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L'Unione informa |
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6 settembre 2009 - 17 Elul 5769 |
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alef/tav |
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Benedetto Carucci Viterbi, rabbino |
Rabbi
Levi Itzchaq di Berdichev vide una volta un uomo che camminava con
grande fretta per strada. Alla domanda del perché corresse così, l'uomo
rispose che andava dietro a ciò che gli dava da vivere. Il rabbi allora
gli disse: "Come sai che quello che ti dà da vivere è davanti a te?
Forse è dietro di te e devi solamente fermarti per incontrarlo". |
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Spesso
la cultura degli ebrei è intesa come la memoria dei luoghi in cui gli
ebrei sono vissuti, dove ogni volta il nodo era costituito dal
confronto - più spesso dal conflitto - tra la cultura della società
esterna e la capacità di continuare a essere se stessi, rappresentata
dal fatto di mantenersi impermeabili, o almeno di impegnarsi al massimo
per esserlo. Una cultura in cui c’è la geografia ma non il tempo, e
dunque non la storia. Il tempo in questo ragionamento non ha un ruolo.
Sembra essere solo unità di misura e non anche contesti, persone,
scambi. Discendono da qui varie conseguenze. Per esempio il fatto che
quando si parla di ebrei si parli spesso di “miracolo” come se essi
fossero il risultato di una bizzarria, la testimonianza di qualcosa che
è presente nel nostro tempo “malgrado” la storia e non “dentro il
corso” della storia. Bisognerebbe pensarci per tempo, prima che la
Giornata della Cultura Ebraica - un’occasione di riflessione su come
“siamo diventati”, e non solo su come ci “siamo mantenuti” - rischi di
ridursi all’atlante dei luoghi, all’esposizione degli oggetti, oppure
alla cronaca delle fughe, ma non quella della formazione delle persone.
Ovvero sia solo la storia di ciò che rimane o si è perduto, o si è
mantenuto inalterato nel tempo, ma non quella della costruzione della
propria personalità “nel tempo”. Una dimensione in cui primeggiano il
sentimento della nostalgia e il codice della reliquia. Come se la
sopravvivenza fosse prevalentemente resistenza, e non anche, e forse
soprattutto, capacità di reinventarsi “altrove”, con le cose che si
hanno e con quelle che lungo la storia - non nei fatti, ma “nel tempo”
– sono state scambiate, con altri, lasciate, date e prese e
create. |
David Bidussa, storico sociale delle idee |
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Giornata Europea della Cultura Ebraica - A Trani e in Puglia il grande ritorno degli ebrei italiani verso il Sud
Dopo
cinque secoli d'attesa è stato un nuovo abbraccio, è stato un grande
ritorno. I momenti di incontro, di confronto, di reciproca conoscenza
che hanno fatto di Trani la città capofila della Giornata Europea della
Cultura Ebraica si sono moltiplicarti per tutta la mattinata e
continueranno fino a sera per i vicoli della città pugliese che ospitò
prima delle dispersione alcuni dei tesori della presenza ebraica nella
Penisola. Prima ancora di questa domenica straordinaria il
rotolo della Torah era stato accompagnato da un festoso corteo per i
vicoli della città vecchia di Trani da molti ebrei giunti per
festeggiare assieme lo Shabbat. Fra i molti rabbini presenti nell'ora
che segna la rinascita della presenza ebraica, anche Roberto Della Rocca e Shalom Bahbout, che hanno tenuto lezioni e interventi e, per gli appuntamenti della Giornata della Cultura, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
Alla
cerimonia di inaugurazione della Giornata, in una piazza Scolanova che
brillava della luce riflessa sulla pietra bianca, l'assessore
dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane delegato alla Giornata Yoram Ortona ha fatto gli onori di casa assieme all'assessore Ucei alla Cultura Victor Magiar (nell'immagine di seguito con il presidente Renzo Gattegna) e al sindaco di Trani Giuseppe Tarantini, all'assessore alla cultura Andrea Lovato, all'assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli (nell'immagine
che segue assieme all'assessore Ortona), al direttore del dipartimento
Educazione e cultura dell'Ucei rav Roberto Della Rocca, all'animatore
della Trani ebraica Francesco Lotoro.
Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna ha portato a tutti, ma soprattutto ai cittadini di Trani, il saluto degli ebrei italiani. “Questo
– ha esordito Gattegna – è un appuntamento per farci conoscere in tutta
Europa e per far conoscere la nostra storia e la nostra cultura. Noi
ebrei italiani oggi, dopo oltre 60 anni di vita in un paese libero e
democratico, sentiamo di poter offrire alla vita civile del Paese un
ulteriore contributo che deriva dalla nostra storia e dalla nostra
esperienza, come minoranza che è riuscita a realizzare una completa
integrazione senza perdere la propria cultura, le proprie tradizioni e
i propri specifici valori. Il nostro contributo non può che essere
quello di lavorare, non in solitudine, ma insieme uniti a tutti coloro
che in Italia aspirano a realizzare una società moderna e un futuro
migliore attraverso l’impegno a capire le differenze e a valorizzare le
diversità, come fonti di reciproco arricchimento”.
“Come
città capofila quest'anno – ha proseguito il presidente Ucei - la
nostra scelta è caduta su Trani perchè questa città è diventata il
simbolo e la sede della riscoperta dell'importanza e del valore
dell'antica presenza ebraica, sia in Puglia che in tutto il meridione
d'Italia". "Ora sento l'esigenza di rendervi partecipi di qualcosa
che, nella sua semplicità, rende l'idea dello stato d'animo e dei
sentimenti che sono emersi durante i nostri incontri con le autorità e
con la gente della Puglia. Quando siamo arrivati ci aspettavamo di sentirci dire "benvenuti". Ebbene,
non è stato così, tutti hanno usato un'altra espressione molto più
bella, potente e piena di significato Bentornati. Come se tutti
aspettassero questo nostro ritorno.
Come
se tutti volessero evidenziare la ricostruzione di una saldatura tra
passato, presente e futuro. Come se per tutti, nonostante i 500 anni di
lontananza, fossimo di nuovo di casa. E' veramente difficile resistere
alla commozione di un'accoglienza che, proprio per la sua semplicità,
evidenzia nobiltà d'animo, profonda cultura, raffinatezza di
sentimenti. "La nostra separazione non fu voluta, ma fu imposta da
forze esterne e da noi subita. Il distacco da questa terra fu causa di
dolori e di lutti e produsse per tutti solo un impoverimento civile e
culturale. Facciamo in modo che questa giornata segni l'inizio di una
nuova fase di vita in comune, nella pace e nella reciproca
comprensione, dalla quale possano rifiorire civiltà, cultura, lavoro,
arti e scienze”.
Qui Milano
Nella
Sinagoga centrale di via Guastalla si sono aperte le celebrazioni della
Decima Giornata della Cultura Ebraica. Prima dell’inaugurazione l’On. Piero Fassino
ha incontrato i rappresentanti dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, che
lo hanno accompagnato nella visita alla Sinagoga molti gli ospiti
presenti all’apertura ufficiale, tra cui i rappresentanti di Comune,
Provincia e Regione, e l’imam Pallavicini, accolti dal presidente della Comunità di Milano Leone Sued, che hanno portato il loro saluto alla Sinagoga gremita per assistere alla lezione del Rabbino Capo di Milano Alfonso Arbib dedicata al tema delle “Feste ebraiche nel tempo”.
Rossella Tercatin
Qui Mantova e Lombardia
La
Giornata della Cultura Ebraica viene celebrata in tutta la Lombardia, a
Mantova, Sabbioneta, Bozzolo, Pomponesco, Viadana, Ostiano e Soncino. A
Mantova al discorso di benvenuto del Presidente della Comunità ebraica Fabio Norsa
si sono susseguiti interventi sul “Ciclo della vita ebraica”, sulle
Festività e sull’Archivio storico, intervallati da brani musicali
ebraici eseguiti dal dottor Giorgio Perboni, violinista e medico ospedaliero di Mantova (nell'immagine). A
Sabbioneta è stata allestita nella Sinagoga di via Bernardino Campi l’esposizione dei preziosi libri antichi editi dalla
stamperia ebraica di Sabbioneta del XVI secolo.
