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L'Unione informa |
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2 settembre 2009 - 13 Elul 5769 |
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alef/tav |
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Adolfo Locci, rabbino capo di Padova |
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Parashà del prossimo Shabbat è scritto che le maledizioni “saranno un
segno ed un esempio ...come punizione per non aver servito il Signore
Tuo D., con gioia e con letizia, quando avevi tutto in abbondanza”
(Devarim 28: 46-47). Maimonide (1135 –1204) spiega che questo versetto
insegna che non è sufficiente una semplice osservanza della mitzwà ma
che nel compierla bisogna provare gioia (Mishnè Torà, Hilkhot Lulav
8:15). Ma come è possibile raggiungere un livello di sentimento così
alto. Un'indicazione può trovarsi nelle parole che il Gaon di Vilna
(1720 – 1797) disse in punto di morte: “in questo mondo ho potuto
osservare le mitzwot spendendo poco ma nel mondo futuro, anche se
potessi pagare con tutte le ricchezze del mondo, non mi sarà più
possibile farlo”. Pensare alla vita come a una breve e meravigliosa
opportunità a noi concessa per servire il Signore con lo studio e
l’osservanza delle mitzwoth, non solo potrebbe portare l’osservante a
sentire questa grande gioia, ma anche il non osservante a iniziare un
percorso di Teshuvà.... |
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"...everything
was run on credit, business and everything else, because after all what
was credit but the fact that people were human beings, and if you were
really a human being, you gave credit to somebody else and he gavecredit to you." (Bernard Malamud, The bill: The Magic Barrel, 1958)
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Giacomo Todeschini,
storico |
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davar |
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“Negba – Verso il Mezzogiorno” presentato a Bari il programma del Festival pugliese
Una
grande soddisfazione. Una fortissima emozione. Con queste parole il
presidente dell’Ucei Renzo Gattegna ha accompagnato la presentazione
oggi a Bari di “Negba – Verso il Mezzogiorno” primo Festival di cultura
ebraica che prenderà il via in Puglia nella Giornata della Cultura
Ebraica e proporrà per una settimana appuntamenti di arte e
approfondimento. A illustrare i contenuti di quest’iniziativa, insieme
a Renzo Gattegna, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola; Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo; il rabbino Roberto Della Rocca,
tra i curatori del programma culturale; Victor Magiar, supervisore del
progetto e assessore alla Cultura Ucei; il responsabile del programma
artistico Gioele Dix; il presidente della Comunità Ebraica di Napoli
Pierluigi Campagnano e sindaci e assessori dei Comuni coinvolti. Il
festival, promosso dall’Ucei e dalla Regione Puglia - Assessorato al
Mediterraneo con la collaborazione e il sostegno di sette
amministrazioni comunali (Andria, Bari, Lecce, Oria, Otranto, San
Nicandro Garganico e Trani), rappresenta un importante recupero della
cultura ebraica e della sua storia nell’Italia meridionale e
un’occasione di esprimere i valori più profondi ed universali
dell’ebraismo. “Coordinare questo lavoro – ha sottolineato Silvia
Godelli – è stato un salto di qualità rispetto alle giornate della
cultura ebraica degli scorsi anni. Si tratta di una manifestazione di
grandissimo spessore in una regione come la nostra che vede una
presenza antica di ebrei e con una quantità di conoscenza e di
interscambio che oggi è preziosa, in tempi in cui si ripropongono
rischi di discriminazione e razzismo” “Benvenuti – ha detto il
presidente Nichi Vendola - a tutti coloro che rappresentano culture,
popoli, storie. Vorrei dire “bentornati”, perché c’è un pezzo che dopo
5 secoli di storia ci è mancato. In Puglia per 4 anni abbiamo ragionato
