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L'Unione informa
 
    15 settembre 2009 - 26 Elul 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Roberto Della Rocca Roberto
Della Rocca,
rabbino
Si è svolto ieri sera a Milano, alla presenza di un pubblico numeroso e appassionato, un dibattito comunitario sugli "ebrei vicini e lontani". Per un'identità in movimento come quella ebraica che sfugge a categorie e a definizioni preconfezionate è assai difficile stabilire chi è un ebreo vicino e chi un ebreo lontano e soprattutto collocare da dove si è lontani o vicini. Mi piace invece pensare a quel mirabile insegnamento dei nostri Maestri quando sostengono che non c'è persona più lontana di un vicino che si allontana e non c'è persona più vicina di un lontano che si avvicina. 
La creatività è frutto della fantasia, ma resta radicata nella realtà.  Vittorio Dan
Segre,

pensionato
Vittorio Dan Segre  
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  Gattegna Minacce antisemite, ferma reazione Ucei
 

Le gravissime, infami minacce antisemite di cui è stato oggetto il professor Giorgio Israel, docente di matematica all'Università la Sapienza di Roma e consulente del ministero della Pubblica istruzione hanno suscitato una ferma reazione del Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. "Come tutti i veri democratici - ha affermato il presidente Ucei - siamo favorevoli al confronto delle idee e intendiamo difendere strenuamente il diritto di tutti ad esprimere le proprie opinioni, anche quelle che non condividiamo. Ma non siamo disposti a rimanere in silenzio se qualcuno divulga frasi del tipo "il puparo è l’ebreo Giorgio Israel", che contiene in poche parole il peggio del pregiudizio antiebraico, del razzismo, della violenza verbale e sconfina nell’istigazione a delinquere con l’accostamento tra il professor Giorgio Israel e il professor Marco Biagi, il giuslavorista ucciso a Bologna dalle Brigate Rosse". 




NorsaQui Mantova – Un anno per la continuità 

Rosh–haShanà è una festività nella quale, oltre a porgere auguri, si formulano obiettivi da raggiungere e mete che stimolino almeno l’impegno al tentativo, se non la loro realizzazione, nel corso del nuovo anno. Nel doppio ruolo di presidente di una piccola Comunità e di consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con specifica delega alle stesse dedicata, ben consapevole delle molteplici realtà territoriali, esprimo l’augurio a tutti gli ebrei italiani che il 5770 segni l’inizio di un percorso costruttivo per ogni Comunità, dalla più numerosa e significativa alla più piccola e periferica, per la continuità dell’ebraismo italiano. Hag sameach.

Fabio Norsa, Presidente della Comunità Ebraica di Mantova


OttolenghiQui Bologna - Un anno per la tradizione

Un caro augurio per un 5770 felice e prospero, in pace e serenità, a tutti i lettori di Moked e a tutto Am Israel dalla Comunità Ebraica di Bologna. Nel Mi Sheberach preghiamo per un anno di rispetto e simpatia all’interno dell’ebraismo, riconoscendo i meriti di chi prega, di chi sostiene economicamente l’ebraismo, di chi fa opere di bene, di chi amministra e di chi partecipa. Ognuno a modo suo fa vivere e crescere la nostra tradizione, e abbiamo bisogno di tutti i diversi modi di partecipare alla vita ebraica . Shanà Tovà

Guido Ottolenghi, Presidente della Comunità Ebraica di Bologna


MargalitQui Trieste - Un anno per gli amici

Il mio augurio per il nuovo anno è che ciascuno di noi possa raddoppiare il numero degli amici che gli vogliono bene e ridurre quello dei non amici.