Qui Firenze
Parte
da Piazza della Signoria, uno dei luoghi più suggestivi di Firenze, con
destinazione finale il giardino della sinagoga, il corteo nuziale
accompagnato da Enrico Fink,
Banda Improvvisa e Homeless Wedding Band, che ha l’onore di aprire le
celebrazioni della Giornata Ebraica della Cultura nel capoluogo
toscano. “Un matrimonio simbolico, che rappresenta l’incontro tra città
e comunità ebraica di Firenze”, le parole di Enrico Fink. Grazie anche
alla bellissima giornata di sole, molte persone seguono il corteo per
le strade del centro storico fino alla sinagoga. Vengono attraversati
alcuni dei luoghi più simbolici della secolare storia della comunità
ebraica fiorentina, come Piazza della Repubblica, ai giorni nostri
location elegante e signorile ma fino a poco più di un secolo fa cuore
del ghetto ebraico e Via delle Oche, dove dal 1882 al 1962 si trovava
una piccola sinagoga. Un vero e proprio “viaggio nella memoria”,
accompagnato quasi costantemente dalle melodie più amate della
tradizione ebraica. Una volta giunti nel giardino, Daniela Misul, presidente della comunità, Renzo Bandinelli, consigliere della comunità e il rabbino capo di Firenze Joseph Levi
accolgono il corteo e i numerosi ospiti, tra i quali il sindaco Matteo
Renzi (al quale viene donata una copia del numero zero di Pagine
Ebraiche) e l’imam Izzedin Elzir,
a testimonianza del forte legame che esiste tra la comunità fiorentina
e le istituzioni politiche e le altre comunità religiose della città.
Terminati i discorsi di benvenuto, viene finalmente celebrato il
matrimonio (si tratta di una simulazione, perché gli sposi sono in
realtà fratello e sorella) e si dà il via alle danze.
Adam Smulevich
Qui Venezia
In
una sala Montefiore gremita di persone è stata inaugurata la decima
edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il presidente
della Comunità ebraica di Venezia, Vittorio Levis alla presenza del Prefetto Lepri Gallerano, del questore Della Rocca, del presidente di Codess Cultura Adriano Rizzi e del rabbino capo di Venezia rav Elia Richetti,
ha inaugurato la giornata ponendo l’attenzione sui temi che negli anni
si sono succeduti, due anni fa “sentieri e parole” lo scorso anno
“Musica e parole”. A suo dire tutte queste tematiche sono dei semplici
suggerimenti per percorsi di conoscenza attraverso storia e cultura:
“l’ebraismo non è solo una religione, ma è contemporaneamente anche
storia, tradizioni, riti, letteratura, musica, tragedie infinite, ma
insieme volontà e capacità di rinascita, fedeltà ai propri valori e
capacità di confrontarsi con il mondo esterno”. Tra le varie
iniziative della giornata, presso il Kosher club “Le Balthazar” in
Campo di Ghetto sono state allestite delle tavole imbandite delle
principali festività ebraiche, con una guida alle tradizioni e alla
degustazione di pietanze tipiche della cucina ebraica. È stata poi introdotta dall’architetto Veronica Balutto e dal professore Franco Batacchi,
la mostra del maestro Celiberti, pittore e scultore, intitolata “Esilio
e anima”. Le opere del maestro risentono in maniera significativa e
sofferta dei sentimenti provati in occasione della sua visita al campo
di Terezin, vicino a Praga, dove migliaia di bambini ebrei prima di
essere trucidati avevano lasciato testimonianze sotto forma di disegni.
Da quella esperienza realizza il ciclo che lo rende noto al grande
pubblico: quello dei “Lager” costituito da tele preziose per impasti e
cromie, nelle quali inserisce i segni innocenti lasciati sui muri del
campo di concentramento di Terezin. La Giornata si concluderà stasera, con lo spettacolo “Fumo e profumo”, lettura di prose e poesie di Laura Luzzatto Voghera e musiche klezmer del complesso Barbapedana. Michael Calimani
Qui Torino
“Qual’è il significato dell’ebraismo nel mondo moderno?”, questa una delle domande da porsi, secondo il giornalista e scrittore Vittorio Dan Segre,
in particolare in un momento di condivisione e riflessione come la
Giornata Europea della Cultura Ebraica. Dan Segre ha aperto l’incontro,
organizzato dalla Comunità Ebraica di Torino presso il proprio
centro sociale, “Mazal Tov! Dalla nascita al matrimonio”, a cui hanno
partecipato come relatori Franco Segre, Chazan della Comunità, e Shemuel Lampronti.
