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L'Unione informa
 
    6 settembre 2009 - 17 Elul 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Benedetto Carucci Benedetto Carucci Viterbi, 
rabbino 
Rabbi Levi Itzchaq di Berdichev vide una volta un uomo che camminava con grande fretta per strada. Alla domanda del perché corresse così, l'uomo rispose che andava dietro a ciò che gli dava da vivere. Il rabbi allora gli disse: "Come sai che quello che ti dà da vivere è davanti a te? Forse è dietro di te e devi solamente fermarti per incontrarlo".
Spesso la cultura degli ebrei è intesa come la memoria dei luoghi in cui gli ebrei sono vissuti, dove ogni volta il nodo era costituito dal confronto - più spesso dal conflitto - tra la cultura della società esterna e la capacità di continuare a essere se stessi, rappresentata dal fatto di mantenersi impermeabili, o almeno di impegnarsi al massimo per esserlo. Una cultura in cui c’è la geografia ma non il tempo, e dunque non la storia. Il tempo in questo ragionamento non ha un ruolo. Sembra essere solo unità di misura e non anche contesti, persone, scambi. Discendono da qui varie conseguenze. Per esempio il fatto che quando si parla di ebrei si parli spesso di “miracolo” come se essi fossero il risultato di una bizzarria, la testimonianza di qualcosa che è presente nel nostro tempo “malgrado” la storia e non “dentro il corso” della storia. Bisognerebbe pensarci per tempo, prima che la Giornata della Cultura Ebraica - un’occasione di riflessione su come “siamo diventati”, e non solo su come ci “siamo mantenuti” - rischi di ridursi all’atlante dei luoghi, all’esposizione degli oggetti, oppure alla cronaca delle fughe, ma non quella della formazione delle persone. Ovvero sia solo la storia di ciò che rimane o si è perduto, o si è mantenuto inalterato nel tempo, ma non quella della costruzione della propria personalità “nel tempo”. Una dimensione in cui primeggiano il sentimento della nostalgia e il codice della reliquia. Come se la sopravvivenza fosse prevalentemente resistenza, e non anche, e forse soprattutto, capacità di reinventarsi “altrove”, con le cose che si hanno e con quelle che lungo la storia - non nei fatti, ma “nel tempo” – sono state scambiate, con altri, lasciate, date e prese e create.  David Bidussa, storico sociale delle idee David Bidussa  
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  Giornata Europea della Cultura Ebraica - A Trani e in Puglia
il grande ritorno degli ebrei italiani verso il Sud


Trani sefer TorahDopo cinque secoli d'attesa è stato un nuovo abbraccio, è stato un grande ritorno. I momenti di incontro, di confronto, di reciproca conoscenza che hanno fatto di Trani la città capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica si sono moltiplicarti per tutta la mattinata e continueranno fino a sera per i vicoli della città pugliese che ospitò prima delle dispersione alcuni dei tesori della presenza ebraica nella Penisola.
Prima ancora di questa domenica straordinaria il rotolo della Torah era stato accompagnato da un festoso corteo per i vicoli della città vecchia di Trani da molti ebrei giunti per festeggiare assieme lo Shabbat. Fra i molti rabbini presenti nell'ora che segna la rinascita della presenza ebraica, anche Roberto Della Rocca e Shalom Bahbout, che hanno tenuto lezioni e interventi e, per gli appuntamenti della Giornata della Cultura, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.