su quello che è stata la Shoah, anche con un’inedita esperienza come il
treno della memoria, facendo memoria di eventi cancellati. Il Festival
però non sarà un momento di celebrazione della memoria, ma un momento
di ricostruzione. Averlo organizzato qui è un punto di onore politico,
è forse la scelta più politica della mia amministrazione, in un’epoca
in cui tornano fantasmi dell’intolleranza e del razzismo. I nostri 800
km di cosa significano però un’apertura al meticciato culturale e
narrano la nostra regione con la sua vocazione millenaria
all’accoglienza”. “L’obiettivo – ha sottolineato Victor Magiar – è
di dare vita con Negba a un evento di rilevanza nazionale ed
internazionale che riaffermi il ruolo della cultura come luogo di
incontro fra tradizioni diverse, caratterizzata dal multi
territorialismo e dal multilinguismo, in una terra che ha visto la
cultura ebraica incontrare e scambiare con le culture ellenistica,
arabo-islamica ed europea, divenendo nei fatti un esempio per la
contemporaneità”. Le Comunità ebraiche, presenti e numerose in
Puglia fin dai tempi di Roma furono condannate al dissolvimento e
scomparvero totalmente e repentinamente nei primi anni del XVI secolo
come conseguenza della promulgazione e dell’applicazione nel Regno di
Napoli delle spietate regole e norme imposte dall’Inquisizione
spagnola. Ma di questa realtà esistono tracce e prova inconfutabili che
si accompagnano, in questi anni, a una vivace rinascita dell’ebraismo. “Il
Festival Negba – ha concluso Gattegna – è frutto del progressivo
incremento di collaborazione, a vari livelli, dal quale è scaturita la
volontà e la determinazione di rompere il lungo silenzio che, per
troppo tempo ha riguardato la storia della presenza ebraica nel
Meridione d’Italia”. “Alla riscoperta e alla valorizzazione di questa
realtà – ha concluso - abbiamo voluto attribuire un significato che
travalica l’aspetto storico-culturale, legato al passato, e abbiamo
concepito un’iniziativa moderna, attuale, proiettata verso il futuro e
finalizzata anche a lanciare un messaggio di speranza, di segno opposto
a quello catastrofistico, che viene così spesso evocato, che prevede
un’umanità sempre più dilaniata da conflitti di civiltà e da guerre di
religione”.
Daniela Gross
Giornata della Cultura Ebraica – Feste, incontri e arte da Torino ad Asti da Casale Monferrato a Vercelli
Da
Torino ad Asti, da Casale Monferrato a Cuneo, senza dimenticare Biella,
Vercelli, Alessandria e molte altre. Lungo tutto il Piemonte saranno
tante e varie le iniziative per la decima edizione della Giornata
Europea della Cultura Ebraica. Incontri, visite guidate alle sinagoghe,
mostre e concerti daranno così la possibilità ai visitatori di
conoscere e scoprire luoghi e tradizioni del mondo ebraico.
Un’iniziativa importante, dunque, che come ricorda il presidente della Comunità di Torino,
Tullio Levi (nell'immagine), non può rimanere circoscritta ad una sola
giornata ma deve inserirsi in un percorso più ampio perché “l’ebraismo
italiano è in grado di fare cultura tutto l’anno”. “In un momento
difficile come questo - sottolinea il presidente - uno dei compiti
della comunità ebraica è quello di ribadire valori come uguaglianza,
diritti alle minoranze e libertà d’espressione”. Lo si può fare
anche facendo festa insieme, in una sede eterogenea come il quartiere
torinese di San Salvario, luogo di vita e d’incontro per diverse
culture. La Giornata della Cultura Ebraica prende il via a Torino
proprio qui, nel Centro sociale della Comunità, dove alle 10 si tiene
un incontro dal titolo “Mazal Tov! Dalla nascita al matrimonio”con
Vittorio Dan Segre, Franco Segre e Shemuel Lampronti dedicato alle
feste e alle tradizioni nella vita ebraica, leitmotiv della
manifestazione di quest’anno. Alle 18 si parla invece di “Shabbat la
regina e il ruolo della donna”, con Anna Segre, Ori Lampronti, Ruth
Mussi e Nedelia Tedeschi A trasmette speranza ci pensa la mostra
“L’arte unisce” di dieci giovani artisti israeliani dell’Accademia
