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    31 agosto 2009 - 11 Elul 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
Quale immagine di sé lascia un popolo nella memoria futura degli altri popoli? Abbiamo letto nella parashà di questo Sabato: “Ammoniti e Moabiti… che non vi sono venuti incontro con il pane e con l’acqua nella strada quando eravate usciti dall’Egitto, non cercare la loro pace e il loro bene per sempre… Non aborrire l’Egiziano, perché sei stato straniero nella sua terra” (Devarim 23:4-7).
Ci può piacere o non piacere, ma l’uso della Shoah come metafora del Male è un dato di fatto. Dietro questa metafora c’è la consapevolezza della Shoah come Male assoluto, il massimo a cui si può giungere nel confronto. Un superlativo di per sè. Il messaggio che si dà, finisce per essere un messaggio semplificato: “questo è come la Shoah”. In realtà, spesso si voleva dire diversamente, significare ad esempio che l’indifferenza degli esseri umani di fronte ad altri esseri umani mandati alla morte è la stessa. Un confronto, credo, più che legittimo. Ritengo che, paradossalmente, sia proprio l’insistenza sull’unicità assoluta della Shoah a trasformarla in una metafora: se un evento è singolare e unico, e per questo inconfrontabile, è anche un simbolo, e tutti i simboli hanno un uso pubblico, che prevede il confronto indiscriminato. Anche per questo, diffido del dogma dell’unicità, e sono d’accordo con gli studiosi che portano avanti le comparazioni, che analizzano somiglianze e differenze. Parlo delle comparazioni fra i genocidi, non fra eventi di peso incommensurabilmente diverso, naturalmente. Il confronto, solo quello, può aiutare a rendere perspicuo il linguaggio, chiare le definizioni. Ma nel nostro mondo mediatico, l’uso della metafora equivale all’irrompere improvviso di un’immagine: il linguaggio diventa messaggio visivo, non esiste più in quanto espressione chiara e distinta del pensiero. Anna Foa,
storica
Anna Foa, storica  
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  Giornata della Cultura Ebraica - Un matrimonio dal vivo
e caccia ai simboli negli appuntamenti in programma a Roma

rollup1 "Feste ebraiche e tradizioni" questo il fil rouge della Giornata Europea della Cultura Ebraica che giunge quest'anno alla sua decima edizione. Tema affascinante che dopo "Musica e parole" dello scorso anno, "Sentieri e parole" del 2007, "Strade facendo" del 2006, "Saperi e sapori" del 2005, "Ebraismo ed educazione" del 2004 (e così a ritroso lungo gli ultimi dieci anni) aggiunge un altro tassello al lungo percorso alla scoperta del mondo ebraico. Domenica 6 settembre le località italiane coinvolte offriranno l'opportunità di scoprire o riscoprire il patrimonio storico e culturale ebraico aprendo sinagoghe e musei, offrendo degustazioni gastronomiche e organizzando mostre convegni e dibattiti. “Sarà un’occasione – dice l’assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Roma Gianni Ascarelli – per comunicare al grande pubblico i principali contenuti della cultura tradizionale ebraica”.
Ricco il cartellone degli eventi in programma a Roma, con il coordinamento generale di Bice Migliau, organizzati principalmente dallo staff del Museo Ebraico di Roma, dal Centro di Cultura ebraica e dall'Associazione culturale Le Cinque Scole, che comprendono anche visite guidate alle catacombe ebraiche di Villa Torlonia a cura della Fondazione per i Beni culturali ebraici in Italia in collaborazione con il Ministero per i Beni culturali e ambientali e una mostra storico-fotografica sulla Mishmarà, (la cerimonia nata inizialmente per vegliare il neonato la sera che precedeva la circoncisione, ma oggi in uso anche in occasione di matrimoni e bar mitzvà), organizzata dall'Adei Wizo di Roma al Centro Il Pitigliani.