Trani aperturaAlla cerimonia di inaugurazione della Giornata, in una piazza Scolanova che brillava della luce riflessa sulla pietra bianca, l'assessore dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane delegato alla Giornata Yoram Ortona ha fatto gli onori di casa assieme all'assessore Ucei alla Cultura Victor Magiar (nell'immagine di seguito con il presidente Renzo Gattegna) e al sindaco di Trani Giuseppe Tarantini, all'assessore alla cultura Andrea Lovato, all'assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli (nell'immagine che segue assieme all'assessore Ortona), al direttore del dipartimento Educazione e cultura dell'Ucei rav Roberto Della Rocca, all'animatore della Trani ebraica Francesco Lotoro.
Magiar GattegnaIl Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna ha portato a tutti, ma soprattutto ai cittadini di Trani, il saluto degli ebrei italiani.
“Questo – ha esordito Gattegna – è un appuntamento per farci conoscere in tutta Europa e per far conoscere la nostra storia e la nostra cultura. Noi ebrei italiani oggi, dopo oltre 60 anni di vita in un paese libero e democratico, sentiamo di poter offrire alla vita civile del Paese un ulteriore contributo che deriva dalla nostra storia e dalla nostra esperienza, come minoranza che è riuscita a realizzare una completa integrazione senza perdere la propria cultura, le proprie tradizioni e i propri specifici valori. Il nostro contributo non può che essere quello di lavorare, non in solitudine, ma insieme uniti a tutti coloro che in Italia aspirano a realizzare una società moderna e un futuro migliore attraverso l’impegno a capire le differenze e a valorizzare le diversità, come fonti di reciproco arricchimento”.
Goldelli Ortona“Come città capofila quest'anno – ha proseguito il presidente Ucei - la nostra scelta è caduta su Trani perchè questa città è diventata il simbolo e la sede della riscoperta dell'importanza e del valore dell'antica presenza ebraica, sia in Puglia che in tutto il meridione d'Italia".
"Ora sento l'esigenza di rendervi partecipi di qualcosa che, nella sua semplicità, rende l'idea dello stato d'animo e dei sentimenti che sono emersi durante i nostri incontri con le autorità e con la gente della Puglia.
Quando siamo arrivati ci aspettavamo di sentirci dire "benvenuti".
Ebbene, non è stato così, tutti hanno usato un'altra espressione molto più bella, potente e piena di significato Bentornati. Come se tutti aspettassero questo nostro ritorno.
Gattegna-rav di SegniCome se tutti volessero evidenziare la ricostruzione di una saldatura tra passato, presente e futuro. Come se per tutti, nonostante i 500 anni di lontananza, fossimo di nuovo di casa. E' veramente difficile resistere alla commozione di un'accoglienza che, proprio per la sua semplicità, evidenzia nobiltà d'animo, profonda cultura, raffinatezza di sentimenti. "La nostra separazione non fu voluta, ma fu imposta da forze esterne e da noi subita. Il distacco da questa terra fu causa di dolori e di lutti e produsse per tutti solo un impoverimento civile e culturale. Facciamo in modo che questa giornata segni l'inizio di una nuova fase di vita in comune, nella pace e nella reciproca comprensione, dalla quale possano rifiorire civiltà, cultura, lavoro, arti e scienze”.


Qui Milano

FassinoNella Sinagoga centrale di via Guastalla si sono aperte le celebrazioni della Decima Giornata della Cultura Ebraica. Prima dell’inaugurazione l’On. Piero Fassino ha incontrato i rappresentanti dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, che lo hanno accompagnato nella visita alla Sinagoga molti gli ospiti presenti all’apertura ufficiale, tra cui i rappresentanti di Comune, Provincia e Regione, e l’imam Pallavicini, accolti dal presidente della Comunità di Milano Leone Sued, che hanno portato il loro saluto alla Sinagoga gremita per assistere alla lezione del Rabbino Capo di Milano Alfonso Arbib dedicata al tema delle “Feste ebraiche nel tempo”.

Rossella Tercatin


Qui Mantova e Lombardia

MantovaLa Giornata della Cultura Ebraica viene celebrata in tutta la Lombardia, a Mantova, Sabbioneta, Bozzolo, Pomponesco, Viadana, Ostiano e Soncino. A Mantova al discorso di benvenuto del Presidente della Comunità ebraica Fabio Norsa si sono susseguiti interventi sul “Ciclo della vita ebraica”, sulle Festività e sull’Archivio storico, intervallati da brani musicali ebraici eseguiti dal dottor Giorgio Perboni, violinista e medico ospedaliero di Mantova (nell'immagine). A Sabbioneta è stata allestita nella Sinagoga di via Bernardino Campi l’esposizione dei preziosi libri antichi editi dalla stamperia ebraica di Sabbioneta del XVI secolo.