Betzalel di Gerusalemme. Le opere verranno allestite di fronte alla
sinagoga di Torino, in Piazzetta Primo Levi, e sono state prestate alla
Comunità dalla città di Torre Canavese. A Casale Monferrato
si comincia invece già il 5 settembre con il concerto, alle ore 21.30
nella sinagoga di vicolo Salomone Olper, del coro diretto dal maestro
Giulio Castagnoli; in programma l’interessante esecuzione di canti
della tradizione popolare rielaborati in chiave classica. Il giorno
seguente, come ricorda Claudia De Benedetti, vice presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche italiane, sarà inaugurata alle 10
l’apertura del cantiere del cimitero ebraico di Moncalvo. Quasi
contemporaneamente, al tempio di Casale verrà presentato "Case della
vita, i cimiteri ebraici", ricerca a cura di Raffaela Biscosi sui
cimiteri di Casale Monferrato e Moncalvo. “Assieme a Rossella
Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica di Vercelli, Biella,
Novara e Verbano-Cusio-Ossola – spiega Claudia De Benedetti - abbiamo
creato, con le iniziative della Giornata Europea della Cultura Ebraica,
un punto di partenza per aprire un programma molto più vasto, che
durerà alcuni mesi e si concluderà con la Giornata della Memoria del 27
gennaio, perché anche quest’ultimo non sia cristallizzato in un unico
momento di ricordo”. A Vercelli
per la prima volta saranno presentati sette meilim, i “manti” della
Torah, e un prezioso parokhet, la tenda dell’arca santa,
della sinagoga di Biella. “I preziosi manufatti datati tra il
Settecento e l’Ottocento – spiega Rossella Bottini Treves - ben
riflettono le caratteristiche degli arredi tessili tipici dell’arte
ebraica piemontese e sono stati restaurati grazie al generoso e
preziosissimo contributo della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici
in Italia presieduta da Bruno Orvieto, sempre attento e presente
rispetto alle esigenze delle varie Comunità”. A Biella
sarà aperta al pubblico una delle poche sinagoghe piemontesi che
risalgono al periodo pre-emancipazione, un gioiello di architettura e
arte ebraica. Le visite sono curate da Pietro Greppi e Lucia Ingemmi,
quest’anno affiancati dai ragazzi dell’Ufficio giovani nazionale
dell’Ucei. In un percorso lungo le vie di Asti,
i visitatori potranno rivivere, attraverso le parole di Guido Artom, la
storia della Comunità ebraica, del ghetto cittadino e
dell'emancipazione del 1848. L’attore Aldo Delaude e il giornalista
Giorgio Secchi leggeranno, infatti, una selezione di brani tratti da “I
giorni del mondo” di Artom mentre Shemuel Lampronti, cantore della
Comunità ebraica di Torino, riporterà alla luce le sonorità e le
suggestioni della musica “Apam”, il rito liturgico che prende il nome
dalle iniziali delle località di Asti, Fossano e Moncalvo e accompagna
le tefilot nelle diverse celebrazioni. Il percorso si chiuderà con
l’intervento, nel cortile di Palazzo Ottolenghi, di Paolo De Benedetti,
uno dei massimi esperti di judaica in Italia, che “Tra memoria e
nostalgia” ripercorrerà la storia della comunità ebraica astigiana. La
musica chiuderà la manifestazione a Casale, con le note del violinista
ungherese Janosh Hasur. In Piazzetta Primo Levi a Torino si esibirà con
canti delle feste e tradizioni ebraiche il coro Hakol di Roma diretto
dal Maestro Andrea Orlando, concludendo una giornata ricca di eventi
culturali e di conoscenza, come di momenti più leggeri con musica,
immagini e assaggi della nostra cultura. In Piemonte, sulle orme
della Puglia e di Trani, auspica da Cuneo Davide Cavaglion, sono molte
le piccole realtà ebraiche da scoprire e risaltare sopratutto
all’interno dello stesso mondo ebraico. “L’ebraismo italiano - ricorda
infatti Tullio Levi - è una realtà viva”. Non solo per le iniziative di
quest’evento. Il segno della vitalità e continuità delle nostre
tradizioni sono le attività quotidiane, religiose e secolari che le
Comunità portano avanti nel corso degli anni.
