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L'Unione informa |
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23 agosto 2009 - 3 Elul 5769 |
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alef/tav |
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Benedetto Carucci Viterbi, rabbino |
Un
padre facinoroso accoltella e picchia due omosessuali che si stavano
baciando. Li apostrofa dicendo che alcuni ragazzi quattordicenni, lì
presenti, non potevano vedere certe cose. Intollerabilità dei baci edesaltazione della violenza: bell'esempio educativo. |
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Nei
giorni scorsi i fatti del Canale di Sicilia hanno fatto dire a qualcuno
che si è ripetuto in mare la dinamica propria della Shoah: qualcuno in
viaggio verso la morte, molti che stanno a guardare, nessuno che
interviene in soccorso. Il rischio dei paragoni è che poi tutti pensano
di risolvere il problema valutando la pertinenza o meno del paragone.
Così la conseguenza è stata un accumulo di parole, spesso senza senso,
tra sostenitori e critici, ovvero l’ennesima discussione italiana
(padani inclusi) senza conclusione, come da manuale. Il tutto, alla
fine, per evitare di affrontare di petto il problema. Cosa impedisce di
prendere atto che in maniera irreversibile si è finalmente e
pubblicamente dissolto il mito del bravo italiano? Perché è così
difficile ammettere e riconoscere che è questo ciò che è avvenuto?
Credo che ci sia una ragione e questa consista nel fatto che ammetterlo
implichi di assumerci le responsabilità di ciò che facciamo. Tanto più,
che da quelle parti, non c’era nessun “tedesco cattivo” su cui
scaricare la responsabilità dell’accaduto. E’ sempre amara la
condizione di trovarsi senza la foglia di fico, o di far conto di
cascare dal pero, soprattutto se non c’è qualcuno a cui passare il
cerino acceso. |
David Bidussa, storico sociale delle idee |
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davar |
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Dudu Topaz, la tragedia di un talento controverso tra successo, narcisismi e aggressioni criminali
Centinaia di persone hanno preso parte venerdì ai funerali di Dudu Topaz, il celebre presentatore israeliano morto suicida in carcere che un giornale italiano ha ribattezzato “il Pippo Baudo israeliano”. È toccato al fratello, Micky Goldenberg, ricordare il defunto. “Dudu, non riesco
ad immaginare un singolo minuto della mia vita senza te. Nostro padre
mi aveva chiesto di proteggerti ed io ho fallito, ma non mi hanno
concesso la possibilità di esserti vicino”. Una chiara e polemica
allusione al fatto che le autorità giudiziarie hanno sempre respinto
gli appelli degli avvocati di Topaz affinché venisse trasferito dal
carcere in un ospedale o in un istituto psichiatrico, strutture molto
più adatte per ospitare una persona in cagionevoli condizioni fisiche e
(soprattutto) psichiche. Il campanello d’allarme era suonato
già all’inizio di giugno quando Dudu aveva provato a suicidarsi una
prima volta, iniettandosi in vena una quantità considerevole
d’insulina. Era stato salvato in tempo dalla guardia carceraria, ma il
suo gesto aveva fatto riflettere. Sarebbe sopravvissuto al carcere
ancora a lungo? La risposta non si è fatta attendere. A causare
il suicidio dello showman pare sia stata la consapevolezza di essere
uscito definitivamente dal mondo dello spettacolo. Topaz non riusciva a
capacitarsi del fatto che lui, la grande star amata dal pubblico, che
aveva legato il suo nome al lancio della televisione commerciale in
Israele, era stato relegato ai margini dello star system. Lo
showman, che era stato il conduttore di “Reshut Habidur”, programma
comico considerato uno dei maggiori successi della storia del piccolo
schermo israeliano, costretto alla pensione. Uno smacco per lui
inconcepibile. Così, in un attimo di disperazione, si è tolto la vita.
“Avrebbero dovuto concedergli gli arresti domiciliari. Un uomo
narcisista e psicologicamente fragile come Topaz, che si rende conto
di essere in una fase declinante, doveva essere assistito ventiquattro
ore su ventiquattro”, sostiene Israel Orbach, psicologo israeliano. “Dudu
ha sbagliato, ma non per questo non è stato un uomo buono. Bisogna
ricordarlo come tale”, ha detto il suo avvocato. In realtà, Topaz
passerà probabilmente alla storia anche come un “pericoloso
criminale”, come è stato definito dal Pubblico ministero. Amato dal
pubblico, pieno di soldi, di bella presenza era arrivato ad assoldare
due sicari affinché bastonassero due produttori televisivi colpevoli
secondo lui di non tenerlo in sufficiente considerazione. Tra di loro
una donna, aggredita alla presenza del suo bambino. Per questo crimine
Topaz sarà arrestato e finirà rinchiuso nella prigione di Ramla, dove
resterà fino al momento del tragico epilogo. L’attacco ai due
produttori non è però l’unico episodio negativo della storia di Topaz.
