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L'Unione informa |
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30 giugno 2009 - 8 Tamuz 5769 |
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alef/tav |
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Roberto Della Rocca, rabbino |
Qorach,
prototipo del demagogo che sobilla abilmente le
masse, solleva contro Moshè un'argomentazione apparentemente
giusta. Alla provocazione di Qorach sul fatto che Moshè e
Aron si sarebbero assunti troppi incarichi innalzandosi al
di sopra della Comunità, i cui componenti dovrebbero essere invece
tutti uguali, Moshè risponde che non si tratta tanto di innalzarsi
quanto piuttosto di "stare in piedi davanti alla Comunità per
servirla". Un'inquietante questione che si ripropone nella nostra
vita istituzionale: la differenza tra il servirsi della
Comunità e il mettersi umilmente al servizio di essa. |
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L'immaginazione è più importante della conoscenza. (Albert Einstein) |
Vittorio Dan Segre, pensionato |
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Musica contro lo sterminio L'esperienza di KZ Musik
KZ
Musik (Musikstrasse Roma–Membran Hamburg) è la più completa e
aggiornata Enciclopedia discografica contenente l'intera produzione
musicale composta dal 1933 al 1945 da musicisti imprigionati,
deportati, uccisi, sopravvissuti di qualsiasi contesto nazionale,
sociale, religioso, civile e militare nei Campi di transito, lavoro,
concentramento, sterminio, penitenziari, Oflag e Stalag aperti in
Europa, Africa e Asia coloniale e Australia da Terzo Reich, Italia,
Giappone, Repubblica di Salò, regime di Vichy e altri Paesi dell’Asse,
Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica e altri Paesi Alleati. Un
progetto ambizioso, un lavoro colossale importante non soltanto per le
dimensioni e per l'accurato lavoro di ricerca che richiede, ma
soprattutto per il significato che ha l'idea di raccogliere in un unica
opera musica composta da internati nei campi di concentramento nazisti
e musica composta da prigionieri tedeschi nei campi sovietici o di
altri Paesi alleati, musica composta da prigionieri di tante
confessioni religiose tutte diverse fra loro perché “la musica - come
sostiene Francesco Lotoro, autore dell'opera - “ha un linguaggio
universale”. Il Palazzo della Cultura in Roma con il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma e dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
ospita questa sera alle 20.30 la presentazione della seconda parte
dell'opera (volumi 7-12), saranno presenti il Presidente Ucei Renzo Gattegna, Riccardo Pacifici Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Franco Bixio Presidente dell'Associazione Musikstrasse di Roma, Markus Engelhardt direttore della sezione Storia della musica dell'Istituto storico germanico di Roma, Carlo Spartaco Capogreco storico, Presidente della Fondazione Ferramonti e l'autore dell'opera Francesco Lotoro (nell'immagine di seguito) pianista.
Professor Francesco Lotoro, può descriverci in due parole l'enciclopedia? L'Enciclopedia
intende raccogliere come opera omnia e quindi non un'antologia, tutta
la produzione musicale dei più diversi generi, composta nei campi di
concentramento nei campi di internamento, ma anche nei campi civili e
militari. Questo significa non soltanto la musica composta nei campi di
concentramento tedeschi, ma per capirci anche quella scritta dai
prigionieri di guerra tedeschi nei campi francesi o britannici. Da che cosa è nata l'idea? Ho
iniziato ad avvicinarmi all'idea per passione, ho iniziato negli anni
novanta, mi sono detto se non faccio io da battistrada, difficilmente
si potrà arrivare a una perimetrazione della fenomenologia musicale
concentrazionaria. In quegli anni ancora non esisteva internet nel
senso di ciò che è oggi, pertanto ho dovuto costruire con maggiore
difficoltà tutti i contatti con istituzioni, memoriali, biblioteche,
archivi, antiquariati librari, musicisti ex–deportati ancora in vita, loro parenti e sopratutto musicologi e ricercatori
che hanno cominciato prima di me, verso i quali ho la più sincera
gratitudine e riconoscenza. Parlo di Bret Werb del USHMM di Washington
D.C., Guido Fackler dell'Università di Wuerzburg, Werner Grunzweig dell'Akademie der Kunst di Berlino ma anche
Lena Makarova, Claude Torres, Damien Top e pochi altri. Per tacer di
Aleksandr Kulisiewicz, che non ho mai conosciuto e che, sopravvissuto a
Sachsenhausen, trascorse tutto il resto della sua vita a raccogliere
materiale musicale e poetico dei Campi. Mi sono considerato sempre
l'ultimo arrivato e tuttavia colui che in seno alla tematica ha uno
scopo ben preciso: unificare tutte le produzioni musicali
concentrazionarie (lirica, sinfonica, cameristica, strumentale,
pianistica, liederistica, corale, ecc.) e dare a esse una definitiva
strutturazione enciclopedica e bibliotecaria.