Qui Firenze

Qui FirenzeParte da Piazza della Signoria, uno dei luoghi più suggestivi di Firenze, con destinazione finale il giardino della sinagoga, il corteo nuziale accompagnato da Enrico Fink, Banda Improvvisa e Homeless Wedding Band, che ha l’onore di aprire le celebrazioni della Giornata Ebraica della Cultura nel capoluogo toscano. “Un matrimonio simbolico, che rappresenta l’incontro tra città e comunità ebraica di Firenze”, le parole di Enrico Fink. Grazie anche alla bellissima giornata di sole, molte persone seguono il corteo per le strade del centro storico fino alla sinagoga. Vengono attraversati alcuni dei luoghi più simbolici della secolare storia della comunità ebraica fiorentina, come Piazza della Repubblica, ai giorni nostri location elegante e signorile ma fino a poco più di un secolo fa cuore del ghetto ebraico e Via delle Oche, dove dal 1882 al 1962 si trovava una piccola sinagoga. Un vero e proprio “viaggio nella memoria”, accompagnato quasi costantemente dalle melodie più amate della tradizione ebraica. Una volta giunti nel giardino, Daniela Misul, presidente della comunità, Renzo Bandinelli, consigliere della comunità e il rabbino capo di Firenze Joseph Levi accolgono il corteo e i numerosi ospiti, tra i quali il sindaco Matteo Renzi (al quale viene donata una copia del numero zero di Pagine Ebraiche) e l’imam Izzedin Elzir, a testimonianza del forte legame che esiste tra la comunità fiorentina e le istituzioni politiche e le altre comunità religiose della città. Terminati i discorsi di benvenuto, viene finalmente celebrato il matrimonio (si tratta di una simulazione, perché gli sposi sono in realtà fratello e sorella) e si dà il via alle danze.

Adam Smulevich


Qui Venezia

Qui VeneziaIn una sala Montefiore gremita di persone è stata inaugurata la decima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il presidente della Comunità ebraica di Venezia, Vittorio Levis alla presenza del Prefetto Lepri Gallerano, del questore Della Rocca, del presidente di Codess Cultura Adriano Rizzi e del rabbino capo di Venezia rav Elia Richetti, ha inaugurato la giornata ponendo l’attenzione sui temi che negli anni si sono succeduti, due anni fa “sentieri e parole” lo scorso anno “Musica e parole”. A suo dire tutte queste tematiche sono dei semplici suggerimenti per percorsi di conoscenza attraverso storia e cultura: “l’ebraismo non è solo una religione, ma è contemporaneamente anche storia, tradizioni, riti, letteratura, musica, tragedie infinite, ma insieme volontà e capacità di rinascita, fedeltà ai propri valori e capacità di confrontarsi con il mondo esterno”.
Tra le varie iniziative della giornata, presso il Kosher club “Le Balthazar” in Campo di Ghetto sono state allestite delle tavole imbandite delle principali festività ebraiche, con una guida alle tradizioni e alla degustazione di pietanze tipiche della cucina ebraica.
È stata poi introdotta dall’architetto Veronica Balutto e dal professore Franco Batacchi, la mostra del maestro Celiberti, pittore e scultore, intitolata “Esilio e anima”. Le opere del maestro risentono in maniera significativa e sofferta dei sentimenti provati in occasione della sua visita al campo di Terezin, vicino a Praga, dove migliaia di bambini ebrei prima di essere trucidati avevano lasciato testimonianze sotto forma di disegni. Da quella esperienza realizza il ciclo che lo rende noto al grande pubblico: quello dei “Lager” costituito da tele preziose per impasti e cromie, nelle quali inserisce i segni innocenti lasciati sui muri del campo di concentramento di Terezin.
La Giornata si concluderà stasera, con lo spettacolo “Fumo e profumo”, lettura di prose e poesie di Laura Luzzatto Voghera e musiche klezmer del complesso Barbapedana.
 