Rav Izthak David Margalit, rabbino capo di Trieste 


Rav LocciQui Padova - Un anno per la Torà e la redenzione

Le tre benedizioni centrali (Malchuiot - regalità,  Zichronot - ricordo, Shofarot - suono dello Shofar) della preghiera di Musaf di Rosh haShanà, contengono dieci versi biblici ciascuna. Nel Talmud (Talmud Bavlì, Rosh haShanà 32a) sono riportate, al riguardo, tre spiegazioni: 1. perché il re David ha usato dieci espressioni di lode per cantare al Signore (nel salmo 150; Rabbì Levì); 2. perché il Signore ha usato Dieci Parole sul Sinai (Rav Yosef); 3. perché il Signore ha usato dieci espressioni durante la Creazione (RavYochanan). Rabbì Zadok haKohen di Lublino (1823-1900) considera ognuna delle tre spiegazioni "talmudiche" come collegata ad ognuna delle tre benedizioni: 1. dieci espressioni della Creazione - Malchuiot: poiché Dio ha creato il mondo e l'umanità per regnare su di loro; 2. dieci Parole sul Sinai - Zichronot: perché il popolo ebraico è obbligato alle mitzwoth le quali, costituiscono il "ricordo di noi" nel momento del giudizio divino; 3. dieci espressioni di lode - Shofarot: le dieci lodi si riferiscono allo Shofar Gadol, il grande Shofar, della redenzione messianica. La Creazione, il Mattan Torà (dono delle Torà sul Sinai) e la Redenzione futura, sono le epoche passate e future che definiscono il nostro presente. Auguro a tutti che il nuovo anno תש"ע sia portatore della consapevolezza che la Torà è lo scopo della Creazione e via per la Redenzione, Shanà Tovà.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova


RiminiQui Verona - Un anno per gli ebrei italiani

Quest'anno Rosh ha Shanà cade di sabato e non si suona lo shofar, ma la Comunità Ebraica di Verona chiamata ugualmente a raccolta, si riunisce in Sinagoga per farsi gli auguri: "Shanà ve chatimà tovà!".
Questi auguri sono rivolti a tutti gli ebrei d'Italia e alle organizzazioni ebraiche che tanto si adoperano per l'ebraismo e quindi anche a tutti gli amici di Moked che tanto fanno per i giovani ebrei italiani.
Shanà Tovà!



Carlo Rimini, Presidente della Comunità Ebraica di Verona




Qui Milano - Identità e dialogo: comunità a confronto

PubblicoChi sono i lontani? Chi sono i vicini? Lontani solo dalla Comunità? O dalla vita ebraica? Dalla religione? Dall’identità?. Sono stati tanti i temi di cui il dibattito nella scuola ebraica milanese “Quale futuro per la Comunità: rapporto tra Istituzioni e iscritti, vicini e lontani” si è occupato. Questioni spinose, centrali per il futuro dell’ebraismo italiano e milanese, considerando che oltre la metà degli iscritti alle comunità ebraiche italiane che si sono persi dal 1975 ad oggi, sono a Milano.
Interrogativi che spesso in passato le discussioni pubbliche hanno schivato, perché mettono in gioco sensibilità e visioni dell’ebraismo diverse da cui, in una Comunità eterogenea come quella milanese, scaturiscono forti tensioni che si preferisce evitare di far emergere.
Grazie all'iniziativa di Yoram Ortona, consigliere Ucei, e assessore alla Comunicazione della Comunità di Milano, e di Riccardo Hofmann, delegato Ucei alla questione dei lontani, questa serata ha consentito di mettere sul piatto i problemi in gioco, e di parlarne a viso aperto, mantenendo un clima di rispetto, in uno sforzo molto apprezzato dai numerosissimi presenti.
Le musiche del cantante israeliano Idan Raichel, e il loro messaggio di unità e di conoscenza reciproca, hanno accolto il pubblico, che ha riempito in gran numero la sala.
Moderatore del dibattito, Ortona, che ha presentato con lo stile accattivante talk show, tema dell’incontro e ospiti con background e ruoli molto diversi in seno all’ebraismo italiano, per una pluralità di punti di vista.