rollup2"La Giornata Europea della Cultura Ebraica è un appuntamento molto atteso che suscita sempre una grandissima curiosità da parte del pubblico, osserva Daniela Di Castro, direttore del Museo Ebraico di Roma. “Quest'anno il Museo ha organizzato due piccole mostre. Una ci è stata ‘prestata’ dalla Provincia di Roma. Si tratta di un’esposizione di lettere e disegni dei ragazzi della scuola media Esopo di Roma dal titolo ‘Il pesciolino e lo squalo: lettere a Gilad Shalit’, che verrà esposta alla Galleria dei marmi antichi del Museo Ebraico di Roma”. “Vi sarà poi una seconda mostra  - continua Daniela Di Castro - intitolata 'Mazal tov! Contratti nuziali in pergamena decorata nella tradizione ebraica romana' con ketubot risalenti al 1700-1800. Una mostra molto interessante, perché apre uno scorcio sulla vita di alcuni importanti personaggi della Comunità Ebraica di Roma. Sarà esposta anche la ketubah di Mosè Ascarelli di cui il Museo possiede anche l'autorizzazione alla shechitah (la macellazione ebraica)". “Ascarelli - racconta ancora la direttrice - era un uomo molto dotto, medico e shochet. Un uomo che nasce nel ghetto, vede l'emancipazione e diviene elemento di spicco della società ebraica del primo Novecento. Dal contratto nuziale abbiamo potuto rilevare che la dote che riceve da parte di sua moglie era molto più consistente della media dell'epoca”.
Ma gli eventi organizzati dal Museo Ebraico di Roma, il cui ingresso sarà gratuito per la Giornata della Cultura,  non si fermano qui "Oltre alle due mostre di cui ho appena parlato, - sottolinea Daniela Di Castro - abbiamo organizzato una caccia al tesoro per bambini intitolata 'Indiana Jews alla ricerca del simbolo perduto'. La caccia al tesoro, ideata da Ghila Ottolenghi, che si svolgerà nella tarda mattinata, è una corsa attraverso i simboli dell'ebraismo spiegato ai bambini".
Nel pomeriggio invece il pubblico che visiterà il Museo e il Tempio Maggiore, nei cui giardini saranno allestiti fin dal mattino stand di libri e di artigianato ebraico con distribuzione di materiale didattico, informativo e ricette tipiche della cucina ebraica a cura del Centro di cultura ebraica, potrà assistere alla cerimonia di un matrimonio ebraico "dal vivo".
“Ho pensato che potesse essere un bel modo per far conoscere una parte della nostra cultura”, osserva Fabrizio Calò, che proprio il 6 settembre sposerà a 'porte aperte' nel Tempio Maggiore di Roma Jessica Di Porto. “ Un matrimonio è un evento privato - spiega Calò – Ma la cerimonia del matrimonio è una delle più belle della liturgia ebraica e abbiamo pensato che fosse un gesto importante per far conoscere la cultura ebraica e che chiunque lo desiderasse potesse in questo giorno parteciparvi".
Fra gli altri eventi organizzati per la Giornata della Cultura segnaliamo, nel pomeriggio “Tiqqun/Nituq. Silenzi e memorie nel ghetto di Roma” di Michel Blumenfeld e Giuliano Pastori, a cura di Susanna Horvatovičova e Cesare Terracina, il Gemellaggio tra il Coro Ha Kol e la Corale Evangelica di Palmi dal titolo “Shiru Shir, riti e feste nella tradizione musicale ebraica”, a cura del Centro di cultura ebraica, che si svolgerà al Palazzo della cultura in via del Portico d’Ottavia.
In serata, sarà possibile partecipare ad altri due eventi organizzati dal Centro di Cultura Ebraica: il concerto della pianista Svetlana Pekarskaya e dei due giovani figli Primo e Ottavia Anselmi (Palazzo della Cultura) e alla rappresentazione teatrale, "Bucefalo il Pugilatore" di e con Alessio De Caprio (Largo 16 Ottobre 1943, ingresso gratuito).

Lucilla Efrati

Gli orari degli eventi organizzati per la Giornata Europea della Cultura Ebraica possono essere consultati sul sito www.moked.it


La cultura ebraica torna a Sud. Su Sorgente di Vita
Trani e la vicenda di San Nicandro Garganico


