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L'Unione informa
 
     9 agosto 2009 - 19 Av 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Benedetto Carucci Viterbi Benedetto Carucci Viterbi, 
rabbino 
"Fa' attenzione a non dimenticare il Signore tuo Dio...quando avrai mangiato e ti sarai saziato, avrai costruito belle case e vi abiterai...quando avrai accumulato argento ed oro" (Devarim 8, 11-13).
Il test è nell'abbondanza e nel benessere, non nel momento di crisi e di sofferenza. 
Il voto unanime con cui, giovedì scorso, il sesto congresso di Fatah, ha votato la mozione che addossa a Israele la responsabilità per la morte del “martire Yasser Arafat”, non mi sembra che sia il sintomo o il segnale di una crescita politica. Quando si va a caccia di capri espiatori convinti che questo consenta di aprire una nuova stagione
politica si intraprendono due possibili percorsi.
Nel caso in cui si governi su coloro che vengono accusati, si preparano per questi tempi cupi, tali per cui “meglio non essere lì”. Nel caso, invece, che il problema sia recuperare un consenso che non si ha, pensando che prendere in prestito dall’avversario politico interno una parte del suo lessico politico, sia la strada più veloce per ritornare egemoni, non si allestisce né si predispone un futuro politico, ma si decreta la consegna di se stessi al proprio avversario interno. In politica, come dappertutto, l’alternativa tra la copia e l’originale premia sempre l’originale.
David Bidussa, storico sociale delle idee  David Bidussa  
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  Enrico Fink Qui Firenze - Sette note contro il pregiudizio
Incontro con l’artista Enrico Fink
 

Enrico Fink è uno dei musicisti più versatili del panorama artistico italiano. Nella sua carriera si è infatti occupato di musica a tutti i livelli, dalla jazz music a quella etnica. L’altra sua grande passione, il teatro, lo ha portato a collaborare con Moni Ovadia, nella cui compagnia ha recitato qualche anno fa. Oggi è direttore dell’Orchestra multietnica di Arezzo (Oma), un gruppo di venticinque artisti provenienti da sette paesi diversi, nei prossimi giorni in concerto ad Arezzo e Castiglion Fiorentino, che rappresenta un ben riuscito esperimento d’integrazione culturale.
Enrico, innanzi tutto una curiosità. Leggendo la tua biografia, ho visto che sei laureato in fisica, con specializzazione in astrofisica. Che cosa ti ha spinto a sviluppare una carriera professionale in un settore così differente da quello oggetto dei tuoi studi universitari?
Poco dopo essermi laureato mi sono trovato a effettuare una scelta decisiva per la mia vita. Occuparmi seriamente di musica e di astrofisica allo stesso tempo era impossibile. Ho scelto la musica, che è sempre stata la mia grande passione. Non è stata comunque una decisione facile. Ho dovuto infatti rinunciare a una borsa di studio
per fare ricerca negli Stati Uniti, una grande opportunità per un giovane neolaureato.
L’Orchestra multietnica riesce a fare lavorare insieme persone provenienti da mondi molto differenti tra loro che, in un altro contesto, non si rivolgerebbero probabilmente neanche la parola. Qual è il vostro segreto?
È la musica, che vede le differenze tra persone come un valore aggiunto. La musica ha il potere di esaltare nelle persone l’orgoglio di appartenere a una particolare identità culturale e allo stesso tempo consente delle combinazioni incredibili tra melodie di paesi lontani, geograficamente e culturalmente, favorendo lo sviluppo della conoscenza
reciproca.
Quali sono i tuoi progetti futuri per l’Orchestra multietnica?
Vorrei che l’Orchestra Multietnica diventasse sempre di più un punto di riferimento per gli artisti e la popolazione della zona di Arezzo. Un laboratorio permanente, aperto a tutti, integrato nel tessuto cittadino, dove sia possibile imparare a suonare e allo stesso tempo interagire con persone di culture differenti, al fine di evitare qualsiasi tipo di pregiudizio nei confronti di chi non si conosce a sufficienza.
Secondo te c’è una deriva razzista nella società italiana?
Troppo spesso in Italia, pur di non affrontare una dolorosa autocritica, ci si illude che lo stereotipo “italiani brava gente” sia sempre valido. In realtà, quando è necessario confrontarsi con fenomeni migratori rilevanti, una parte significativa della popolazione italiana tira fuori il peggio di sé. Non solo nei confronti degli stranieri, ma anche verso i propri connazionali. Basta pensare ai pregiudizi, che ancora sopravvivono, nei confronti dei meridionali.
Che importanza ha la tradizione musicale ebraica in questo mosaico di culture che è l’Orchestra multietnica?
È fondamentale. È quella che conosco meglio, sia per ovvi motivi familiari che per interesse personale. Il panorama della musica ebraica è così vasto che la si può tranquillamente definire come “la musica del mondo”. Un mio impegno costante è cercare di dimostrare il legame che intercorre tra la musica ebraica e la musica degli altri popoli. Un esempio: se si ascolta “Erev shel shoshanim” e poi “Yarus”, popolare
canzone armena, si può notare come la melodia sia praticamente la stessa.
Pensi che in Italia si faccia abbastanza per diffondere la cultura musicale nella popolazione?
No, assolutamente. Anzi, penso che da questo punto di vista siamo un paese arretratissimo. Ed è un vero peccato. Bisogna trovare il modo di coinvolgere la gente, soprattutto i più giovani. La recente riforma della scuola superiore che prevede l’istituzione del liceo musicale coreutico è una buona idea, ma da sola non basta. È fondamentale comprendere questo: occuparsi di musica, oltre ad essere un’esperienza
gratificante, può aiutare tantissimo nella difficile battaglia contro il razzismo e il pregiudizio.