Daniel Reichel
Giornata della Cultura Ebraica – Musica e fiabe nelle Marche E a Bologna si fa merenda con pita, humus e tanti libri
Si
prospetta molto interessante il programma della Giornata della Cultura
in Emilia Romagna, regione dove l’interesse e l’apprezzamento verso il
mondo ebraico sono molto forti, come testimoniano le quasi settemila
persone che hanno scelto l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane al
momento della scelta sulla destinazione dell’Otto per Mille. La Comunità ebraica di Bologna
ospiterà la “Fiera del Libro ebraico”, in occasione della quale saranno
in vendita un migliaio di titoli delle principali case editrici
italiane. Sarà inoltre possibile visitare i luoghi storici della
presenza ebraica nella città, come l’antico ghetto o la sezione
dedicata alle lapidi ebraiche all’interno del Museo Civico Medievale.
Le conversazioni sulle feste e sulle tradizioni ebraiche di Alberto
Sermoneta, rabbino capo della Comunità di Bologna, costituiranno uno
dei momenti più “alti” della manifestazione. Per i golosi è invece
prevista una merenda in caffetteria a base di pita e humus. Grandissima
attenzione alla musica e all’arte pittorica è stata data dalla Comunità di Ferrara,
che ha organizzato una mostra di dipinti dell’artista Hana Silberstein.
Un’esibizione di musica klezmer e un concerto della Corale Veneziani a
Palazzo Diamanti appagheranno le esigenti orecchie del competente
pubblico emiliano. Molto intenso anche il programma della Comunità di Modena.
Un concerto in Piazza Mazzini darà il via alle celebrazioni. Nello
stesso luogo si svolgeranno alcuni degli eventi più interessanti, dalle
danze ebraiche alla degustazione di dolci tipici, fino alla cena a
tema, a cura dell’Agriturismo Aggazzotti. In Sinagoga il rabbino
Beniamino Goldstein terrà una conferenza a proposito del significato
del Seder, “un pasto speciale nel quale la tradizione diventa legge”.
In provincia di Modena, a Fossoli,
è prevista l’apertura straordinaria dell’ex campo di concentramento,
dove furono rinchiusi, tra gli altri, Nedo Fiano e Primo Levi. Una
mostra dal nome molto significativo, “Il popolo del libro”, organizzata
dalla Comunità Ebraica di Modena e Reggio Emilia e dalla Regione Emilia Romagna, sarà invece visitabile da chiunque si trovi a Carpi
e dintorni nella giornata di domenica. Altre manifestazioni, a
testimonianza del grande impegno profuso dalle Comunità ebraiche
emiliano - romagnole e dalle istituzioni politiche regionali, avranno
luogo a Correggio, Finale Emilia, Fiorenzuola d’Adda, Lugo di Romagna,
Parma e Soragna. Molto intenso anche il programma delle celebrazioni nella regione Marche, con Ancona e Pesaro
le due città “cavallo di battaglia”. Nel capoluogo si parlerà del
significato di Pesach con Nahmiel Ahronee, ministro del culto della
Comunità e sarà possibile visitare il Campo degli Ebrei al Monte
Cardeto, lo storico cimitero ebraico anconetano. Un concerto per voce e
pianoforte, realizzato in collaborazione con il festival Adriatico
Mediterraneo, chiuderà la giornata. A Pesaro, invece, gli ambienti
della sinagoga verranno utilizzati per raccontare una storia per
bambini del celebre scrittore Isaac B. Singer. Giochi, racconti e
musiche faranno assaporare un po’ di quella atmosfera ebraica che si
respirava a Pesaro meno di un secolo fa. La Giornata della Cultura
Ebraica verrà celebrata anche a Senigallia e Urbino dove le rispettive
sinagoghe, simboli della secolare presenza ebraica nel territorio
marchigiano, saranno aperte al pubblico.