GattegnaIl Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha aperto gli interventi, soffermandosi a lungo su una tabella proiettata in sala, che mostra la diminuzione degli ebrei in tutte le comunità dal 1975 a oggi, per una media nazionale di - 22,19% iscritti. Escludendo Roma, città in parte risparmiata, e Milano, che nonostante la netta diminuzione è rimasta una Comunità relativamente numerosa, Gattegna ha posto l’accento sulla drammatica situazione delle piccole comunità. “In molti casi siamo ormai sotto la soglia minima necessaria a garantire il ricambio generazionale – ha spiegato – Per questo diventa importante uscire dalle logiche di isolamento dell’ebraismo di ogni città, e cominciare a ragionare in termini sistematici. Unire sforzi e risorse, in primis umane, per iniziative che coinvolgano la gente di tante comunità. Oggi abbiamo anche la possibilità di mettere in campo maggiori risorse rispetto al passato, grazie ai proventi dell’8x1000. Per affrontare il problema dei lontani vorremmo mettere in campo una struttura, composta da professionisti, volontari, rabbini, che possa dare ascolto a coloro che vogliono riavvicinarsi.” Per compiere questo percorso - ha aggiunto Gattegna - dobbiamo imparare a dialogare anche con quella community formata da decine di migliaia di italiani che non sono ebrei ma che ci sono vicini".
A fornire una fotografia della Comunità di Milano da un punto di vista sociologico è invece Joseph Sassoon, utilizzando le teorie del professor Talcott Parson (1902–1979). “Siamo tutti a conoscenza degli scossoni che la Comunità ha subito in questi ultimi anni, dal punto di vista politico, economico, normativo e valoriale – ha illustrato – e il fatto che nella nostra città siano presenti tanti gruppi diversi, rappresenta una grande ricchezza, ma ci rende deboli nel momento in cui questi restano chiusi tra di loro senza produrre progetti comuni”. Le difficoltà che in questa prospettiva deve affrontare Milano sono state sottolineate anche da molti interventi del pubblico, dove qualcuno ha polemizzato sull’assenza dei rappresentanti di alcune comunità nella comunità, come quella libanese, persiana, i Chabad, oltre che sul numero di scuole ebraiche, e di sinagoghe, senza una collaborazione reciproca di alcun genere. 
Sulla necessità di collaborare, ma non solo a livello di gruppi, ma anche di singoli, si è soffermato rav Roberto Colombo, direttore di Kesher, organizzazione che si occupa proprio di offrire incontri legati all’ebraismo, e alla cultura ebraica, per avvicinare persone che non sono mai state partecipi della vita della Comunità.
“Per coinvolgere gli ebrei lontani sarebbe importante parlare con queste persone una a una, dare loro onore e in questo modo, vi garantisco, saranno pochi a restare indifferenti. Per farlo tuttavia è necessario l’impegno di tanta, tanta gente. A Kesher lavoriamo solo in tre e siamo riusciti a mettere in piedi un’organizzazione con duecento iscritti, e incontri con la media di oltre cinquanta partecipanti. Si potrebbe fare molto di più. Come dice il rav Joseph Soloveitchik, dobbiamo imparare a essere egoisti, e quindi a pensare agli altri”.

