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    4 agosto 2009 - 14 Av 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Roberto Della Rocca Roberto
Della Rocca,

rabbino 
Stasera e domani è il 15 di Av, Tu beAv, giorno considerato particolarmente gioioso  dalla Tradizione rabbinica.  Ai tempi del Santuario era un giorno dedicato alle danze e ai fidanzamenti.  Di questa antica ricorrenza è rimasta traccia in Israele ancora oggi, anche se talvolta con modalità banalizzate, come festa degli innamorati,  dedicata ai  picnic e a gite campestri.Tra i vari significati di questa giornata la Tradizione ne riferisce uno particolarmente suggestivo.Dopo la colpa degli esploratori avvenuta il 9 di Av,  per la quale l’intera generazione è condannata a morire nel deserto, gli ebrei ogni anno dovevano scavarsi una fossa la notte di Tishà be Av e molti di loro al mattino dopo non si rialzavano più. Al quarantesimo anno si risvegliarono tutti e inizialmente pensarono di aver sbagliato i conteggi . Ripeterono questo stesso  rito  per le 5 notti successive finché alla notte del 15 di Av, alla luce della  luna piena, capirono che quella generazione era passata e che stavano per entrare finalmente  nella Terra di Israele.    
La creatività, come la vita umana, inizia nell'oscurità. Vittorio Dan Segre,
pensionato
Vittorio Dan Segre  
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  matteo renziQui Firenze – Prove di dialogo tra sportivi israeliani e palestinesi

“Firenze dà la disponibilità, prendendo esempio dall’insegnamento di La Pira, il sindaco del dialogo tra i popoli, ad essere città al servizio della pace”, ha recentemente affermato Matteo Renzi (nella foto a fianco), sindaco di Firenze, in occasione di una manifestazione a sostegno dei dimostranti iraniani. Non c’è dunque da stupirsi che, non solo la questione iraniana, ma anche la soluzione del conflitto israelo-palestinese, sia stata al centro di molte iniziative che si sono svolte in città negli ultimi mesi. L’ultima in ordine di tempo è stata “Dialoghi in rete”, una due settimane di lavori organizzata dalla Provincia di Firenze e dall’Arci, l’Associazione Ricreativa e Culturale Italiana. Il progetto ha coinvolto ragazzi provenienti da Israele, Palestina e provincia di Firenze e ha visto la collaborazione di Al Tariq, organizzazione non governativa palestinese che ha costruito di una rete di soggetti, israeliani e palestinesi, impegnati nella ricerca del dialogo. Quali sono le finalità del progetto? “Dialoghi in rete” ha permesso ai ragazzi, che si erano precedentemente conosciuti on-line, di incontrarsi e di progettare un blog dove, nei prossimi mesi, scriveranno le proprie opinioni sul conflitto mediorientale, cercando di abbattere il muro dell’intolleranza. Non basterà quest’incontro per fare cessare le ostilità in Terra Santa, ma è comunque un significativo, anche se piccolo, passo per una soluzione non violenta del conflitto.

hapoelA Firenze, l’idea di fare incontrare ragazzi palestinesi e israeliani, non è una novità. Nel gennaio scorso la Pool Firenze Basket, la società di pallacanestro cittadina, ha organizzato, con l’intento di iniziare il nuovo anno sotto il segno della fratellanza, la manifestazione “Brothers in basketball”, durante la quale le squadre giovanili dell’Hapoel Ironi Kiryat di Haifa (nella foto a fianco) e i palestinesi del CWB di Gerusalemme si sono sfidate sul campo di pallacanestro del palazzetto dello sport del capoluogo toscano. L’incontro, che ha visto uscire vittoriosa la squadra israeliana, ha avuto un fortissimo valore simbolico. Le immagini dei ragazzi che, finita la partita, si sono stretti la mano e si sono abbracciati, hanno infatti fatto il giro del mondo, suscitando una forte emozione nell’opinione pubblica internazionale. Soprattutto in considerazione del fatto che le foto sono scattate negli stessi giorni in cui era in atto l’operazione militare “Piombo fuso” e migliaia di razzi Qassam si abbattevano sulle case di Sderot e dintorni.
Non israeliani e palestinesi, ma comunità ebraica e islamica di Firenze sono invece al centro di una campagna di sensibilizzazione promossa dall’Assessorato all’Istruzione fiorentino e rivolta ai giovanissimi. Un capitolo del volume “Le chiavi della città”, pubblicazione destinata ai ragazzi delle scuole elementari e medie, è infatti dedicata ai luoghi di studio e preghiera delle due comunità religiose, con l’intento di dare un contributo alla crescita dei ragazzi in una società che, giorno dopo giorno, diventa sempre più multiculturale. Dell’organizzazione e della preparazione del materiale didattico si è occupata anche Daniela Misul, presidente della Comunità Ebraica di Firenze.