Michael Calimani


Qui Torino

Qui Torino“Qual’è il significato dell’ebraismo nel mondo moderno?”, questa una delle domande da porsi, secondo il giornalista e scrittore Vittorio Dan Segre, in particolare in un momento di condivisione e riflessione come la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Dan Segre ha aperto l’incontro, organizzato dalla Comunità Ebraica di Torino presso il proprio centro sociale, “Mazal Tov! Dalla nascita al matrimonio”, a cui hanno partecipato come relatori Franco Segre, Chazan della Comunità, e Shemuel Lampronti.  Davanti ad un pubblico attento ed interessato i relatori hanno parlato di alcuni dei momenti più significativi nella vita individuale e collettiva della tradizione ebraica. In particolare Dan Segre si è soffermato sulla differenza che intercorre fra il significato di Hag e Moed: il primo come festa aperta a tutti, non è collegato ad un evento specifico;  il secondo come ricorrenza, connessa ai tre pellegrinaggi annuali al Tempio di Gerusalemme coincidenti con le tre stagioni agricole. Franco Segre ha invece spiegato il ruolo della nascita, della circoncisione per i maschi e del matrimonio, facendo riferimento ai doveri dell’uomo e alla sua collaborazione col progetto divino. Infine Shemuel ha spiegato il ruolo del Bar-miztvà come assunzione della responsabilità di rispettare i precetti, assieme al compito di ciascuno di studiare la Torah.

Daniel Reichel


Qui Trieste

Qui TriesteA Trieste è stata un'Havdalah in piazza a dare il via alla Giornata della Cultura. Centinaia di persone hanno assistito, davanti alla Sinagoga, a uno dei rituali più suggestivi della tradizione ebraica celebrato da rav Margalit e illustrato da Haim Baharier, esperto di ermeneutica biblica. Oggi le manifestazioni, che rilanciano un messaggio d'accoglienza e conoscenza dell'altro, proseguono con una fitta serie d'appuntamenti.
Ad aprire il programma, l'inaugurazione in Sinagoga della mostra Memorie di pietra che ripercorre, attraverso foto d'epoca mai viste prima, la distruzione del ghetto avvenuta negli anni Trenta. Poi la suggestiva Tenda di Abramo nella centralissima piazza Ponterosso in cui la Comunità ebraica con l'associazione WeDoCare, organizzatrice dell'evento, ha offerto insieme alle altre comunità religiose cibo, frutta e bevanda in segno d'ospitalità al termine del rito ecumenico cristiano guidato dai serbo ortodossi.
La Giornata prosegue con un confronto sui temi dell'accoglienza che vede riuniti personaggi di livello internazionale. E in serata tutti di nuovo nella piazza della Sinagoga per un grande concerto con David D'Or, il quartetto macedone Dragan Dautoski, l'artista serba Bilja Krstic e la cantante araba Miriam Tukan. Un intreccio di melodie dal mondo a significare le infinite possibilità dell'incontro e del dialogo.

Daniela Gross
 
 
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  Giornata della Cultura Ebraica – Qui Roma / Gianni Ascarelli:
"Produrre cultura significa progettare il futuro" 