GattegnaPensare agli altri, pensare a cosa possono fare le istituzioni dell’ebraismo italiano per i propri iscritti, ma anche per la società intera e la tutela delle minoranze in Italia, questi i temi proposti da Daniele Nahum,  presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, che ha rilevato come per tutto questo sia fondamentale il dibattito, “un dibattito che nella nostra Comunità troppo spesso manca, mentre la gente che è qui stasera dimostra come sia importante il confronto a trecentosessanta gradi. Prendo l’impegno personale di lavorare per aumentare le occasioni in cui questo sia possibile”.
L’ottimo e importante lavoro svolto dai movimenti giovanili, Shorashìm, Benè Akivà, Hashomer Hatzaìr, è stato messo in evidenza anche da Benedetto Habib, relatore di questo dibattito con l’autodefinizione di “ebreo lontano doc”. “I nostri movimenti giovanili sono gli unici che raccolgono ragazzi provenienti dai background più diversi, nonostante quasi non ricevano fondi – ha fatto notare - La nostra è una Comunità in cui manca la capacità di accettare posizioni diverse, e per questo molti si allontanano. Esiste per esempio un problema sotto gli occhi di tutti, di cui nessuno ha ancora parlato, quello dei matrimoni misti, e dei bambini nati da queste unioni, che oggi vengono semplicemente scoraggiate rendendo sempre più difficili le conversioni. Nessuno considera invece la situazione effettiva, che va affrontata se si vuole avere un approccio corretto al problema dei lontani”.
Il riferimento ai matrimoni misti ha scaldato il pubblico in sala, tanti i presenti coinvolti, e ansiosi di raccontare la propria esperienza, e farsi ascoltare, a prova del fatto che di opportunità del genere si sente un gran bisogno.
Un signore del pubblico si è spinto anche oltre, arrivando a domandare chi possa essere definito ebreo, e come tale partecipare alla vita della comunità ebraica. Ciò che infatti le domande e dai commenti degli spettatori, hanno messo in luce è che, se esistono ebrei che si allontanano dalla vita comunitaria, ci sono anche persone che vorrebbero farne parte, ma che ne sono escluse, per molti motivi, come le due congregazioni riformate che esistono a Milano.
A rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Ucei, il difficile compito di dare una risposta a questi quesiti, che investono in modo forte l’identità dell’ebraismo italiano. Rav Della Rocca ha sottolineato che “una comunità deve essere in grado di accogliere tutti, non importa essere osservanti o meno, ma è assolutamente inevitabile per tutti noi partire e basarci sulla Halachà, non solo sui sentimenti, perché questo può dare vita a fenomeni problematici. Essa costituisce la nostra garanzia, anche di pluralismo, perché è proprio l’Halachà a metterci tutti sullo stesso piano – ha precisato rav Della Rocca - dobbiamo stare molto attenti anche nell’etichettare le persone. “Di destra” e “di sinistra”, “religiosi” e “laici”, “vicini” e “lontani”. La Torà e la vita ci insegnano che questi fenomeni non sono mai definitivi, né assoluti, basti l’esempio del grande ritorno di un lontano per eccellenza, Esaù”.
Nonostante l’ora tarda la discussione è proseguita, anche con accenti polemici, perché erano in molti a sentirsi chiamati in causa e a voler contribuire con la propria esperienza e opinione. Il pubblico è diventato così relatore e i relatori hanno ascoltato attentamente il pubblico, dando un senso ancora più forte alla serata, e dimostrando che, vicini o lontani, quando si tratta di confrontarsi gli ebrei non si tirano mai indietro.
A chiudere il lunghissimo, appassionato incontro, terminato a notte alta, sono stati gli interventi fuori programma del Presidente della Comunità di Milano Leone Soued e del rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, che hanno voluto porre l’accento su una dimensione forse troppo trascurata: non i problemi, ciò che la comunità e l’ebraismo milanese non danno, ma ciò che invece offrono.
Il Presidente Soued ha orgogliosamente rivendicato quello che la Comunità fa per venire incontro ai bisogni dei suoi iscritti, sia dal punto di vista dei servizi che mette a disposizione, sia da quello degli aiuti economici che costituiscono uno sforzo finanziario notevole, soprattutto in un momento critico come questo.
Rav Arbib si è invece rivolto alle coscienze di una platea attenta alle sue parole appassionate, parafrasando John Kennedy, “Non pensate soltanto a quello che la comunità  vi offre – ha esortato - ma a quello che voi potete offrire. Il problema più grande di questa comunità non è ciò di cui si è parlato finora, ma il fortissimo individualismo. Il suo destino e quello dell’ebraismo in Italia dipendono da noi, da ciascuno di noi. Questo costa fatica, talvolta sacrificio, ma far parte di una comunità significa occuparsi l’uno dell’altro. Non chiediamoci cosa può fare la comunità per noi. Chiediamoci cosa possiamo fare noi per la comunità”.

Rossella Tercatin




Shirat ha Yam, la sedicesima sinagoga di Roma diventa realtà

Sinagoga di OstiaSi chiamerà Shirat ha yam (cantica del mare) e sorgerà sul litorale romano la sedicesima sinagoga della città di Roma. Questa sera, infatti, il sindaco Gianni Alemanno consegnerà  formalmente al presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici le chiavi dell'edificio comunale di via Oletta, ad Ostia, saranno presenti anche il Presidente del XIII Municipio, onorevole Giacomo Vizzani, e il rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni.
"La sinagoga di Ostia, che si inaugura questa sera, ha un forte valore simbolico per gli ebrei della città" dice il rav Ariel Di Porto che segue fin dall'inizio il nucleo ebraico della zona che comprende oltre a Ostia, Axa, Casal Palocco, Dragona, Vitinia e Acilia.
"Le attività sono iniziate due anni fa a Pesach (Pasqua ebraica), abbiamo organizzato le due serate del seder di Pesach e la cerimonia de Lag Ba'omer in una sede provvisoria che ci era stata concessa al Borghetto dei pescatori ed anche Rosh Kodesh Elul agli scavi del Tempio di Ostia antica".
"Ora avremo stabilmente questa struttura a cinquecento metri dal mare, - prosegue il rav Ariel Di Porto - dove potremo organizzare le preghiere per Rosh ha Shanà e per Yom Kippur. Abbiamo anche in programma una cena per la festa di Sukkot".
E' un momento importante per gli ebrei di Ostia che da anni chiedevano al Campidoglio un luogo in cui poter pregare. Un sogno che finalmente diventa realtà.

