prova a rettificare il significato pro iraniano delle sue inchieste (che si sono lette anche su questa rassegna) sulla condizione degli ebrei in Iran. La sua tesi è che il regime degli Ayatollah è più pragmatico di quel che si crede e può essere bloccato dalla deterrenza.

Venendo al panorama italiano, va lodato l’intervento di Giovanni Belardelli sul Corriere che qualifica la celebrazione dei “Giochi del Mediterraneo” da cui Israele è esclusa come “nuovo antisemitismo” e chiede perché il governo italiano non si comporti in questo caso con lo stesso coraggio dimostrato per Durban 2. Che l’antisemitismo sia in ottima salute, lo si vede anche da episodi minimi come la risposta a una lettera al Tempo. Vale la pena di riportare integralmente lo scambio di battute. Il lettore scrive “Un docente dichiaratamente antisemita ha detto ai suoi allievi tutto il male possibile sugli ebrei e si è espresso in tono negativo sulla gerarchia cattolica perché avrebbe tolto dalle preghiere per gli ebrei l'aggettivo «perfidi». “ Il Tempo risponde:  “Anche se non era proprio esatta la traduzione, è stato saggio mettere via questo «perfidi». Tuttavia stiamo attenti a non esagerare nelle difese, lasciando credere - o quasi - che Gesù sia morto per malattia.” Bisognerebbe chiedere al direttore del Tempo se è rimasto solo con Monsignor Williamson a credere al “popolo deicida”. E a proposito di antisemitismo, sarà un po’ “paranoico”, come dicono i giovani, notarlo, ma è interessante notare che la Rassegna riporta due versioni della notizia breve di Repubblica sull’attentato di oggi. La prima versione è titolata “Uccisi in Cisgiordania due agenti israeliani” la seconda “Nei territori uccisi in un agguato due poliziotti ebrei”.  Sostituire “poliziotti” ad “agenti” rende la frase più chiara; “Cisgiordania” era appena più neutro di “Territori”, ma quegli “israeliani”  uccisi che diventano “ebrei”, fanno riflettere.
 
Ancora sulla rassegna, in ambito culturale, una segnalazione di Emilia Costantini sul Corriere dell’allestimento teatrale della riduzione di Tullio Kezic degli “Occhiali d’oro” di Giorgio Bassani e una rievocazione di Sergio De Santis sul Mattino degli ottant’anni trascorsi dalla pubblicazione dei “Saggi critici” di Giacomo Debenedetti

Ugo Volli 

 
 
  torna su
notizieflash    
 
 
Trattative indirette con Hamas                                                            
per la liberazione di Gilad Shalit
Gerusalemme, 16 mar -
Scambio di prigionieri Israele-Hamas. Rinviata la seduta straordinaria, prevista per oggi, che avrebbe dovuto esaminare la possibilità di uno scambio di prigionieri con Hamas, al fine di riportare a casa il soldato israeliano Gilad Shalit. La seduta era stata convocata dal premier Ehud Olmert, lui stesso ne ha richiesto il rinvio a fronte di un aggiornamento ricevuto sulle trattative dai suoi due emissari, il capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Avi Dichter e il negoziatore Ofer Dekel. Israele e Hamas negoziano indirettamente con i buoni uffici dell'Egitto. Secondo un giornale arabo, al-Hayat, al Cairo sarebbe giunto in segreto il capo militare di Hamas, Ahmed Jaabri, per partecipare alle trattative. In una intervista alla radio militare il ministro per i pensionati Rafi Eitan ha detto oggi che la prosecuzione odierna delle trattative al Cairo "fa ben sperare". Nel frattempo prosegue la protesta della famiglia del caporale Shalit. Sono accampanti ormai da nove giorni a breve distanza dalla residenza di Omert, chiedono la liberazione immediata del militare.


Gerusalemme verso un nuovo governo 
Raggiunto accordo Likud - Israel Beitenu
Gerusalemme, 16 mar -
Concluso un accordo di coalizione fra Likud e Israel Beitenu.
Lo ha comunicato il portavoce del partito del Likud al termine di un incontro negoziale durato parecchie ore. In base a questo accordo, Israel Beitenu, terzo maggior partito di Israele dopo il voto dello scorso 10 febbraio, dovrebbe ottenere cinque ministeri: quello degli Esteri, che dovrebbe andare al capo del partito Avigdor Lieberman (figura molto discussa per la sua retorica anti-araba), e quelli della Sicurezza interna, delle Infrastrutture, del Turismo e dell'Integrazione. Questo accordo è il primo raggiunto da Netanyahu (leader del Likud) da quando è stato incaricato di formare il nuovo governo. Ma Likud e Israel Beitenu nonostante l'intesa non raggiungono la maggioranza necessaria dei seggi alla kensset (120), motivo per cui hanno bisogno di stipulare accordi anche con altri formazioni per ampliare l'alleanza. Netanyahu, che fu già primo ministro dal 1996 al '99, guarda alla scadenza del 3 aprile per portare a termine il mandato di formare il nuovo esecutivo, dopo essere stato incaricato il mese scorso dal presidente Shimon Peres. Netanyahu aveva finora cercato l'appoggio del partito centrista  Kadima senza successo. Un riavvicinamento negli ultimi giorni aveva fatto pensare a una svolta rispetto al secco 'niet' espresso dalla Livni, appena tre settimane fa. Il rifiuto è stato confermato, e da lei attribuito a contrasti fondamentali proprio in tema di processo di pace con i palestinesi, dovuto soprattutto al rifiuto di Netanyahu di impegnarsi espressamente in una soluzione basata sulla costituzione di uno Stato di Palestina al fianco di Israele. 
 
 
    torna su
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”.