Trani, città capofila della decima edizione della Giornata europea della cultura ebraica: alla vigilia dell’evento del 6 settembre Sorgente di vita è andata a curiosare nella città pugliese che si prepara ad accogliere i visitatori. Insieme al pianista Francesco Lotoro,
instancabile animatore della piccola comunità, a Pierluigi Campagnano, Presidente della Comunità Ebraica di Napoli, al professor Cesare Colafemmina e altri protagonisti della vita ebraica locale, un giro tra i vicoli della Giudecca e una visita alla sinagoga Scolanova, i luoghi che ospiteranno le manifestazioni ufficiali. Da Trani prenderà poi il via dal Castello Svevo il Festival di cultura ebraica ‘Negba, verso il Mezzogiorno’ che proseguirà nei giorni successivi in sette località pugliesi.
Il secondo servizio è dedicato alla singolare vicenda degli ebrei di San Nicandro Garganico, dove negli anni ’30 il contadino autodidatta Donato Manduzio ha raccolto, con una personale interpretazione della Bibbia, una comunità religiosa che si è convertita all’ebraismo e si è poi trasferita in Israele. Alcune donne del gruppo raccontano la loro esperienza, dalla predicazione di allora alla rinascita di oggi.
Si conclude con Giora Feidman, clarinettista di fama mondiale, protagonista di uno spettacolo a metà tra un concerto e una piece teatrale. La rappresentazione ripercorre la storia della sua famiglia, dalla Moldavia all’Argentina, ogni tappa accompagnata da musiche e ritmi diversi, dal klezmer al tango, dal jazz alla musica araba.

p.d.s.

Appuntamento con “Sorgente di vita”, questa sera, lunedì 31 agosto alle ore 1,10 circa su Raidue. Una replica sarà trasmessa lunedì 7 settembre alle ore 7 del mattino.
I servizi di Sorgente di vita sono anche online



 
 
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  donatella di cesareNegba - Il Festival della Cultura ebraica
un'occasione di riflettere sui marrani

Negba – Verso il Mezzogiorno è il nome dato al Festival della Cultura ebraica che si svolgerà in Puglia dal 6 al 10 settembre. È un primo passo, coraggioso sì, ma anche doveroso. Perché il sud o, meglio, i marrani del sud ci aspettano da tempo. E chissà che i decenni ultimi, da quando cioè l’Italia è antropologicamente cambiata, a partire dalle grandi emigrazioni verso l’America dell’inizio del Novecento, non abbiano già chiuso un capitolo della nostra storia ebraica. Chissà che non sia troppo tardi.
Speriamo di no. E speriamo anche che fra le numerose iniziative ci sia anche spazio e tempo per una riflessione filosofica attenta sui marrani. Le ricostruzioni storiche non mancano. Quello che manca è invece un ripensamento non tanto e non solo della storia, quanto della figura, inquietante e insieme seducente, del “cripto-ebreo” – come oggi si usa dire nei paesi, come l’America, in cui si cerca di essere politicamente corretti. Chi sono dunque i marrani, i conversos, gli anusim, che in una segretezza, al confine con la dissimulazione, hanno portato per secoli il ricordo dello Shabbat (magari solo nella ritualità dell’accensione delle candele) e i resti del loro ebraismo?
In Italia non c’è ancora una riflessione sui marrani con i quali si è aperta in certo modo la modernità. E non sono stati ancora tradotti libri classici come quelli di José Faur o Carl Gebhart. Da poco, nel giugno scorso, è uscito il grosso volume di Yirmiyahu Yovel, il cui titolo significativo è: The Other Within. The Marranos. Split Identity and Emerging Modernity (L’altro dentro. I marrani: identità scissa e modernità emergente - 2009). Il marrano è un caso paradigmatico (il primo?) di non-identità, di fluttuazione della coscienza, nel frammezzo e nel tra, nello spazio tra religioni e culture diverse, di cui però il marrano (talvolta suo malgrado) costituisce un nesso di continuità. Si può dire che ogni fondamentalismo odierno è una reazione al marranesimo generalizzato e, d’altra, non fa che riprodurlo.
Si parla molto di “identità ebraica”, mentre si dovrebbe parlare piuttosto di “differenza ebraica”. Perché l’ebraismo si sottrae a ogni identità e a ogni concetto identitario, ne fa saltare i confini. Come ha scritto Buber: “l’ebraismo è un fenomeno polare” e la coscienza ebraica è la coscienza scissa di questa polarità. E anni dopo Scholem ha ribadito che “l’ebraismo non può essere definito in base alla sua essenza, perché non ha un’essenza”. Ma non basterebbe lo spazio di queste poche righe per menzionare tutti i filosofi ebrei che hanno contribuito a riflettere sull’impossibilità di “una  coincidenza di sé con se stesso” che l’ebreo – come ha osservato da ultimo Jaques Derrida – mette allo scoperto. E il marrano lo fa in modo ancor più vistoso e tormentato.
Finché non saremo pronti a riflettere sull’ebraismo in modo nuovo, non nei termini di una identità antiquata e metafisica, imposta dalla difesa e dalla paura, non saremo pronti a incontrare i marrani che ci aspettano da secoli nel nostro sud, il sud del nostro paese, ma anche il sud della nostra anima.