Adam Smulevich

 
 
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  L'armamentario di veleni e luoghi comuni
di uno storico controverso


Il 24 luglio  è stato bandito dalla fondazione che porta il suo nome, in collaborazione con l’archivio di Stato di Ascoli Piceno e il Consorzio Universitario Piceno, il “Premio per tesi di laurea don Giuseppe Fabiani”. “L’iniziativa - ha spiegato Franco Laganà, presidente della Fondazione - è finalizzata alla valorizzazione e divulgazione dell’opera dello storico ascolano Fabiani”.
Proprio in questi giorni sto leggendo, di don Giuseppe Fabiani, la monografia “Gli ebrei e il Monte di pietà in Ascoli”, edita nella Collana di pubblicazioni storiche ascolane nel 1942 e dedicata “Ai prodi figli di Ascoli combattenti in terra sul mare nel cielo”. Nel volume (195 pagine) non manca un florilegio di luoghi comuni antisemiti: gli ebrei vengono paragonati ad “avvoltoi” (pag. 12); si destreggiano “con l’innata astuzia e con i tentacoli proteiformi del denaro” (pag. 14); “il giudeo” viene definito, sulla scorta di Bernardino da Feltre (molto citato anche dalla pubblicistica razzista dell’epoca proprio per il suo antisemitismo) “mercante di lagrime e bevitore di sangue cristiano” (pag. 22).
L’auspicio è che nel proprio sforzo di “valorizzazione e divulgazione dell’opera dello storico ascolano Fabiani” la fondazione ad egli intitolata e le altre istituzioni coinvolte nel bando per il premio di laurea non oscurino e non travolgano nell’oblio gli aspetti più controversi del suo lavoro.

Valerio Di Porto, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
 
 
 
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La notizia più importante oggi è certamente l'apertura a Betlemme della conferenza di Al Fatah, una sorta di congresso come non se ne facevano da vent'anni. Certamente il tasso di democrazia interna dell'organizzazione non è scandinavo, la scelta dei delegati è stata assai poco trasparente (si veda il pezzo "neutro" di Napolitano sul Manifesto, che pur in un tono generale di approvazione documenta come la presidenza palestinese di Abu Mazen si sia scelta i delegati secondo i suoi interessi), ma almeno questa è un'occasione per verificare le spinte che emergono dalla base. Ne parlano, con il solito tono dichiaratamente filopalestinese, Giorgio sul Manifesto e Tramballi sul Sole. Purtroppo, come scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale, queste spinte non vanno nel senso del compromesso e della pace. I giovani sono più intransigenti della generazione anziana oggi al potere e anche questa mostra segni di irrigidimento, che vanno certamente messi in relazione alla politica della presidenza americana. Per quel che si sa del documento finale, vi si parla di rifiuto del riconoscimento del carattere ebraico dello stato di Israele (che come nota Nirenstein non è un problema religioso, ma significa la rinuncia a una conquista "morbida" di Israele per via demografica), di ritorno dei "rifugiati" ecc. Sempre in tema di palestinesi, da notare la notizia del Sole sulla polizia a cavallo schierata sulle spiagge di Gaza per imporre a tutte le donne il velo.
Un altro tema è l'annuncio del ministro degli esteri siraeliano Liberman che, pur ritenendosi innocente, se incriminato si dimetterà (Salerno sul Messaggero, notizia sul Sole).
Nel Medio Oriente fuori da Israele emerge ancora la questione iraniana. C'è stata una inaugurazione della seconda presidenza di Ahmadinejad (Francesca Cafferi su Repubblica) "fredda e piena di gaffes", in cui peraltro gli europei hanno mancato le occasioni per far sentire il loro dissenso. I giornali hanno notato che il neo-presidente ha baciato la "guida suprema" sulla spalla e non sulla guancia "per un raffreddore" che Lepri sul Corriere paragona a quello di Andropov, che mancavano molti esponenti della nomenclatura (Randjbar sul Messaggero), che sono tornate fuori torture e torturatori (De Leo sul Riformista, notizia sul Foglio). In questo contesto appare molto limitata l'analisi di Radaelli sull'Avvenire, che vede solo "confusione" da una parte e dall'altra dello schieramento iraniano. In realtà c'è determinazione da parte dei conservatori per prendere tutto il potere e per realizzare al più presto l'atomica, contro cui però sembra che gli americani stiano preparando una superbomba capace di penetrare in bunker profondissimi (notizia sul Foglio). Ma la vorranno usare?
Per quanto riguarda le inchieste e le notizie culturali, da segnalare un reportage di Piotr Smolar tradotto sulla Stampa riguardo allo staterello siberiano che Stalin aveva dedicato alla deportazione degli ebrei russi, che oggi sono ridotti all'1 per cento e desolatamente lontani dalle loro radici. Da leggere anche l'intervista al premio Nobel ebreo ungherese Imre Kortez che Maurizio Bono pubblica su Repubblica in occasione della traduzione italiana della sua autobiografia. Infine L'Avvenire dà notizia del fatto che l'Unesco ha deciso di proclamare il Diario di Anna Frank patrimonio dell'umanità. Giusto in tempo, prima dell'elezione alla sua presidenza di quel ministro della cultura egiziano noto per aver dichiarato che se trovasse un libro ebraico nelle sue biblioteche lo brucerebbe di persona...