Nel 1981, quando era già noto al grande pubblico, destarono scalpore
alcune sue dichiarazioni in occasione di una manifestazione del partito
laburista a Tel Aviv. Salito sul palco, si felicitò che non ci fossero
tra il pubblico ebrei nordafricani, chiamandoli con il termine
spregiativo di “ciach ciach”, espressione usata in senso offensivo per
definire gli ebrei non europei, nordafricani, yemeniti, persiani,
iracheni, eccetera. In pratica il corrispondente israeliano di
"terroni" o “niggers”. Il risultato fu che alle successive
elezioni la quasi totalità degli israeliani nordafricani votò per la
destra. Nel 1995, invece, preso da uno scatto d’ira, colpì al volto un
critico televisivo, colpevole di averlo criticato in un suo articolo.
Gli andò abbastanza bene visto che fu condannato a pagare solamente una
multa, anche se molto salata. Nel 2003, un altro raptus di
violenza. Dudu morse al braccio l’attrice di una soap opera.
All’improvviso e senza alcuna motivazione. “Vi prego di salutare Dudu
con un applauso. È quello che avrebbe voluto”, ha detto il fratello
Micky poco prima della sepoltura. Ma chissà se l’applauso è davvero il
modo più appropriato per ricordare un personaggio così controverso.
Adam Smulevich
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pilpul |
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Rotschild Boulevard La Cina ha il suo primo calciatore israeliano
Che
cosa ci fa un ragazzone israeliano a Chongqing, megalopoli cinese con
più di 30 milioni di abitanti adagiata sul Fiume Azzurro? Semplice:
gioca a calcio. Per la precisione, sta in difesa. Liron Zarko, 28 anni
e un breve trascorso con l’Hapoel di Beersheva, è il primo calciatore
professionista israeliano ad avere firmato un contratto con la lega
calcistica cinese. Una notizia decisamente insolita. Ormai non
sono rari i casi di giocatori di talento che lasciano Israele per
cercare fortuna in Europa, dove la qualità dei campionati è
indubbiamente superiore. Alcuni esempi? Yossi Benayoun, passato nel
2007 al Liverpool, Dudu Aouate, portiere del Mallorca, e il
giovanissimo Guy Assouline (classe 1991) che per il momento gioca nella
riserva del Barcellona. Ma di giocatori israeliani che si trasferiscono
in Cina (nazione non particolarmente celebre per le imprese
calcistiche) non si era mai sentito parlare. E anche per gli standard
cinesi, la squadra che ha ingaggiato Zarko, il Chongqing Lifan, non è
delle migliori. Zarko, che a differenza di Benayoun non è mai
stato una stella in patria, la vede in modo molto pragmatico: “Guadagno
bene, 20 mila dollari al mese”, racconta in un’intervista al quotidiano
Yediot Aharonot. “Qui vivo come un re, perché dovrei tornare a casa?”.
Anna Momigliano |
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rassegna stampa |
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“Parole troppo forti, con poco senso”. Umberto Bossi risponde così all’Avvenire,
il quotidiano dei vescovi che venerdì, in un lungo articolo di Marina
Corradi, aveva paragonato alla Shoah la morte degli immigrati eritrei
nelle acque del Canale di Sicilia. E’ proprio quest’attacco di Bossi a
dominare oggi una rassegna stampa non troppo prodiga spunti rimbalzando
su diversi quotidiani. “Quando, oggi, leggiamo delle deportazioni degli
ebrei sotto il nazismo – aveva scritto Corradi sull’Avvenire - ci
chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli
piombati, le voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li
vedeva e sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far
chiudere gli occhi. Oggi no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se non
anche una infastidita avversione, sul Mediterraneo. L’Occidente a occhi
chiusi”. “Umberto Bossi – riferisce Francesca Angeli sul Giornale replica,
mantenendo alto il tono della polemica, attribuendo «poco senso» al
j'accuse del Vaticano e chiedendo in tono sarcastico «perché agli
immigrati le porte non le apre il Vaticano che ha il reato di immigrazione?
Che comincino loro a dare il buon esempio»”. “Il leader leghista da
Calalzo di Cadore – continua Il Giornale - respinge l'ipotesi che il
governo italiano possa avere una qualche responsabilità nella tragica
vicenda e soprattutto afferma di non credere a un'ipotesi di omissione
di soccorso da parte delle autorità italiane. «Non li avranno visti -
dice Bossi -. La nostra Marina ha l'obbligo di andare ai soccorsi»”. Sempre sul Giornale Fiamma
Nirenstein commenta la notizia, diffusa ieri dai quotidiani, della
nomina a ministro della Difesa di Ahmad Vahidi da parte di Ahmadinejad.