Lucilla Efrati                
 
 
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  Domenico Amato, il finanziere che non ebbe paura

Ricorre oggi l’anniversario della nascita dell’appuntato della Guardia di Finanza Domenico Amato, nato il 15 settembre 1905 in provincia di Caserta, a San Nicola. La Strada, cui il suo paese natale ha intitolato nei giorni scorsi il campo sportivo. E’ un altro dei tanti nomi sconosciuti ai più, dei piccoli grandi eroi che seppero reagire all’orrore e che per questo ha meritato la medaglia d’oro al merito civile, conferitagli dal Presidente Napolitano con suo decreto del giugno dell’anno scorso.
Domenico Amato, che ebbe la ventura di prestare servizio presso la brigata di Casamoro Porto Ceresio, vicino al confine svizzero, aiutò diversi profughi ebrei e perseguitati politici a espatriare in Svizzera, per sfuggire alla cattura da parte dei nazifascisti. Inoltre, si assunse il delicato compito di inoltrare la corrispondenza ed i valori che le organizzazioni ebraiche indirizzavano ai rifugiati in territorio elvetico. Colto in flagranza ed arrestato dalla polizia di frontiera tedesca, il 17 febbraio del 1944, fu dapprima tradotto in carceri italiane, poi deportato nel campo di lavoro di Gusen (prossimo a quello di concentramento di Mauthausen), dove morì il 27 febbraio 1945 a soli 39 anni d’età.
La motivazione del conferimento della medaglia firmata dal Presidente della Repubblica induce a ritenere che a Donato Amato possa essere attribuito, una volta effettuati gli opportuni approfondimenti, anche il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni”:
"Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale coraggio ed encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati politici, aiutandoli ad espatriare clandestinamente e ad inoltrare la corrispondenza e i valori che le organizzazioni ebraiche indirizzavano ai rifugiati nella vicina Svizzera. Arrestato dalle autorità tedesche veniva infine trasferito in Austria, perdendo la vita in un campo di concentramento. Mirabile esempio di altissima dignità morale, di generoso spirito di sacrificio ed umana solidarietà. 1943/1945 – Mauthausen – Gusen (Austria)".