Adam Smulevich
Giornata della Cultura Ebraica – Monte San Savino, storia di poesia e amicizia nel cuore della Valdichiana
Per le strade di Monte San Savino,
un piccolo centro posto nel cuore della Valdichiana aretina, in questi
giorni e fino alla Giornata della Cultura Ebraica sono affissi
striscioni con piccoli brani di poesia ebraica di tutti i tempi, a
partire da Qohelet (l'Ecclesiaste) fino ai giovani poeti israeliani di
oggi. Anche le tovaglie di carta messe sui tavoli nei bar del paese
sono state stampate con brani di poesia in ebraico tradotta in italiano
da Jack Arbib. Arbib è un ingegnere aeronautico con la passione
della poesia che attualmente vive a Jafo località marittima che si
trova nel distretto di Tel Aviv, in Israele. Nato in Libia negli anni
della seconda guerra mondiale, cittadinanza britannica, nel 1958 Jack
frequenta l'Università a Milano, poi si trasferisce in Israele dove si
sposa ed ha quattro figli. Gli abbiamo chiesto di raccontarci che cosa
lo lega alla piccola cittadina di Monte San Savino, paese in cui la
presenza ebraica è documentata solo in due periodi: dal 1421 al 1571, e
dal 1627 al 1799 anno in cui con l'invasione francese del Granducato
l'intera comunità rimane vittima dei moti antifrancesi e antigiacobini
del Viva Maria ed è costretta ad abbandonare per sempre la città. "Questa
storia – spiega Jack Arbib - è iniziata nove anni fa, nel 2001, quando
fui invitato per una vacanza a Monte San Savino da un vecchio compagno
di Università, originario di queste parti. Mentre ero suo ospite il mio
amico mi chiede se voglio visitare il vecchio cimitero ebraico in
località Campaccio, posto impraticabile, dove quasi nulla si vedeva
delle antiche lapidi. Mentre ero lì un pensiero mi ha attraversato la
mente: il nostro cimitero in Libia è stato completamente distrutto nel
1969 e non abbiamo più tombe di famiglia a cui riferirci, mentre queste
tombe non hanno nessuno che se ne prenda cura...'figli senza padri e
padri senza figli' mi son detto quasi sopraffatto dalla commozione..." Nello
stesso tempo Jack viene a sapere che a Monte San Savino c'era anche una
antica sinagoga, edificata nel XVII secolo ed usata dal Comune come
deposito dei rifiuti che si trovava in avanzato stato di degrado e per
la quale il Comune aveva in programma un'operazione di restauro. Jack
non si perde d'animo, contatta un architetto del posto, Sergio
Bianconcini, e insieme iniziano a collaborare con il Comune per operare
un restauro conservativo della sinagoga. "E' stato molto difficile
rendersi conto che si trattasse ancora di una sinagoga, ma c'erano
delle tracce inequivocabili – spiega Jack – Ma oggi questo posto è un
luogo della Memoria che viene utilizzato per avvenimenti, soprattutto
per la Giornata Europea della Cultura Ebraica e per il Giorno della
Memoria." I suoi ricordi ritornano al grande impegno messo per
recuperare l'antico cimitero nel quale attualmente sono visibili 20
delle 120 lapidi originarie e la sinagoga che è stata riaperta al
pubblico per la prima volta nel 2006 in occasione della Giornata del
Fondo per l'ambiente italiano (Fai). "Il Comune mi ha chiesto che
cosa si poteva organizzare, - torna a ricordare Arbib, - e mi sono reso
conto che la giornata del Fai era stata fissata due giorni prima della
festa ebraica di Purim allora via internet mi sono procurato
un’edizione italiana della Meghillat Ester e ho telefonato a un mio
amico attore, Fernando Maraghini, che ha preparato delle letture dal
testo originale. Nel giorno fissato per la Giornata del Fai nella
sinagoga c'era il pienone".