Gianni Ascarelli"Produrre cultura significa promuovere azioni future, interpretare i significati dell'ebraismo nel mondo contemporaneo", parte in quarta Gianni Ascarelli quando, ricevendoci nel suo studio, nel cuore di Roma, gli domandiamo cosa significa per lui essere assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Roma.
Ascarelli, architetto, sposato, un figlio, dirige la parte urbanistica di Studio Transit un gruppo da lui fondato negli anni '70 insieme ad altri tre soci, docente alla Facoltà di ingegneria dell'Università dell'Aquila dal 1998, in aspettativa da quando nell'aprile 2009 è stato nominato presidente di Roma Metropolitane subentrando a Chicco Testa.
"Sono contrario alla definizione di assessore alla Cultura, spiega, perché la cultura è per definizione un qualche cosa che non può essere burocratizzato e cristallizzato, un qualche cosa che va incentivato e sostenuto. Secondo me essere assessore alla Cultura significa svolgere un compito di vigilanza e di indirizzo di una cultura che si è espressa nei secoli".
Allora significa trasmettere il ricordo della nostra storia, delle nostre tradizioni...
"No non soltanto. Non è sufficiente che si parli solo di argomenti tradizionali, anche la Shoah, che è un evento disastroso nella storia dell'umanità intera e non solo del popolo ebraico, è una cosa che dobbiamo lasciare alle nostre spalle. Vi sono molti argomenti sui quali dovremmo riflettere, uno di questi è sul crollo demografico dell'ebraismo italiano. Prima della guerra, gli ebrei in Italia erano 46 mila ora sono 21 mila se si considera l'apporto della comunità libica (circa 8 mila persone) ciò significa che gli ebrei italiani sono 13 mila. L'ebraismo si è ridotto a un quarto e non basta la persecuzione delle leggi razziste per spiegare questo depauperamento, non basta pensare allo Stato di Israele che attira i giovani, il fatto è che noi non siamo più appealing. Che dal dopoguerra l'Italia non è più un paese che stimola l'interesse ebraico. Allora io penso che se è vero che gli ebrei sono il sale dell'umanità per l'apporto dato alla società e se c'è questo depauperamento, vuol dire che gli ebrei in questo paese si trovano male e se ne vanno. Bisogna interrogarsi su questa perdita di fascino da parte dell'Italia dal momento che stanno nascendo nuove comunità in tutto il mondo anche in Germania dove è avvenuto quello che è avvenuto, mentre in Italia le persone si allontanano.
Quali argomenti potrebbero far nascere un dibattito culturale interessante?
Ce ne sono moltissimi, per fare qualche esempio si potrebbe pensare a un grande convegno su tematiche del decalogo a confronto, si potrebbe analizzare a fondo la figura di Paolo. Paolo è il costruttore della Chiesa cattolica: abbiamo ascoltato l'opinione di qualche autorevole rabbino sull'interpretazione dell'ebraismo da parte di Paolo?. La Chiesa ha fatto un oscuramento totale sul portato storico dell'ebraismo dai primi secoli dell'Era volgare fino a pochi decenni fa, ma c'è stato anche un oscuramento ebraico (ad esempio a Roma) sull'apporto culturale di molte importanti famiglie come Ascoli, Milani, Almagià, Volterra, Alatri, Enriques, Spierer (era il nome di mia madre), Pincherle (era il padre di Moravia) alla storia del paese, al Risorgimento. Un ebraismo signorile che rappresentava un secondo polo rispetto all'ebraismo che abitava nelle vicinanze del ghetto e che in quel tempo, sotto la spinta risorgimentale ha dato un grande impulso alla crescita culturale del paese e noi non possiamo dimenticarlo. Alla vigilia delle persecuzioni fasciste c'erano circa trenta deputati e senatori ebrei, attualmente tutto questo non c'è o c'è in minima parte.
In sostanza, secondo me manca un substrato culturale denso su tematiche dell'ebraismo. A Roma nel dopoguerra il rav Toaff è riuscito a ricomporre le basi di un ebraismo che era uscito distrutto dalla guerra, ma ora noi non possiamo occuparci solo di Memoria, di Shoah, o spiegare alla gente come era fatto il ghetto. Questa è comunicazione di cultura tradizionale. Penso che a livello culturale stiamo producendo troppo poco. Dobbiamo sforzarci di dire dove stiamo andando.
Che cosa pensi allora della Giornata Europea della Cultura Ebraica, questo non è un modo di produrre cultura?
La Giornata della Cultura così come il Giorno della Memoria sono meritorie sotto moltissimi aspetti, ma non capisco l'aspetto ritualistico che certe giornate hanno nel nostro calendario. Voglio ricordare che la cultura ebraica non ammette il ritualismo perché è una cultura dinamica. La capacità degli ebrei di penetrare fino allo spirito più profondo di una società ci è stato molto invidiato, ma noi dovremmo identificare argomenti di approfondimento che diano ogni volta un senso a queste giornate. Ricordiamo altri momenti non solo la Shoah, perché non approfondiamo la cacciata degli ebrei dalla Spagna, la storia degli ebrei siciliani costretti a battezzarsi o ad andare via. Naturalmente non vedo in negativo le manifestazioni per raccogliere le testimonianze dei deportati né vedo in negativo i viaggi ad Auschwitz, sono tutte manifestazioni necessarie ma non sufficienti.
Quale è la medicina per cambiare la situazione?
E' duplice, da una parte dobbiamo cercare di aprire le coscienze dei giovani a quello che è stato il portato dell'ebraismo in Italia e all'estero. Dall'altra, oltre al ricordo di ciò che l'ebraismo ha fatto per l'Italia deve esprimersi qualcosa di nuovo, e deve farlo subito prima che l'ebraismo sia oscurato da se stesso, dalla Shoah e dalla Memoria. Occorrono nuove proposte, i più grandi scienziati dell'800 e del '900 erano ebrei, che cosa abbiamo noi?