Orchestra multietnica di Arezzo, prossime esibizioni live
12 agosto 2009 con Stefano "Cisco" Bellotti - Anfiteatro Romano - Arezzo
13 agosto 2009 con Stefano "Cisco" Bellotti - Castiglion Fiorentino

Adam Smulevich
 
 
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  tu be'av Rotschild Boulevard - Sentivamo la mancanza
di un San Valentino ebraico?
 

Tel Aviv. Lo scorso 5 agosto si è festeggiato Tu be'Av, che ormai in
Israele si è trasformato in una specie di San Valentino ebraico. O,
come va di moda chiamarla da queste parti, “hag ha-ahava”, la festa
dell'amore. Nelle strade più trafficate e nei centri commerciali
abbondano le vetrine piene di orsacchiotti, biancheria intima,
cioccolatini a forma di cuore e altre “utilissime” idee regalo. Anche i
giornali si riempiono di pagine speciali.
Sul settimanale femminile La'Ishà ci spiegano che quest'anno vanno di moda i pendagli a forma di cuore, purché di design moderno e con un prezzo preferibilmente superiore ai 500 shekel (circa 100 euro). L'inserto di Yediot Ahronot coglie l'occasione per spettegolare sullo status sentimentale delle celebrities più amate: Bar Refaeli e Leonardo di Caprio hanno rotto (buono a sapersi), mentre Seal e Heidi Klum si sono sposati per l'ennesima volta (ma che sorpresa).
Sul Jerusalem Post, invece, leggo che originariamente Tu be'Av non aveva nulla a che vedere con i cioccolatini a forma di cuore. Che è “una festa minore del calendario ebraico”, una giornata di gioia tra i digiuni di Tisha be'Av e Yom Kippur. Che esistono “una serie di ragioni per cui gioire” in questa giornata: per esempio perché, “passato il
solstizio d'estate, le giornate cominciano ad accorciarsi, lasciando più tempo allo studio della Torah”. Che nei tempi antichi, nel quindicesimo giorno del mese di Av, le fanciulle in età da marito usavano vestirsi di bianco e danzare nei vigneti, “creando un'ottima opportunità per combinare i matrimoni”. Poi, sarà che oggi scarseggiano
sia i vigneti sia le fanciulle ansiose di trovare marito, si è deciso di festeggiare questa ricorrenza scambiandosi regalini un po' kitsch.
Resta da chiedersi: davvero sentivamo tutta questa mancanza di un San Valentino ebraico? Tu Be'Av, nella sua edizione Israele 2.0, è un bene o un male? Ci sono modi diversi di vedere la cosa. Da un lato si può pensare che in fondo, anche con tutto il suo improbabile merchandising, fa parte dell'identità israeliana moderna. Proprio come la cena del 25 dicembre con cibo cinese e videocassetta per gli ebrei americani. Dall'altro lato, è anche vero che tutto questo consumismo sempre uguale a se stesso è a tratti un po' fastidioso. Una cosa è certa: visti i tempi che corrono, “la festa dell'amore” fa bene all'economia israeliana.

Anna Momigliano

Nella foto: una vetrina del centro commerciale di Givataym. Sul cartello si può leggere: “sono innamorato di Tu be'Av".
 