Lucilla Efrati
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Il figlio ribelle e l'importanza dell'educazione
La Torà prende in considerazione un caso particolarmente penoso:
"Quando un individuo avrà un figlio traviato e ribelle che non dà
ascolto al padre e alla madre e per quanto lo correggano egli non
ubbidisce loro, il padre e la madre lo prenderanno e lo porteranno agli
anziani della loro città, al tribunale del luogo, e diranno agli
anziani della loro città: Questo nostro figlio è traviato e ribelle;
non ci da ascolto e mangia e beve eccessivamente. Tutti gli uomini
della città lo lapideranno ed egli morrà e toglierai il male da mezzo a
te e tutto Israele udrà e avrà timore". (Deut. 21, 18-21). Si
tratta di un figlio che trasgredisce la parola di suo padre o di sua
madre, la cui importanza è fondamentale nell'educazione dei figli. Il
potere del padre è sottoposto a due importanti limitazioni: 1) il padre
non può giudicare da solo il figlio ma dovrà portarlo davanti agli
anziani della città (cioè davanti al tribunale locale) perchè essi
decidano se è effettivamente colpevole e passibile di pena. Il potere
giudiziario, la decisione finale è attribuita quindi al tribunale; 2)
il potere del padre di portare il figlio davanti al tribunale è
limitato dalla necessità del consenso materno; la madre – normalmente
più pietosa verso suo figli - si trova qui in condizione di parità
rispetto al padre: i genitori hanno il potere di perdonare e avere
pietà dei loro figli, lasciando loro decidere se portare o meno il caso
davanti al tribunale anzi tale potere vige fino al momento in cui il
tribunale non abbia ancora pronunciato la sua sentenza (T.B. Sanhedrin
88b). I Maestri del Talmud hanno insegnato che vi sono altre
limitazioni al potere paterno, come ad esempio che il potere è concesso
soltanto verso il figlio ribelle (e non la figlia), che il figlio non
deve essere più minorenne e non ancora maggiorenne: "I giorni in cui il
figlio può essere considerato figlio traviato e ribelle non sono che
tre mesi" (T.B., Sanhedrin 69a); inoltre è richiesto che padre e madre
abbiano la stessa voce, lo stesso aspetto e la stessa statura,
situazioni tali che fanno dire al Talmud (ivi): "il figlio traviato e
ribelle non è esistito e non esisterà. Ed allora perchè il suo caso è
riportato nella Torà? Per farti studiare ed avere dei meriti", come a
dire è meglio studiare questo caso teoricamente per non dover incorrere
nel pericolo di una situazione pratica. Nel Talmud (ivi, 71a)
troviamo una divergenza di opinione fra due Amoraim: secondo Rabbì
Shim'on non è concepibile che per alcuna colpa dei genitori facciano
uccidere il proprio figlio, ma Rabbì Yochanan risponde affermando: "Io
l'ho visto e ho riposato sulla sua tomba". Fra le varie
interpretazioni che sono state date alle parole di Rabbì Yochanan vi è
quella che ritiene che Rabbì Yochanan sedette sulla tomba
dell'istituto, volendo cioè stabilire che da tempo immemorabile non vi
era stato un caso di "figlio traviato e ribelle"; ma anche
interpretando letteralmente l'opinione di Rabbì Yochanan vediamo che si
tratta di un caso unico, eccezionale, che sottolinea come generalmente
i genitori ebrei non facessero uso di tale diritto. È evidente,
secondo i Maestri, anche la responsabilità dei genitori, che hanno
purtroppo fallito nella loro missione educativa e vi sono infatti
commentatori che interpretano: prenderanno attraverso lui (il figlio)
il padre e la madre, che sono responsabili per lui e la responsabilità
educativa è fra le più grandi responsabilità che abbiamo. È evidente
che la soluzione di questo fallimento non è portare il figlio davanti a
un tribunale (come deriva dalla posizione di Rabbì Shim'on); ma la Torà
ci vuole insegnare che un fallimento serio nell'educazione di un figlio
provoca dolore mortale sia per i genitori, sia per il figlio (come
possiamo apprendere dall'insegnamento di Rabbì Yochanan). Se questa
procedura sarà riuscita a scuoterci e agitarci in tempo per poter dare
una buona educazione ai nostri figli, Questo sarà senz'altro il miglior
premio che la Torà poteva concederci.