Davanti ad un pubblico attento ed interessato i relatori hanno parlato
di alcuni dei momenti più significativi nella vita individuale e
collettiva della tradizione ebraica. In particolare Dan Segre si è
soffermato sulla differenza che intercorre fra il significato di Hag e
Moed: il primo come festa aperta a tutti, non è collegato ad un evento
specifico; il secondo come ricorrenza, connessa ai tre
pellegrinaggi annuali al Tempio di Gerusalemme coincidenti con le tre
stagioni agricole. Franco Segre ha invece spiegato il ruolo della
nascita, della circoncisione per i maschi e del matrimonio, facendo
riferimento ai doveri dell’uomo e alla sua collaborazione col progetto
divino. Infine Shemuel ha spiegato il ruolo del Bar-miztvà come
assunzione della responsabilità di rispettare i precetti, assieme al
compito di ciascuno di studiare la Torah.
Daniel Reichel
Qui Trieste
A
Trieste è stata un'Havdalah in piazza a dare il via alla Giornata della
Cultura. Centinaia di persone hanno assistito, davanti alla Sinagoga, a
uno dei rituali più suggestivi della tradizione ebraica celebrato da
rav Margalit e illustrato da Haim Baharier,
esperto di ermeneutica biblica. Oggi le manifestazioni, che rilanciano
un messaggio d'accoglienza e conoscenza dell'altro, proseguono con una
fitta serie d'appuntamenti. Ad aprire il programma,
l'inaugurazione in Sinagoga della mostra Memorie di pietra che
ripercorre, attraverso foto d'epoca mai viste prima, la distruzione del
ghetto avvenuta negli anni Trenta. Poi la suggestiva Tenda di Abramo
nella centralissima piazza Ponterosso in cui la Comunità ebraica con
l'associazione WeDoCare, organizzatrice dell'evento, ha offerto insieme
alle altre comunità religiose cibo, frutta e bevanda in segno
d'ospitalità al termine del rito ecumenico cristiano guidato dai serbo
ortodossi. La Giornata prosegue con un confronto sui temi
dell'accoglienza che vede riuniti personaggi di livello internazionale.
E in serata tutti di nuovo nella piazza della Sinagoga per un grande
concerto con David D'Or, il quartetto macedone Dragan Dautoski,
l'artista serba Bilja Krstic e la cantante araba Miriam Tukan. Un
intreccio di melodie dal mondo a significare le infinite possibilità
dell'incontro e del dialogo.
Daniela Gross |
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Giornata della Cultura Ebraica – Qui Roma / Gianni Ascarelli: "Produrre cultura significa progettare il futuro"
"Produrre
cultura significa promuovere azioni future, interpretare i significati
dell'ebraismo nel mondo contemporaneo", parte in quarta Gianni
Ascarelli quando, ricevendoci nel suo studio, nel cuore di Roma, gli
domandiamo cosa significa per lui essere assessore alla Cultura della
Comunità Ebraica di Roma. Ascarelli, architetto, sposato, un
figlio, dirige la parte urbanistica di Studio Transit un gruppo da lui
fondato negli anni '70 insieme ad altri tre soci, docente alla Facoltà
di ingegneria dell'Università dell'Aquila dal 1998, in aspettativa da
quando nell'aprile 2009 è stato nominato presidente di Roma
Metropolitane subentrando a Chicco Testa. "Sono contrario alla
definizione di assessore alla Cultura, spiega, perché la cultura è per
definizione un qualche cosa che non può essere burocratizzato e
cristallizzato, un qualche cosa che va incentivato e sostenuto. Secondo
me essere assessore alla Cultura significa svolgere un compito di
vigilanza e di indirizzo di una cultura che si è espressa nei secoli". Allora significa trasmettere il ricordo della nostra storia, delle nostre tradizioni... "No
non soltanto. Non è sufficiente che si parli solo di argomenti
tradizionali, anche la Shoah, che è un evento disastroso nella storia
dell'umanità intera e non solo del popolo ebraico, è una cosa che
dobbiamo lasciare alle nostre spalle. Vi sono molti argomenti sui quali
dovremmo riflettere, uno di questi è sul crollo demografico
dell'ebraismo italiano. Prima della guerra, gli ebrei in Italia erano
46 mila ora sono 21 mila se si considera l'apporto della comunità