Ugo Volli

 
 
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Israele, la comunità Chabad chiede la nomina                                
di "Giusto fra le Nazioni" per ufficiale tedesco
Gerusalemme, 4 ago -
Forse l'ammiraglio Wilhelm Canaris, capo dell'intelligence militare della Germania nazista fino al 1944, che avrebbe salvato di nascosto centinaia di ebrei a rischio della propria vita, sarà riconosciuto "Giusto fra le Nazioni". A chiederlo è il movimento ebraico ultraortodosso Chabad che ieri ha indirizzato una richiesta formale al Museo dell'Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme. Nel 1945 Canaris fu poi impiccato nel campo di concentramento di Flossenburg su ordine di Heinrich Himmler, capo delle SS, perché coinvolto in un fallito attentato nei confronti di Adolf Hitler. Secondo documenti raccolti dalla comunità Chabad, Canaris in persona organizzò nel 1940 la fuga da Varsavia del rabbino Yossef Yitzhak Schneerson, capo della comunità Chabad all'epoca. Senza alcun compenso, e anzi esponendosi personalmente a rischio, Canaris - secondo i dirigenti di Chabad - salvò anche centinaia di ebrei che alla fine del 1941 furono inviati in treno dalla Germania in Spagna e Portogallo. Nei loro documenti di viaggio Canaris spiegava che si trattava di "agenti": ma in realtà era solo un espediente per metterli in salvo. La direzione di Yad Vashem deve adesso valutare la richiesta del movimento Chabad. Secondo la stampa odierna, si tratta di una decisione molto impegnativa visto il ruolo eminente mantenuto comunque da Canaris per anni nella macchina bellica del Terzo Reich.


MO: Abu Mazen apre il Congresso del partito Fatah
Betlemme, 4 ago -
Il presidente dell'Anp, Abu Mazen (Mahmud Abbas), aprendo il congresso del suo partito, Fatah, a Betlemme ha oggi affermato che la leadership palestinese resta impegnata "per la pace" con Israele nel quadro della formula dei due Stati, ma rivendica il diritto all'opzione alternativa della "lotta armata" e della "resistenza", se Israele non intende seguire la linea del negoziato.

Dubai, Ayman Zawahri: "La Francia pagherà"
Dubai, 4 ago -
Il Centro americano di sorveglianza di siti islamici (Site) riferisce oggi che , il numero due di Al Qaida Ayman Zawahri ha attaccato con durezza l'ostilità della Francia contro il velo islamico affermando che "pagherà per tutti i suoi crimini".  La Francia "pretende di essere un paese laico, mentre il suo cuore è pieno di odio per i musulmani", ha detto il medico egiziano rispondendo a una domanda sull'ostilità di Parigi al velo islamico durante un'intervista. Ha aggiunto che la Francia durante la sua storia ha "appoggiato gli ebrei nei suoi sforzi di prendere il controllo della Palestina" (...), ha combattuto gli arabi in Algeria e ha "fornito a Israele il suo reattore nucleare". "La Francia pagherà per tutti i suoi crimini", ha concluso. Il Site precisa che si tratta della sesta intervista di Zawahri sullo stesso sito islamico, legato ad Al Qaida. Nel corso del colloquio di 90 minuti ha ribadito le sue accuse contro Israele e l'occidente paragonando il presidente americano Barack Obama ad un lupo feroce che, mentre sbrana le vittime, chiede loro di fare la pace.
 
 
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