Il divorzio
Nella parashà di Ki tezé
troviamo trattato anche il divorzio: Deut. 24,1-2: «Quando un uomo
abbia sposato una donna e abbia con lei convissuto, se essa non gli
piacerà più perché ha trovato in lei qualche cosa di sconveniente,
scriverà per lei un documento di divorzio, glielo consegnerà in sue
mani e la manderà via dalla sua casa. Essa uscirà quindi dalla sua
casa, se ne andrà via e potrà unirsi con un altro uomo». Più
tardi, nel V secolo a.e.v., ritroviamo la riprovazione morale di un
Profeta, ma non il divieto legale del divorzio stesso: Malachia
2,14-16: «E avete chiesto: “Per qual motivo?” Per aver ciascuno di voi
infranto il patto, stipulato alla Mia presenza, con la donna della
propria giovinezza, con la propria compagna e legittima sposa. Forse
che uno solo di voi non ha fatto ciò? E cosa glien’è derivato se non
vanità? Che cosa infatti desidera ciascuno di voi se non prole
benedetta da D-o? Moderate allora il vostro istinto e non tradite la
compagna della vostra giovinezza! Giacché io odio il ripudio, dice il
Signore D-o d’Israele». Il
passo del Deuteronomio viene esaminato
dalle due scuole del I secolo, quella di Shammai, normalmente più
rigorosa e quella di Hillel. Mishnà Ghittin 9,10: «La scuola di Shammai
insegna che il marito non deve ripudiare la moglie fuorché nel caso in
cui egli constati in lei un contegno immorale, conforme al testo che
dice: “avendo egli trovato in lei qualche cosa di sconcio”. La scuola
di Hillel ritiene: [Egli può divorziare da lei] anche se essa ha recato
offesa comunque (letteralmente: abbia rovinato una pietanza), come è
scritto, “avendo egli trovato in lei qualche cosa di sconcio in
qualsiasi cosa”. Rabbi Akivà dice: “Anche se ne ha trovata un’altra più
bella di lei”, conforme a ciò che dice il testo, “E avverrà se ella non
troverà grazia ai suoi occhi» (Traduzione di V. Castiglioni). Le due scuole si soffermano sulle parole ervàt davar
(qualche cosa di sconveniente, di sconcio); la parola ervà è
generalmente riferita alla condotta sessuale, e attraverso una
interpretazione letterale, la scuola di Shammai ritiene che il divorzio
sia ammesso solo per qualche cosa di sconveniente in campo sessuale. La
scuola di Hillel si riferisce invece a tutte e due le parole ervat
davar prese nel loro insieme, rilevando che le troviamo assieme anche
in un altro passo biblico Deut. 23,15: «Egli non dovrà vedere in te
alcuna cosa sconcia (ervàt davar) perché si ritrarrebbe da te».