 
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rassegna stampa    
 
 
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Pochi ma interessanti gli spunti nella rassegna stampa oggi peraltro piuttosto scarna di notizie.  Sul Sole 24 ore Roberto Bongiorni analizza il testo appena votato dal Congresso di Fatah sul futuro di Gerusalemme. Il titolo del quotidiano economico, in
genere piuttosto compassato, è allarmante (“Fatah: altre vittime verranno sacrificate per Gerusalemme”) come lo sono gli stessi contenuti del documento di Fatah che – scrive Bongiorni – “rischia di vanificare gli sforzi della Casa Bianca sulla via del processo di pace” senza “peraltro fare distinzione tra la parte orientale e quella
occidentale della città”.
Sullo stesso argomento il commento di Fiamma Nirenstein che sul Giornale
definisce la presa di posizione di Fatah “una linea inusitata, che dichiara guerra fino a che vivrà non solo all'ultimo israeliano, ma anche l'ultimo ebreo: Gerusalemme è nelle sue preghiere tre volte al giorno da che mondo è mondo, citata 622 volte nella Bibbia e migliaia di altre volte con altri nomi”.
Cambiando argomento su Repubblica Alberto Custodero dà conto della morte a 89 anni di Otmar Muhlhaoser, il capitano della Wehrmacht, responsabile della strage di Cefalonia e reo confesso, che dal dopoguerra è sempre sfuggito alle condanne.
Restando agli anni terribili della prima metà del secolo si segnala su Avvenire un bell’articolo di Anna Foa che ripercorre la triste vicenda dei roghi dei libri nella Germania hitleriana. Sul Riformista Andrea Minuz riflette invece sul ruolo dei musei nella conservazione della memoria della Shoah.
E ancora in tema di discriminazione l’editoriale di Haaretz lancia oggi un duro monito a tutela dei diritti delle minoranze a partire dal recentissimo sondaggio secondo cui ben il 46 per cento degli israeliani, in prevalenza tra gli ultraortodossi, i religiosi gli
arabi e gli immigrati dall’ex Unione sovietica, considera l’omosessualità una deviazione. Un dato che, all’indomani del raid che a Tel Aviv ha visto la morte di due giovani e il ferimento di molti altri, suona senz’altro ancor più preoccupante.

Daniela Gross 

 
 
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notizieflash    
 
 

MO, Congresso di Fatah: oggi le elezioni interne
Gerusalemme, 9 ago
Dopo aver riconfermato presidente Abu Mazen, il Congresso di Fatah elegge oggi a Betlemme i i membri del Comitato centrale e del Consiglio rivoluzionario. I quasi
2 mila 600 delegati che partecipano ai lavori sono invitati a designare 18 dei 95 candidati al Comitato Centrale, che conta normalmente 21 membri, e 80 dei 500 candidati al Consiglio Rivoluzionario che di norma conta 120 membri.
I tre membri restanti del Comitato centrale saranno individuati a conclusione dei lavori. Nel Consiglio rivoluzionario oltre agli 80 eletti, altri 20 saranno cooptati e altri 20 designati dagli 11 mila palestinesi detenuti in Israele. S’inizia a votare alle 13 italiane. Le operazioni dovrebbero concludersi a tarda sera.
Dura la condanna del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak alla retorica e alle posizioni espresse dal Fatah nel corso dei lavori al Congresso, definite "gravi e per noi inaccettabili". Barak ha sottolineato che la soluzione del conflitto in Medio Oriente impone un accordo di pace generale che include Israele e i palestinesi. Il premier Benyamin Netanyahu, aprendo l'odierna seduta del governo, ha affermato che "il riconoscimento di Israele e una reale smilitarizzazione" di un futuro stato palestinese sono le condizioni per un futuro accordo di pace. Israele, ha aggiunto, non ripeterà l’"errore" commesso quando nel 2005 si ritirò unilateralmente dalla striscia di Gaza, sgomberando anche tutti gli insediamenti, senza però ottenere in cambio né pace né sicurezza.
Il Congresso del Fatah ha approvato una serie di risoluzioni che condizionano la ripresa dei negoziati di pace con Israele alla liberazione di tutti gli undicimila detenuti palestinesi, al congelamento di tutti gli insediamenti e alla revoca del rigido isolamento imposto alla striscia di Gaza. Inoltre ha detto che la lotta contro Israele andrà avanti fino al ritorno in mano palestinese anche di tutta la città di Gerusalemme.

Calcio, buon sorteggio per le squadre israeliane 

È andata abbastanza bene per le squadre israeliane il sorteggio, svoltosi venerdì scorso a Nyon (Svizzera), per gli abbinamenti delle prossime partite delle competizioni calcistiche europee. Il Maccabi Haifa, nell’ultimo preliminare di Champions League, affronterà gli austriaci del Salisburgo, una squadra dal grande passato (è stata finalista nella Coppa Uefa del 1994), ma dal presente molto
più modesto. Pronostico nettamente a favore degli israeliani.
Dovrebbe farcela a passare il turno anche l’Hapoel Tel Aviv, che in Europa League affronterà i cechi del Teplice, squadra che partecipa alla competizione grazie all’inaspettata vittoria della coppa nazionale ma che in campionato è arrivata solo settima. Sono pochissime invece le possibilità di vittoria dell’Hapoel Bnei Yehuda, che ha avuto la sfortuna di sorteggiare uno dei club favoriti per la vittoria finale
del torneo, il colosso olandese del Psv Eindhoven, solitamente abituato a partecipare (ben figurando) alla più prestigiosa Champions League. 

 
 
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