Lucilla Efrati
 
 
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Caso Andrini, insorge la Comunità ebraica 
“Un'offesa per noi un ex naziskin all'Ama”

[...] Piero Terracina, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, e Adolfo Perugia, presidente dell'associazione nazionale Miriam Novitch, sono furiosi. Hanno affidato la loro rabbia ad un appello al sindaco Alemanno dal titolo Basta ambiguità. «Alcune scelte del Campidoglio ci allarmano - scrivono nell'appello - perché sembrano alimentare una pericolosa deriva di intolleranza. Chiediamo coerenza al sindaco, chiediamo che non si inviino alla destra radicale messaggi ambigui, che possono legittimare proprio quelle azioni di intolleranza che poi si pretende di condannare e che offendono Roma, città medaglia d'oro per la resistenza». [...] 
[...] Anche Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha protestato per la nomina di Andrini, esprimendo direttamente al sindaco «profondo imbarazzo e amarezza». [...] 
Cecilia Gentile, la Repubblica, 6 settembre 2009 

Gaffe di Frattini a Stoccolma si vanta e Solana lo smentisce
Stoccolma -  Imbarazzante incidente per il ministro degli esteri Franco Frattini a Stoccolma, dove ha partecipato ad una riunione informale dei capi delle diplomazie europee e dove ha sostenuto «con orgoglio» di aver pronunciato un intervento contro l'antisemitismo, fatto che gli altri partecipanti all'incontro hanno sarcasticamente smentito. […]
Andrea Bonanni, la Repubblica, 6 settembre 2009

Film sui gay ortodossi. Israele, fine di un tabù
Ripreso in condizioni di semi-clandestinità nei rioni ortodossi di Gerusalemme, un film che per la prima volta discute con franchezza il dramma della omosessualità negli ambienti religiosi ebraici, «Occhi Aperti», è da ieri proiettato nelle sale cinematografiche cli tutto Israele. […]
[…] Il regista Haim Tabakman non ha paura di possibili contestazioni di fronte ai cinematografi, anche se sa che il tema aprirà polemiche, come è avvenuto ad esempio per il libro «Il mio amato» di Yehoshua Bar-Yosef (pubblicato in Italia dall'editrice Giuntina), che ha affrontato il medesimo tema. Di certo si augura che il film apra un dibattito.  […]
Aldo Baquis, la Repubblica, 6 settembre 2009 

Intervista a Irving, Israele protesta
 […]L'ambasciatore israeliano in Spagna, Raphael Schutz, aveva inutilmente invitato il giornale a non dare la parola a Irving, noto per le sue tesi in favore del nazismo e di negare il genocidio di sei milioni di ebrei a opera del Terzo Reich. Il problema, ha detto Schutz, «non sono gli antisemiti, ma i giornali che decidono di dare loro voce». Anche il capo della diplomazia spagnola, Moratinos, si è dissociato dal quotidiano. Ma El Mundo non è il governo spagnolo. Così nell'editoriale il quotidiano ha giustificato in nome della libertà di stampa la scelta di dare la parola anche a Irving.  […]
Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore, 6 settembre 2009

 
 
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Israele – Svezia: annullata la visita di Carl Bildt a Gerusalemme
Tel Aviv, 6 sett -
Il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt ha annullato la visita che doveva svolgere a Gerusalemme. E' stato il quotidiano Haaretz a rendere pubblica la notizia. La notizia ufficiale del rinvio sarebbe la preoccupazione della Svezia, in quanto presidente di turno dell'Unione europea, di non interferire nei contatti serrati in corso fra il premier Benyamin Netanyahu e l'amministrazione Usa per rilanciare le trattative con i palestinesi mediante una moratoria della colonizzazione israeliana nei Territori. Più probabile, secondo il quotidiano israeliano, che la decisione di Bildt sia da collegarsi alle polemiche seguite alla pubblicazione da parte del quotidiano svedese Aftonbladet di un articolo in cui l'esercito israeliano era accusato di aver asportato nei primi anni dell'intifada organi di palestinesi morti. Malgrado le pressioni diplomatiche israeliane, Bildt si è rifiutato di condannare quell'articolo, "per rispetto alla libertà di stampa". Haaretz precisa che la visita di Bildt era stata preannunciata la settimana scorsa dal ministero degli esteri di Gerusalemme, secondo cui essa doveva iniziare l'11 settembre. Non è ancora stata proposta alcuna data alternativa. 
 
 
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