Attraverso una interpretazione analogica si ritiene di dover dare anche
qui la stessa interpretazione data nell’altro verso, sostenendo
quindi che il marito può divorziare dalla moglie per ogni cosa di
sconveniente che abbia trovato in lei La terza opinione, di Rabbì Akivà
(Maestro del II secolo) si sofferma invece sulla prima parte del
versetto: se essa non gli piacerà più sostenendo che se egli avrà
trovato un’altra donna più bella di sua moglie, potrà divorziare. Nella
tradizione ebraica la figura di Rabbì Akivà è legata anche al suo
matrimonio per amore, assai combattuto dalla famiglia della sposa, con
la figlia di Kalba Sabua; potrebbe quindi a prima vista sorprendere
questa interpretazione che potrebbe sembrare assai permissiva; in
realtà Rabbì Akivà insegna che se uno cerca e trova una donna più bella
di sua moglie, vuol dire che il legame soggettivo che univa i due si è
ormai rotto e sarà difficile tenere in piedi un simile legame. Rabbì
Akivà si basa su una interpretazione logica del testo biblico per
addivenire ad una soluzione di grande importanza psicologica. Il
testo biblico e il commento della Mishnà si riferiscono esclusivamente
al divorzio della moglie in base ad un atto voluto dal marito, per suo
libero volere e che richiede la preparazione e consegna di un documento
speciale. Come si vede anche nel mondo ebraico del periodo della Mishnà
troviamo divergenze di opinioni su questo problema. Testi più
tardi tendono a risolvere problemi come quello di dare importanza al
volere della moglie senza ledere, almeno giuridicamente, il volere del
marito (Una traduzione italiana con relativo commento si trova nel mio
"Il Matrimonio" (a cura di S. Ferrari, Rorino, 2006, 53 ss.). Il
Maimonide spiega il motivo del divorzio e delle sue formalità nella sua
Guida degli smarriti (III, 49): «Dato che può capitare talvolta che non
regni un perfetto accordo nella loro unione e che il loro modo di
vivere non sia ben ordinato, è stato permesso il divorzio. Ma se il
divorzio avesse potuto essere compiuto con una semplice parola, o
attraverso il mandare la donna fuori di casa, essa cercherebbe un
momento di negligenza (da parte del marito), in cui non sarebbe
osservata ed uscirebbe (di casa) pretendendo di essere divorziata;
oppure se un uomo avesse avuto una relazione (adulterina) con lei, lei
e il seduttore pretenderebbero che essa era stata divorziata prima. È
per questo che la Torà vuole che il divorzio non sia valido senza che
vi sia uno scritto che lo attesti: “scriverà per lei un documento di
divorzio”».
Alfredo Mordechai Rabello, Giurista, Università Ebraica di Jerushalaim
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rassegna stampa |
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Il muro caduto grazie alla vostra rivolta
Cominciò
sessant'anni fa con l'aggressione tedesca alla Polonia il capitolo più
tragico della storia europea. La guerra scatenata dalla Germania portò
dolore e sofferenza incommensurabili a molti popoli, anni di totale
privazione dei diritti, anni di umiliazione e distruzione. - Nessun
paese ha sofferto così a lungo dell'occupazione tedesca come la
Polonia. Proprio nei tempi bui, di cui parliamo oggi, il Paese fu raso
al suolo.[...] [...] Oggi qui,
sulla Wester platte di Danzica, io, cancelliera federale, ricordo con
rispetto profondo tutti i polacchi a cui fu arrecato dolore
inenarrabile sotto i crimini dell'occupazione tedesca. Gli orrori del
ventesimo secolo ebbero il loro culmine nell'Olocausto,la sistematica
persecuzione e sterminio degli ebrei d'Europa.[...] Angela Merkel, La Repubblica, 2 settembre 2009 |
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notizieflash |
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L'artista israeliana Shelley Federman e il muro fra Tel Aviv e Jaffa Tel Aviv, 1 sett - La barriera di sicurezza fra israele e Cisgiordania è arrivata fin
sulla spiaggia di Tel Aviv. Ci ha pensato Shelley Federman, artista
israeliana già ospite alla Biennale di Venezia, in occasione di Artlv,
manifestazione culturale che ogni anno porta nella città opere da tutto
il mondo. In realtà, quello della Federman è solo una riproduzione ottenuta unendo otto materassini da
spiaggia grigi, in polistirolo e galleggianti. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
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