Donatella Di Cesare, filosofa


Tripoli, bel ciel d'amore...

Come dar torto al Ministro La Russa che nei giorni scorsi sbottò per i trasversali mal di pancia derivanti dalla presenza delle Frecce Tricolori al quarantesimo della presa del potere, assai poco democratica, del "pazzo di Tripoli" come amava definire il dittatore
Gheddafi l'egiziano Anwar El Sadat ? Sui 267 presenti in aula  per la ratifica del "Trattato d'amicizia con la Libia", 232  senatori votarono infatti a favore, contro 22 contrari e 12 astenuti.
La nostra gloriosa pattuglia acrobatica si esibirà dunque per compiacere "la guida della rivoluzione", nel ricordo del "Grande El-Fatah", ovvero la conquista, la vittoria, avvenuta il primo settembre 1969 : non passerà un anno e il 21 luglio 1970 Muammar Gheddafi emanerà una legge contro gli italiani e gli ebrei in Libia, con confisca di tutti i beni e
relativa espulsione. Rimane che il terrorista Al Zomar, reo di omicidio in Italia contro
italiani e causa di un evidente e malcelato imbarazzo per il pur compassato Ministro Frattini, non è a scontare la giusta pena: rimane che un atto di umanità, per qualcuno invece d'affari, degli inglesi si è trasformato in entusiastica accoglienza in Libia per un altro terrorista. La Realpolitik, praticata ampiamente per il mondo, deve per forza essere pagata con la dignità? Se sì, come pare, per il 21 luglio 2010 potremmo
magari mandare in Libia il Coro della Scala: un bel Nabucco sarebbe una sintesi perfetta! Tripoli bel ciel d'amore....