Qual'è stata la prima cosa che l'ha spinta verso questa musica e questo progetto? Come
pianista, le grandi pagine musicali scritte da Viktor Ullmann
(nell'immagine a fianco) a Theresienstadt e da Emile Goué a
Nienburg/Weser. Come musicista, forte è stata l'esigenza di far luce su
una vastissima letteratura musicale che, scritta in cattività, non ha
conosciuto la fama e l'importanza che le spetta. La ormai famosa
produzione musicale di Theresienstadt non esaurisce il discorso della
musica scritta nei Campi; essa ne è solo una piccola parte. In una
immaginaria biblioteca contenente l’intera Storia della Musica, nello
scaffale della musica del Novecento,mancava un poderoso volume: la
musica concentrazionaria. La prima cosa che ho sentito nei confronti di
questa musica scritta da ebrei, cattolici, evangelici, quaccheri, sufi,
Sinti soldati, sottufficiali e ufficiali di tutte le parti in guerra,
era che solo un ebreo come me poteva realizzare KZ Musik perché ho,
come ogni ebreo, l'imperativo della Memoria. Anche dinanzi a
Messe scritte da preti e monaci musicisti o persino dinanzi a
musiche scritte da ufficiali tedeschi nei Campi militari degli Alleati,
ho ritenuto che tutta questa musica dovesse essere pubblicata in KZ
Musik. La musica è un linguaggio universale; la musica scritta nei
Campi di concentramento, da chiunque sia stata scritta, è un patrimonio
dell'Umanità. Cosa hanno comportato le sue ricerche? Molte cose: innanzitutto una internazionalizzazione delle ricerche. Dal 1939 al 1945 il mondo
intero era in Guerra, pertanto il pianeta si riempì di Campi di
concentramento, dai grossi impianti concentrazionari di Auschwitz ai
più sperduti Campi aperti dal Giappone nella Manciuria, a Taiwan, a
Singapore passando per i Campi aperti nell'Africa settentrionale e
nell'India coloniale britannica. Pertanto ho dovuto crearmi anche una
fitta rete di informatori, colleghi o semplici musicofili che potessero
segnalarmi o acquistare nei 5 Continenti tutto il materiale cartaceo
musicale ma anche fotografico, biografico oltre a mettermi in contatto
con le famiglie dei musicisti ex–deportati. Ciò naturalmente comporta
un aggiornamento continuo delle biografie di ogni musicista, lo studio
di tutta la vasta letteratura storica e memorialistica sull'argomento
da leggersi in tutte le lingue possibili. Tutto ciò si alterna allo
studio musicale vero e proprio; ci sono centinaia di opere da studiare.
Ogni mese teniamo due cicli di registrazioni che vengono preparate con
assoluta meticolosità. Ha parlato delle famiglie dei musicisti ex-deportati, è entrato in contatto con alcune di loro? Non sempre è possibile contattare le famiglie dei musicisti ma nei casi in cui è stato possibile
si è sviluppato un ottimo rapporto con esse. Nella maggior parte dei
casi sono diventato loro amico. Mi sono talora imbattuto in parenti che
avevano materiale musicale ancora giacente nelle loro abitazioni,
magari accatastato in qualche scaffale, con tutti i rischi derivanti
dal deterioramento cartaceo. Quali sono le sue speranze per questo progetto, quali i motivi di orgoglio, quanto la emoziona? Mi
emoziona che questo avvenga sotto il patrocinio dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma, per me che
sono un ebreo della periferia questo è un grande riconoscimento.
Ovviamente si può fare di più e spero che l'Ucei sia l'interlocutore
anche per il futuro. Nei miei progetti vi è la fondazione di un
Istituto Internazionale di Letteratura Musicale Concentrazionaria, che
non è detto debba sorgere nella capitale. Forse si può regionalizzare.