“È il tempo dell'istituzionalizzazione del terrorismo - scrive
Nirenstein - E preciso il messaggio di tutto il regime iraniano quando
decide, alla faccia di tutte le diplomazie, di nominare ministro della
difesa Ahmad Vahidi, il comandante dell'unità «Forza Quds» della
Guardia Rivoluzionaria che ha perpetrato nel 1994 l'attacco all'Amia,
un'associazione ebraica di Buenos Aires, facendo 85 morti e 200 feriti,
ricercato dall'Interpol”. Venendo alla realtà ebraica italiana, il Tempo
di Roma riferisce la firma del protocollo d’intesa che prelude alla
prossima apertura della Sinagoga di Ostia. Le chiavi dell'immobile
comunale che sarà ristrutturato a spese della Comunità verranno
consegnate il prossimo 15 settembre dal sindaco Alemanno al presidente
della Comunità romana Riccardo Pacifici. Il Corriere della sera segnala
invece i contenuti della Giornata della cultura ebraica in programma a
Trieste che, in due giorni d'incontri musicali, riti religiosi,
conferenze, convegni, si concentrerà sul tema dell’accoglienza e della
comprensione dell’altro. La rubrica domenicale di Giulio Busi sul Sole 24 ore è
dedicato invece a un volume a più mani di recente uscita, curato da
Yigal Schwartz e Gabriella Steindler Moscati, “Tre generazioni di
scrittori a confronto. Saggi sulla letteratura israeliana” (Editoriale Scientifica,
Napoli, pagg. 264, 20 euro) che ripercorre le poetiche degli autori
israeliani dalle prime prove di Yehoshua e Oz fino alla narrativa degli
autori ora quarantenni. Un’ampia anticipazione del libro, a firma di Steindler Moscati, sul Manifesto.
Daniela Gross |
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notizieflash |
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Giovanardi, “Una bestemmia evocare la Shoah per la vicenda del canale di Sicilia” Bologna, 22 ago "Evocare
la Shoah per le vicende del canale di Sicilia è una bestemmia nei
confronti di quello che il Parlamento italiano ha riconosciuto essere
una tragedia unica nella storia". Così Carlo Giovanardi,
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, ribatte
alle critiche espresse dai vescovi sul mancato soccorso dei naufraghi
eritrei in Sicilia, paragonabile secondo il quotidiano Avvenire
all'indifferenza sulle deportazioni della Shoah. "E peggio ancora - ha continuato
il senatore del Pdl - se qualcuno vuole maliziosamente suggerire un
parallelo tra l'Olocausto degli ebrei e i naufragi in mare, e supposte
responsabilità dei governanti italiani. Quest'accusa va respinta
con sdegno proprio nel momento in cui questo governo sta mettendo in
atto un'operazione di regolamentazione che si pensa possa arrivare a
coinvolgere fino a 750 mila lavoratori". Infine, da Giovanardi
un suggerimento per il leader della Lega nord: "Invito l'amico Bossi ad
abbassare i toni non coinvolgendo il Vaticano, che non c'entra nulla
con qualche scriteriato commento che non si fa carico della complicità
di governare con equilibrio un processo così complesso come quello
dell'immigrazione".
Israele, prime contromisure contro la stampa svedese dopo l'articolo sul traffico d'organi Tel Aviv, 23 ago Non
si placa in Israele l’ondata di indignazione per l’articolo pubblicato
dal quotidiano di Stoccolma Aftonbladet secondo cui in anni passati
militari israeliani avrebbero prelevato organi da palestinesi deceduti
dopo la loro cattura. Secondo la radio militare, l'ufficio
stampa governativo (Gpo) si è rifiutato di consegnare tessere stampa
temporanee a due giornalisti di Aftonbladet, appena giunti in Israele,
che intendevano anche recarsi a Gaza. Il rilascio delle tessere, senza
cui è impossibile entrare nella Striscia, potrebbe richiedere fino a 90
giorni. Intanto il ministro degli interni Ely Ishai (Shas) ha deciso di
congelare l’emissione di nuovi permessi di soggiorno per i giornalisti
svedesi in Israele. In un commento il quotidiano israeliano Maariv
denuncia un "razzismo biondo" che si starebbe diffondendo in Svezia,
anche per influenza della forte minoranza islamica. Secondo Maariv nel
2001 l'autore dell’articolo su Aftonbladet aveva pubblicato accuse
analoghe in un libro sull'intifada finanziato - secondo il giornale
- dal ministero degli esteri svedese. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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