Valerio Di Porto, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane  
 
 
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Apriamo questo commento con la notizia di un messaggio  antisemita assai minaccioso apparso su un sito Internet di sinistra contro Giorgio Israel (notizie e commenti su Avvenire, Corriere, Libero, e altri giornali). Israel viene violentemente attaccato nella sua qualità di consulente del ministro dell'Istruzione, ma in quanto "puparo ebreo" e accostato a Enzo Biagi, com'è noto assassinato dai terroristi alcuni anni fa. A Israel, intellettuale rigoroso e impegnato, personalità fra le più significative del mondo ebraico italiano, va tutta la mia personale attestazione di stima e solidarietà.
A proposito di questa notizia, particolarmente indegna è la cronaca di Repubblica, con un paragrafo di un pezzo di Mario Reggio che merita di essere letto per intero per capire quanto vicino all'antisemitismo possa portare l'odio ideologico caratteristico del quotidiano romano: "E [Gelmini] non perde l'occasione per cogliere un'appetitosa chance offerta da un «cretino» che ha spedito un messaggio al sito internet www.comedonchisciotte.org «La Gelmini ci ha messo la faccia ma il vero artefice della riforma è il professor George Israel, ebreo come lo era Biagi». I ministri Gelmini e Sacconi hanno subito giudicato il messaggio come un invito ai terroristi a regolarsi di conseguenza. Peccato che lo staff del ministro Gelmini si sia basato sulle agenzie senza neanche visitare il sito. "Ma scusi, caro signor Reggio, alcune domande a questo punto si impongono, a lei o al direttore di Repubblica  Mauro: lei cosa sa di quel che hanno o non hanno letto i funzionari del ministero? E comunque, cosa c'entra? Soprattutto, lei è d'accordo o no con la dichiarazione del sito? E con il commento di Gelmini e Sacconi? Danno fastidio anche a lei i "pupari ebrei" più degli aspiranti terroristi?. 
Molti giornali parlano del nuovo messaggio web di Bin Laden, che col solito tono ricattatorio invita l'America a liberarsi della "lobby ebraica" (L'Avvenire, con un'interessante analisi di Camille Eid, Olimpio sul Corriere): «Il tempo è venuto per voi dl liberarvi dai neo-conservatori e dalla lobby israeliana», ha detto Bin Laden. «La ragione della nostra disputa con voi è il sostegno a Israele, che occupa la nostra terra in Palestina». Un'interessante convergenza con le posizioni che si dicono "pacifiste". In fondo Obama non la pensa troppo diversamente. Tutta da leggere, a questo proposito, la critica di Schmuley Boteach sul Jerusalem Post a "J Street" la nuova lobby filo-obamiana che si dice ebraica ma è di fatto anti-israeliana e infiltrata da finanziamenti islamici. Sul ruolo delle Ong e del pacifismo israeliano, è certamente da leggere il commento di Angelo Pezzana su Libero
Nel frattempo, Il Messaggero attribuisce ad Al Queda il lancio dei tre razzi di venerdì scorso dal Libano contro Israele. Nessun giornale peraltro riporta la notizia che si trovava ieri su "Haaretz": secondo fonti libanesi l'Unifil sapeva da dieci giorni dell'attacco progettato e non ha saputo o voluto impedirlo.
Su Avvenire una corrispondenza da Gerusalemme parla del rifiuto israeliano di bloccare completamente l'attività edilizia nel west bank e a Gerusalemme, come vorrebbero gli americani. 
Liberal dà notizia dell'elezione del successore dell'ambiguo El Baradei alla testa dell'agenzia atomica internazionale e della ripresa dei colloqui dell'Unione Europea con l'Iran il primo ottobre. Come sintetizza il giornale la posizione israeliana, "è la solita tattica dilatoria dell'Iran". Nel frattempo, è ovvio, l'Unione Europea "congela" le sanzioni (Il Messaggero): un ottimo sistema per aiutare l'Iran a prolungare le chiacchiere fino a quando avranno ottenuto la bomba atomica.  
Da leggere il commento di Adriano Sofri su Repubblica a proposito dell'incidente dell'altro ieri in cui ha perso la vita Assaf Ramon, figlio del primo astronauta israeliano schiantatosi in Texas (la notizia è ripresa da Zicchitella sul Riformista)
Infine sembra che da qualche frammento di Kumran che a suo tempo fu venduto a privati e disperso, sia venuto fuori una variante del testo di Devarim, a quanto pare proprio della parashah letta la settimana scorsa (obbligo di scrivere il testo della Torah sulle pietra una volta entrati in Eretz Israel). La variante a quanto pare sarebbe di tipo samaritano, con l'indicazione del monte Geritzim, come luogo "che avrò scelto". Il che pone naturalmente molti interessanti problemi filologici e storici. Peccato che dalla cronaca di Maria Tiziana Lemme (Il Mattino) non si capisca molto di più. 
Una buona notizia è l'apertura che avviene oggi della nuova sinagoga di Roma, la sedicesima della città, sita a Ostia (Tempo e Libero in edizione romana): un impegno della Comunità Ebraica Romana assolto con l'aiuto della città. Ai correligionari di Ostia, che finalmente avranno il loro bet hakenesset, un sentito mazal tov.
 
Ugo Volli 

 
 
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Il capo di stato maggiore israeliano al confine con il Libano       
Tel Aviv, 15 set -
“Israele mantiene un elevato stato di allerta e le sue forze sono pronte a reagire a qualsiasi ulteriore attacco”, ha detto il capo di stato maggiore israeliano, Gaby Ashkenazi, interpellato da alcuni cronisti, durante il suo sopralluogo al confine con il Libano. “Israele - ha aggiunto - ritiene che spetti al governo di Beirut e al suo esercito l'obbligo di impedire attacchi nei confronti della Galilea. Israele - ha sottolineato ancora Ashkenazi - ha interesse che nella zona di frontiera sia mantenuta la calma in vigore dal 2006, ossia dalla fine dell'operazione lanciata contro gli Hezbollah”. Lui stesso, ha anticipato, prevede di trascorrere in Alta Galilea le vacanze del Capodanno ebraico, fra venerdì e domenica.
 
 
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Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
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