Questo è un patrimonio che deve essere a disposizione di tutti. Io
comunque sento di doverci essere, mi sembra un motivo di orgoglio
che sia un ebreo a recuperare questo materiale.
Lucilla Efrati
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Kurt von Hammerstein nemico del nazismo che sfuggì alle rappresaglie
La
notte tra il 29 ed il 30 giugno di 65 anni fa, la “notte dei lunghi
coltelli” segnò una violenta e radicale epurazione dei nemici interni
ed esterni al nazismo. Tra i primi Ernst Rohm, capo delle SA e tra i
secondi Kurt von Schleicher, l’ultimo cancelliere prima della presa del
potere di Hitler. Furono in molti allora a stupirsi che non
figurasse tra le vittime dell’epurazione il generale Kurt von
Hammerstein-Equord, fin dall’inizio oppositore del nazismo. Hans
Magnus Enzensberger ha dedicato al generale e alla sua famiglia un bel
libro, “Hammerstein o dell’ostinazione”, uscito di recente nella
traduzione italiana. Documentato come un saggio storico e scritto quasi
come un romanzo, il lavoro dello scrittore tedesco apre uno squarcio su
una famiglia e su una società civile tedesca forse eccessivamente
prudente, ma ferma nella sua opposizione al nazismo, nella sua
resistenza il più delle volte passiva. Attraverso le pagine del
libro scorrono decine di personaggi legati in vario modo al mondo
dell’opposizione, tra i quali le figlie (generalmente attratte da ebrei
e comunisti, quando le due qualità non coincidevano nella stessa
persona), i figli (due dei quali ricercati dopo il fallito attentato
del 20 luglio 1944, nel quale uno era realmente implicato) di
Hammerstein e la moglie, tenuta come ostaggio dalle SS, insieme ad
altri personaggi illustri (tra i quali il figlio del maresciallo
Badoglio, Mario), infine trasportati a Villabassa, nell’Alta Pusteria e
lì consegnati alle truppe americane (ne ha raccontato l’epopea
Hans-Gunter Richardi nel saggio “Ostaggi delle SS nella Alpenfestung”). Il
generale, pur costituendo uno dei punti di riferimento della resistenza
passiva al nazismo, ebbe la ventura di non essere mai oggetto delle
rappresaglie naziste, morendo di tumore nel 1943.
Valerio Di Porto, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane |
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rassegna stampa |
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In
Iran continua la repressione, mentre il riconteggio di parte dei voti
avrebbe confermato la vittoria di Ahamdinejad (notizia sul Foglio) e Berlusconi ha parlato di sanzioni da decidere al G8 (Vincenzo Nigro su Repubblica, Viviana Mazza sul Corriere). Michele Farina sul Corriere si occupa delle conseguenze della vicenda iraniana sull'Iraq, da cui gli americani si stanno ritirando (Paolo Valentino sul Corriere), probabilmente in maniera affrettata per gli interessi interni di Obama (Monica Maggioni sul Tempo). Delle ripercussioni del movimento iraniano in generale sul mondo arabo si occupa Matteo Tacconi su Europa. Sul Foglio Amy Rosenthal intervista Kenneth Pollack sulle prospettive strategiche dell'America rispetto al problema iraniano.
Sulla rassegna sono presenti anche alcuni articoli interessanti non connessi all'attualità politica. Il Corriere
solleva il caso Cioran, pubblicando un brano dei suoi testi giovanili
che Adelphi raccoglie in un volume e un commento di Dario Fertilio: lo
scrittore romeno trasferito in Francia era da giovane come molti
intellettuali romeni, per esempio anche lo storico delle religioni
Eliade, affiliato all'estrema destra e ammiratore di Hitler.
Difficilmente la cosa può sorprendere se si considera la sua ideologia
radicalmente antiumanistica e il suo spirito sostanzialmente gnostico.