Gadi Polacco, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
 
 
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rassegna stampa    
 
 
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La sola notizia vera e propria sulla rassegna di oggi è l'incriminazione dell'ex primo ministro israeliano Olmert per reati di corruzione fra il 1996 e il 2003 (Mitnik sul Wall Street Journal, Scuto su Repubblica). Olmert avrebbe accettato finanziamenti illegali alla sua campagna elettorale da un miliardario americano, avrebbe fatturato più volte i suoi viaggi di lavoro a diverse organizzazioni ebraiche e avrebbe ignorato un evidente conflitto di interesse, prendendo decisioni per l'autorizzazione governativa di vari affari da parte di ditte che avrebbero nominato un suo socio loro rappresentante. L'ex premier ha fatto sapere che si considera innocente perché secondo lui le accuse sono contraddittorie e imprecise e si difenderà in giudizio.
Ci sono invece in rassegna diversi articoli da leggere per il loro interesse storico generale. Il primo è la ricostruzione sul Wall Street Journal, ad opera dello storico Jerold Auerbach, della strage di Hebron avvenuta ottant'anni fa: il vero inizio della guerra degli arabi contro gli ebrei in Eretz Israel, che precede di vent'anni la fondazione dello Stato di Israele (o la Nabka, il disastro, come la definiscono i palestinesi) e di quaranta l'"occupazione" del West Bank. Chi pensa che l'ostilità araba ininterrotta da allora e ancor oggi ben viva dipenda dal "colonialismo" israeliano o comunque dall'"occupazione", dovrebbe leggere con attenzione questa pagina di storia: incitati dal Muftì di Gerusalemme Amin al Husseini (quello che durante la guerra, rifugiato a Berlino divenne un agente nazista, organizzatore di SS islamiche, usato come esperto della "soluzione finale" e oratore radiofonico per la Germania) gli arabi di Hebron sterminarono, torturarono, violentarono i membri religiosi e del tutto disarmati dell'antica comunità di Hebron, ammazzando 67 ebrei in uno dei più terribili progrom del Medio Oriente. Altri morti ebrei innocenti e indifesi vi furono in tutto il paese, fra cui una ventina a Zfat.
Tornando alla politica, è da leggere con attenzione l'intervista al direttore dell'Osservatore Romano Carlo Maria Vian, pubblicata oggi sul Corriere. Vian si dissocia dai toni isterici della campagna anti-berlusconiana sviluppata anche da alcuni giornali cattolici e fra l'altro prende posizione contro il paragone, fatta per esempio anche dall'Avvenire fra il contrasto all'immigrazione e la Shoà definendolo "imprudente" (su questo paragone insiste ancora oggi su Repubblica Marco Favale riportando una dichiarazione di  quel bel tipo di amico degli ebrei che è l'ex ministro Ferrero). Quella di Vian è una presa di posizione importante, esposta da una persona che ha molto peso nel comunicazione pubblica vaticana.
Va sottolineata anche la lettera aperta a Zeffirelli scritta da Pierluigi Battista, sempre sul Corriere. Zeffirelli ha aderito, in compagnia di un gruppetto di intellettuali fra cui Gian Luigi Rondi e Renato Nicolini, Manuela Kustermann e il critico d'arte dell'Osservatore Romano Sandro Barbagallo a un contro-appello a favore dell'elezione del ministro della cultura egiziano Farouk Hosni a segretario dell'Unesco, in opposizione a quello lanciato qualche tempo fa da Bernard-Henri Lévy, Claude Lanzmann ed Elie Wiesel contro quest'elezione. Come ricorda Battista, se c'è nel mondo politico contemporaneo un antisemita vero e proprio, questo è Hosni, uno che non solo ha promesso di «bruciare personalmente i libri israeliani se ne trovassi nelle librerie in Egitto», ma si oppone duramente all'idea di un museo ebraico al Cairo (che per molti secoli è stato uno dei centri della cultura ebraica, come mostrano i documenti della Ghenitzà (raccontata per esempio in quell'affascinate volume di Shlomo Dov Goitein, Una società mediterranea, pubblicato in italiano da Bompiani). Come scrive Battista, Hosni "una volta ebbe ad affermare che la cultura israeliana è addirittura «inumana». In un'altra circostanza all'Unesco 
Hosni ha denunciato «l'infiltrazione degli ebrei nei mass media internazionali». Se non bastasse, è notoria la sua amicizia cordiale con Roger Garaudy, uno degli esponenti di punta dell'internazionale negazionista che considera la Shoah una «menzogna» diffusa ad arte dal sionismo per legittimare lo Stato di Israele."
Fra gli altri argomenti, da notare il piccolo dossier che Il Messaggero ha dedicato alla rinascita dell'ebraismo pugliese e al Festival della cultura ebraica di Trani. Sono due articoli, uno di David Meghnagi e uno di Francesca Nurnberg.

Ugo Volli 

 
 
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notizieflash    
 
 
MO: Frattini esorta l'Unione Europea                                                  a  una dura condanna dell'antisemitismo 
Tel Aviv, 31 ago -
In un'intervista al quotidiano Haaretz il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha detto di aver concordato con il suo omologo Carl Bildt, che alla prossima riunione del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue, l'Unione - sotto la presidenza della Svezia - condannerà severamente l'antisemitismo e contrasterà ogni sua manifestazione in Europa. Frattini ha aggiunto che a Stoccolma (dove si terrà la riunione il 4 e 5 settembre) l'Italia da parte sua solleciterà una riprovazione dei contenuti dell'articolo pubblicato di recente dal giornale svedese Aftonbladet in cui l'esercito israeliano è stato accusato di aver trafugato organi di palestinesi rimasti uccisi durante l'intifada in Cisgiordania. Frattini ha detto a Haaretz di considerare articoli del genere "decisamente antisemiti". Riferendosi alla crisi politica innescata da quell'articolo fra Israele e Svezia, e dal rifiuto del governo di Stoccolma di ergersi a giudice dei mass media, Frattini ha osservato che "uno Stato non può interferire nel lavoro giornalistico. Sono i giornalisti stessi che devono porsi dei limiti". In un articolo di commento il quotidiano di Tel Aviv pubblica un profilo lusinghiero di Frattini, che viene descritto come "un italiano scandinavo" per il suo autocontrollo e per la sua calma interiore che non genera contrasti. Frattini viene anche presentato - al fianco del presidente francese Nicolas Sarkozy e della cancelliera tedesca Angela Merkel - come un deciso sostenitore di Israele che non esita tuttavia ad esprimere anche "critiche sincere". Si tratta di amicizie preziose per Israele, conclude l'articolista, che vanno coltivate.
 
 
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