libica (circa 8 mila persone) ciò significa che gli ebrei italiani sono
13 mila. L'ebraismo si è ridotto a un quarto e non basta la
persecuzione delle leggi razziste per spiegare questo depauperamento,
non basta pensare allo Stato di Israele che attira i giovani, il fatto
è che noi non siamo più appealing. Che dal dopoguerra l'Italia non è
più un paese che stimola l'interesse ebraico. Allora io penso che se è
vero che gli ebrei sono il sale dell'umanità per l'apporto dato alla
società e se c'è questo depauperamento, vuol dire che gli ebrei in
questo paese si trovano male e se ne vanno. Bisogna interrogarsi su
questa perdita di fascino da parte dell'Italia dal momento che stanno
nascendo nuove comunità in tutto il mondo anche in Germania dove è
avvenuto quello che è avvenuto, mentre in Italia le persone si
allontanano. Quali argomenti potrebbero far nascere un dibattito culturale interessante? Ce
ne sono moltissimi, per fare qualche esempio si potrebbe pensare a un
grande convegno su tematiche del decalogo a confronto, si potrebbe
analizzare a fondo la figura di Paolo. Paolo è il costruttore della
Chiesa cattolica: abbiamo ascoltato l'opinione di qualche autorevole
rabbino sull'interpretazione dell'ebraismo da parte di Paolo?. La
Chiesa ha fatto un oscuramento totale sul portato storico dell'ebraismo
dai primi secoli dell'Era volgare fino a pochi decenni fa, ma c'è stato
anche un oscuramento ebraico (ad esempio a Roma) sull'apporto culturale
di molte importanti famiglie come Ascoli, Milani, Almagià, Volterra,
Alatri, Enriques, Spierer (era il nome di mia madre), Pincherle (era il
padre di Moravia) alla storia del paese, al Risorgimento. Un ebraismo
signorile che rappresentava un secondo polo rispetto all'ebraismo che
abitava nelle vicinanze del ghetto e che in quel tempo, sotto la spinta
risorgimentale ha dato un grande impulso alla crescita culturale del
paese e noi non possiamo dimenticarlo. Alla vigilia delle persecuzioni
fasciste c'erano circa trenta deputati e senatori ebrei, attualmente
tutto questo non c'è o c'è in minima parte. In sostanza, secondo
me manca un substrato culturale denso su tematiche dell'ebraismo. A
Roma nel dopoguerra il rav Toaff è riuscito a ricomporre le basi di un
ebraismo che era uscito distrutto dalla guerra, ma ora noi non possiamo
occuparci solo di Memoria, di Shoah, o spiegare alla gente come era
fatto il ghetto. Questa è comunicazione di cultura tradizionale. Penso
che a livello culturale stiamo producendo troppo poco. Dobbiamo
sforzarci di dire dove stiamo andando. Che cosa pensi allora della Giornata Europea della Cultura Ebraica, questo non è un modo di produrre cultura? La
Giornata della Cultura così come il Giorno della Memoria sono meritorie
sotto moltissimi aspetti, ma non capisco l'aspetto ritualistico che
certe giornate hanno nel nostro calendario. Voglio ricordare che la
cultura ebraica non ammette il ritualismo perché è una cultura
dinamica. La capacità degli ebrei di penetrare fino allo spirito più
profondo di una società ci è stato molto invidiato, ma noi dovremmo
identificare argomenti di approfondimento che diano ogni volta un senso
a queste giornate. Ricordiamo altri momenti non solo la Shoah, perché
non approfondiamo la cacciata degli ebrei dalla Spagna, la storia degli
ebrei siciliani costretti a battezzarsi o ad andare via. Naturalmente
non vedo in negativo le manifestazioni per raccogliere le testimonianze
dei deportati né vedo in negativo i viaggi ad Auschwitz, sono tutte
manifestazioni necessarie ma non sufficienti. Quale è la medicina per cambiare la situazione? E'
duplice, da una parte dobbiamo cercare di aprire le coscienze dei
giovani a quello che è stato il portato dell'ebraismo in Italia e
all'estero. Dall'altra, oltre al ricordo di ciò che l'ebraismo ha fatto
per l'Italia deve esprimersi qualcosa di nuovo, e deve farlo subito
prima che l'ebraismo sia oscurato da se stesso, dalla Shoah e dalla
Memoria. Occorrono nuove proposte, i più grandi scienziati dell'800 e
del '900 erano ebrei, che cosa abbiamo noi?