Interessante anche il secondo articolo (sul Corriere)
del viaggio di Claudio Magris in Lituania, dove si parla di fusione
delle culture ebraica e cristiana; lo scrittore però, contemplando le
cose sotto un profilo secolare, non può considerare la situazione
attuale, in cui il governo lituano, per odio antirusso, sta portando
avanti una politica di negazione della Shoà, incriminazione dei
resistenti al nazismo inclusi gli ebrei, giustificazione dei numerosi
collaborazionisti col nazismo. Francesco Battistini sul Corriere
racconta il caso dei due figli di Michael Jackson che la loro madre
ebrea vuole avere in custodia per salvare la loro identità ebraica. Ugo Volli |
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Relazioni
diplomatiche Francia-Israele,
Sarkozy a Netanyahu: “Cambia ministro degli Esteri” Gerusalemme 30 giu - Una
tempesta diplomatica minaccia i rapporti fra Israele e Francia.
L'ufficio del ministro degli Esteri di Gerusalemme ha reagito infatti
con durezza alle affermazioni attribuite al presidente francese Nicolas
Sarkozy. Da notizie fatte trapelare alla stampa israeliana sembrerebbe
che nei colloqui avvenuti mercoledì scorso, fra il premier israeliano
Benjamin Netanyahu e il leader francese, quest'ultimo abbia consigliato
a Netanyahu di "sbarazzarsi" del suo ministro degli Esteri, Avigdor
Lieberman, per sostituirlo con l'attuale leader dell'opposizione e del
partito di maggioranza relativa Kadima, signora Tzipi Livni. Netanyahu
avrebbe cercato di difendere Lieberman affermando che in privato la sua
immagine è diversa da quella pubblica di "falco" e di sostenitore di
una linea di estrema destra. Anche il leader dell'estrema destra
francese Jean-Marie Le Pen, avrebbe risposto a Sarkozy, che in privato
è una persona simpatica. La furente reazione dell'ufficio del ministro
degli Esteri non si è fatta attendere e ha accusato il capo dello Stato
francese "di intollerabile ingerenza negli affari interni di Israele".
Su precise istruzioni del premier Netanyahu l'ambasciatore d'Israele in
Francia Dany Shek non ha riferito a Lieberman sul contenuto del
colloquio e per questo fatto il diplomatico rischia ora di divenire
capro espiatorio. Lieberman è leader del partito Israel Beitenu (Ib), i
cui elettori sono in prevalenza russi. Ib è il grande vincitore delle
ultime elezioni dalle quali è uscito con 15 deputati e come terzo
partito della Knesset.
Università romena accusata di traffico di ossa di ebrei sterminati durante la Shoah Tel Aviv, 29 giu - Traffico
a fini scientifici in una università romena di ossa che asseritamente
provengono da una fossa comune di ebrei sterminati durante la Shoah.
"L'accademia dell'orrore": con questo titolo il quotidiano 'Israel
ha-Yom' ha reso nota la macabra notizia. “Per 40 dollari - sostiene il
giornale - è possibile acquistare un teschio o ossa provenienti dalla
fossa di Podu Iloaiei, un villaggio vicino alla città di Iasi. Non
è stato precisato dall' Israel Ya-Yom se l'ateneo romeno abbia
commentato le accuse. Reso noto invece lo scopritore della
vicenda, un ebreo americano che in visita alla Università di
medicina e di farmacia 'Gr. T.Popa' di Iasi, avrebbe appreso da uno
degli studenti che a procurare le ossa sono i custodi del cimitero di
Podu Iloaiei, i quali provvedono anche a pulirle. Il giornale precisa
che in quella Università sono iscritti anche studenti israeliani che
finora ignoravano però l'origine delle ossa. La vicenda ha destato
impressione in Israele anche perché il 'pogrom di Iasi' fu uno degli
eventi salienti della Shoah. Il 29 giugno 1941 il dirigente romeno Ion
Antonescu ordinò all'esercito e alla polizia, assistiti da reparti
militari tedeschi, di sgomberare con la forza la popolazione ebraica
della città. Complessivamente in quei giorni furono uccisi 14 mila e
500 ebrei, a Podu Iloaie ne furono inumati 1.200, trasportati in quel
villaggio con un massacrante percorso in treno. Il rabbino Aryeh
Goldberg, vicedirettore generale della associazione dei rabbini di
Europa, ha detto che le prime informazioni giunte dalla Romania
"destano preoccupazione". Ha aggiunto di aver chiesto maggiori dettagli
ai dirigenti rumeni e all'ambasciatore di Israele a Bucarest. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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