Lucilla Efrati |
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rassegna stampa |
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Caso Andrini, insorge la Comunità ebraica “Un'offesa per noi un ex naziskin all'Ama” [...] Piero
Terracina, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, e Adolfo
Perugia, presidente dell'associazione nazionale Miriam Novitch, sono
furiosi. Hanno affidato la loro rabbia ad un appello al sindaco
Alemanno dal titolo Basta ambiguità. «Alcune scelte del Campidoglio ci
allarmano - scrivono nell'appello - perché sembrano alimentare una
pericolosa deriva di intolleranza. Chiediamo coerenza al sindaco,
chiediamo che non si inviino alla destra radicale messaggi ambigui, che
possono legittimare proprio quelle azioni di intolleranza che poi si
pretende di condannare e che offendono Roma, città medaglia d'oro per
la resistenza». [...] [...]
Anche Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha
protestato per la nomina di Andrini, esprimendo direttamente al sindaco
«profondo imbarazzo e amarezza». [...] Cecilia Gentile, la Repubblica, 6 settembre 2009
Gaffe di Frattini a Stoccolma si vanta e Solana lo smentisce Stoccolma
- Imbarazzante incidente per il ministro degli esteri Franco
Frattini a Stoccolma, dove ha partecipato ad una riunione informale dei
capi delle diplomazie europee e dove ha sostenuto «con orgoglio» di
aver pronunciato un intervento contro l'antisemitismo, fatto che gli
altri partecipanti all'incontro hanno sarcasticamente smentito. […] Andrea Bonanni, la Repubblica, 6 settembre 2009
Film sui gay ortodossi. Israele, fine di un tabù Ripreso
in condizioni di semi-clandestinità nei rioni ortodossi di Gerusalemme,
un film che per la prima volta discute con franchezza il dramma della
omosessualità negli ambienti religiosi ebraici, «Occhi Aperti», è da
ieri proiettato nelle sale cinematografiche cli tutto Israele. […] […]
Il regista Haim Tabakman non ha paura di possibili contestazioni di
fronte ai cinematografi, anche se sa che il tema aprirà polemiche, come
è avvenuto ad esempio per il libro «Il mio amato» di Yehoshua Bar-Yosef
(pubblicato in Italia dall'editrice Giuntina), che ha affrontato il
medesimo tema. Di certo si augura che il film apra un dibattito.
[…] Aldo Baquis, la Repubblica, 6 settembre 2009
Intervista a Irving, Israele protesta […]L'ambasciatore
israeliano in Spagna, Raphael Schutz, aveva inutilmente invitato il
giornale a non dare la parola a Irving, noto per le sue tesi in favore
del nazismo e di negare il genocidio di sei milioni di ebrei a opera
del Terzo Reich. Il problema, ha detto Schutz, «non sono gli
antisemiti, ma i giornali che decidono di dare loro voce». Anche il
capo della diplomazia spagnola, Moratinos, si è dissociato dal
quotidiano. Ma El Mundo non è il governo spagnolo. Così nell'editoriale
il quotidiano ha giustificato in nome della libertà di stampa la scelta
di dare la parola anche a Irving. […] Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore, 6 settembre 2009 |
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notizieflash |
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Israele – Svezia: annullata la visita di Carl Bildt a Gerusalemme Tel Aviv, 6 sett - Il
ministro degli Esteri svedese Carl Bildt ha annullato la visita che
doveva svolgere a Gerusalemme. E' stato il quotidiano Haaretz a rendere
pubblica la notizia. La notizia ufficiale del rinvio sarebbe la
preoccupazione della Svezia, in quanto presidente di turno
dell'Unione europea, di non interferire nei contatti serrati in corso
fra il premier Benyamin Netanyahu e l'amministrazione Usa per
rilanciare le trattative con i palestinesi mediante una moratoria della
colonizzazione israeliana nei Territori. Più probabile, secondo il
quotidiano israeliano, che la decisione di Bildt sia da collegarsi alle
polemiche seguite alla pubblicazione da parte del quotidiano svedese
Aftonbladet di un articolo in cui l'esercito israeliano era accusato di
aver asportato nei primi anni dell'intifada organi di palestinesi
morti. Malgrado le pressioni diplomatiche israeliane, Bildt si è
rifiutato di condannare quell'articolo, "per rispetto alla libertà di
stampa". Haaretz precisa che la visita di Bildt era stata preannunciata
la settimana scorsa dal ministero degli esteri di Gerusalemme, secondo
cui essa doveva iniziare l'11 settembre. Non è ancora stata proposta
alcuna data alternativa. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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